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 2012  maggio 08 Martedì calendario

LA SCRITTRICE RHEA GALANAKI:

dalle urne nessun segnale di cambiamento. "Il Paese ha reagito con rabbia ma così perde la democrazia"
Il risultato è che ora siamo con il Paese quasi ingovernabile e con il rischio di tornare alla dracma
ATENE - «Sono sotto choc». Rhea Galanaki, una delle più raffinate scrittrici greche contemporanee, non riesce a farsene una ragione. Le urne ad Atene sono chiuse da 24 ore, ma lei - come tutto il paese - è stata spiazzata dal clamoroso risultato delle urne. «Capisco la rabbia e il voto di pancia. Così però è troppo e rischiamo di perdere la nostra democrazia».
Addirittura?
«Sì. Abbiamo cancellato con un solo voto il nostro passato. Ma il nuovo che avanza non c´è. Syriza è una sinistra troppo radicale. E le teste rasate di Chryssi Avgi sono ancora più preoccupanti. Quello che mi fa rabbia sono le contraddizioni dei greci…».
E quali sarebbero?
«Hanno tradito dalla sera alla mattina gli stessi partiti che hanno votato per quarant´anni senza batter ciglio. Quando c´era da guadagnare qualcosa dal consociativismo e dalla corruzione spicciola che avvelenano il paese, Nd e Pasok andavano bene a tutti. Ora che l´Europa ci chiede di pagare il conto, nessuno vuol fare mea culpa o aprire il portafoglio».
Almeno lei non ce l´ha con la Merkel…
«Tutt´altro. La cancelliera ha le sue colpe. Doveva trovare soluzioni più morbide per aiutare la Grecia. E i partiti storici del nostro paese dovevano forzarle la mano in questa direzione. Il risultato è che ora siamo con il paese quasi ingovernabile e con il rischio di tornare alla dracma. Un incubo».
Cosa si aspetta dal nuovo Parlamento?
«Che ci si metta d´accordo subito per un governo di unità nazionale in grado di pilotarci fuori dalla crisi. Ma so che non sarà facile».
Com´è cambiata la Grecia nell´era dell´austerity?
«Siamo diventati un paese a due volti. Provi a girare ad Atene. Le caffetterie e i ristoranti di Kifissia e Kolonaki sono pieni, al Pireo non si sono mai visti tanti yacht. E dall´altra parte c´è tanta gente del ceto medio che solo fino a pochi mesi fa viveva una vita decente che in poche settimane ha perso tutto. Persino la dignità. Ed è costretta a vivere frugando nella pattumiera».
Com´è possibile, la crisi non è uguale per tutti?
«Certo che no. Chi evade le tasse o lavora in nero non è stato nemmeno sfiorato. Per questo dico che il corto circuito è anche colpa nostra. Abbiamo sott´occhio questa situazione da anni. Ma non abbiamo fatto niente per cambiarla. E dubito che il voto di domenica ci aiuti in questa direzione».
Meglio tornare alle urne a giugno?
«Ma va là. Non cambierebbe niente e spenderemmo altri 60 milioni di euro di soldi dei cittadini. Le persone di buona volontà devono guardarsi negli occhi adesso e mettersi d´accordo per portarci fuori da questo guaio. E´ in gioco la democrazia».