Dagospia 8/5/2012, 8 maggio 2012
1- PER EVITARE GUAI A TELECOM IN ARGENTINA SARÀ DECISIVA LA VISITA DI GIORGIO NAPOLITANO PROGRAMMATA PER IL PROSSIMO OTTOBRE
Ai piani alti di Telecom c’è molta attesa per la riunione di domani del consiglio di amministrazione in cui si deciderà la sorte di TelecomItalia Media proprietaria de "La7".
StellaStella
Per la società guidata dal "canaro" Giovanni Stella non sarà un passaggio definitivo, ma l’inizio di un percorso che costringerà i consiglieri a valutare le diverse opzioni strategiche tra cui sembra prevalere quella che ipotizza la separazione degli asset televisivi ("La7" e "Mtv") dalle infrastrutture (i multiplex che sembrano far gola al Gruppo di Carletto De Benedetti).
FRANCO BERNABEFRANCO BERNABE
Con tutta probabilità questo non sarà l’unico problema che Franchino Bernabè metterà sotto gli occhi dei consiglieri perché alle sue spalle si percepisce la fibrillazione e l’irritazione di alcuni soci forti di Telco, la holding che con il 22,4% controlla Telecom. I segnali più inquietanti arrivano da Telefonica, la società spagnola che detiene il 46,1% in Telco e avrebbe dovuto secondo le attese dell’aprile 2007 (quando investì nell’azienda italiana 2,3 miliardi), rappresentare il fattore determinante per mirabolanti strategie.
Secondo un lancio di ieri dell’agenzia Bloomberg il capo di Telefonica, Cesar Alierta, sperava che l’alleanza con Telecom avrebbe generato risparmi per 1,5 miliardi, ma le sue previsioni sono andate a sbattere contro il calo del mercato spagnolo e italiano che ha affossato le aspettative e i titoli in Borsa.
Così oggi Alierta si lecca le ferite e secondo il quotidiano "MF" si è infilato in un cul de sac che provoca una perdita di circa 400 milioni sull’investimento di Telefonica nell’azienda italiana. A rendere più complicata la situazione c’è la spada di Damocle dell’Argentina dove Telefonica teme che la presidentessa Kirchner, gonfia di botulino e di volontà statalista, dopo aver estromesso il Gruppo petrolifero Repsol voglia ripetere il copione a danno delle due aziende leader della telefonia, Telefonica e Telecom Argentina.
Cesar AliertaCesar Alierta
Non a caso Franchino Bernabè ha spedito nei giorni scorsi in missione segreta un paio di top manager per fare in modo che l’ambasciatore italiano Guido Walter La Tella faccia pressione sulla Casa Rosada per evitare colpi di mano.
Il 64enne diplomatico non si è defilato, ma ha fatto presente (e questa è una notizia assolutamente inedita) che per evitare guai a Telecom sarà decisiva la visita di Giorgio Napolitano programmata per il prossimo ottobre. A questo punto a Bernabè e ai suoi collaboratori non resta che aspettare e incrociare le dita sperando che nel polverone argentino non vadano a cadere anche le dimissioni di Luca Luciani, il disinvolto manager che la settimana scorsa ha lasciato tutte le cariche in America Latina.
Cristina KirchnerCristina Kirchner
Purtroppo il polverone che all’annuncio delle dimissioni di "Napoletone" ha provocato in un solo giorno la perdita di 700 milioni di euro per il titolo di Tim Brasil, non accenna a placarsi. E oggi ci ha pensato "Repubblica" a tirare in ballo un altro socio forte di Telco, le Generali che detengono il 30,6% della holding.
È probabile che stamane a Trieste il "polizzaro" Perissirotto abbia fatto un salto sulla sedia quando ha letto che nella vicenda di Luciani è entrato a piedi giunti anche il nome del suo direttore generale Raffaele Agrusti. Costui è considerato da tempo l’uomo chiave della macchina assicurativa e nel caso Luciani entra dentro attraverso le attività del fratello Michelangelo, titolare della società Onda Communications che negli ultimi anni avrebbe fatto acquistare una montagna di chiavette e di terminali con grave danno economico per Telecom.
Guido Walter La TellaGuido Walter La Tella
Mettendo insieme le due vicende che provocano irritazione nel socio spagnolo Telefonica e nel socio italiano Generali, si capisce che sul collo di Franchino Bernabè soffia un vento freddo, del tutto simile a quel vento del nord che in questo periodo invernale sta portando aria gelida a Buenos Aires e nell’intera Argentina.
A questo punto Franchino dovrà accelerare la sostituzione di Luca Luciani e dovrà farlo in fretta prima che arrivino (come già si dice nei bar de La Plata) altre notizie spiacevoli.
In questa logica è evidente che l’affidamento dell’interim per Tim Brasil e l’America latina al direttore finanziario Andrea Mangoni (il manager che ha lasciato Acea nel marzo 2009) è un francobollo che non può resistere. Ai piani alti di Telecom già corrono i nomi di chi dovrà sbarcare a Copacabana e a Buenos Aires per sostituire il biondo Luciani.
luca lucianiluca luciani
Secondo i rumors raccolti da quel sito disgraziato di Dagospia in pole position si troverebbe il corpulento napoletano Franco Saverio Bruno, un manager colto e tecnicamente ineccepibile che nell’organigramma di Telecom occupa in questo momento la carica di vice presidente per i Business Internazionali.