Francesco Spini, La Stampa 8/5/2012, 8 maggio 2012
L’ appuntamento è per domani. Si parlerà di tv nel consiglio di amministrazione di Telecom Italia
L’ appuntamento è per domani. Si parlerà di tv nel consiglio di amministrazione di Telecom Italia. «Verranno esaminate le diverse opzioni strategiche riguardanti la partecipazione di controllo in Telecom Italia Media», conferma il gruppo su richiesta Consob. Si capirà se La7 è davvero in vendita, come da giorni si vocifera. Di certo il mercato per l’ennesima volta confida in succulente novità: in Borsa le (poche) mani in movimento su un titolo assai sottile fanno impennare le quotazioni della controllata del gruppo telefonico. Per buona parte della seduta il titolo non riesce a fare prezzo, in asta di volatilità. A sera lo strappo è evidente: +21,78%. Più contenuta - vista la diversa capitalizzazione - ma comunque positiva la reazione di Telecom, su dell’1,97%. Del resto il mercato apprezza l’idea di un disimpegno da un business finora in perdita - e che dunque, seppure marginalmente, erode il margine operativo lordo del gruppo - quanto l’aiuto che una buon affare potrebbe dare al gruppo al raggiungimento gli obiettivi di debito del gruppo per il 2012. Una valutazione che il mercato ha fatto però ancora sostanzialmente al buio, sulla sola base di indiscrezioni che, al momento, danno poche certezze. Tra queste che domani, anzitutto, il presidente esecutivo di Telecom Franco Bernabè dovrà chiarire una volta per tutte ai consiglieri se La7 e il comparto media sono strategici per il gruppo che da tempo va concentrandosi sul core business. Tanto più ora, con la magra che ha ristretto i dividendi e costringe i grandi soci di Telco ad aprire il portafogli. Probabile che si apra un periodo interlocutorio, in cui si studi il modo migliore per valorizzare l’unità, nelle sue due componenti. La prima è la Ti Media Broadcasting (presidente è Piero Vigorelli, giornalista, da ieri sindaco di Ponza), che gestisce le reti di trasmissione analogiche e digitali dei canali, è proprietaria di torri e di tre multiplex, frequenze preziose per il digitale terrestre che per gli analisti valgono tra i 250 e i 320 milioni. E poi ci sono le emittenti: La7 e La7d più il 51% di Mtv. E’ un business in perdita, ma c’è chi valuta il pacchetto sui 200 milioni. Anche facendo le somme (con debiti per 133 milioni), si arriva a valori diversi dal miliardo o poco meno che ai piani alti di Telecom immaginavano di poter strappare appena un anno fa, sull’onda del possibile arrivo - poi sfumato - di Michele Santoro a coronamento del rinascimento iniziato con l’arrivo al Tg de La7 di Enrico Mentana. C’è chi immagina una strategia in cui Telecom tiene le torri (redditizie per via degli affitti) lasciando i canali ad altri. E chi invece vorrebbe la tv invenduta, con le torri appetibili - magari in una newco - per Carlo De Benedetti e il suo L’Espresso. Dal gruppo un no comment grosso così, trattative in corso ancora non ce ne sarebbero. Nemmeno per i canali tv, considerati un anno fa e per cui «ora Bernabè mi dovrebbe pregare», l’Ingegnere dixit. Se per pali e frequenze si affaccerebbero alcuni fondi, in molti hanno messo il naso nei conti della tv. Ci ha pensato Urbano Cairo, ha studiato il dossier Tarak Ben Ammar (grande amico di Silvio Berlusconi, siede nel consiglio Telecom). Da ultimo si narra di interesse dell’emiro del Qatar e del suo fondo, già patron di Al Jazeera. Ma il fischio di inizio della gara ipotizzata dall’ad di TIMedia Giovanni Stella è ancora tutto da fischiare. Di parole se ne sono già dette tante, alcuni scettici ma solitamente bene informati sussurrano che di offerte concrete sul tavolo ancora non ce ne sarebbero.