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 2012  maggio 08 Martedì calendario

LA CORONA

con i diamanti degli Zar è rimasta gelosamente custodita nel suo caveau. Ma Putin Terzo si muove come se la portasse in testa, tra gli stucchi italiani della sala di sant´Andrea, nell´ala più sfarzosa del Cremlino. Ha l´aria compunta delle occasioni solenni, stringe mani, saluta militarmente le truppe in divisa d´epoca, si inchina solo davanti al Patriarca, attraversa con piglio regale i giardini di Alessandro che ha voluto far ridisegnare esattamente come ai tempi gloriosi della Corte imperiale.
Poco importa che fuori, appena al di là delle antiche mura di mattoni rossi, Mosca sia presidiata da un numero mai visto di poliziotti e soldati di tutte le armi. Poliziotti chiamati a garantire pace e sicurezza nel giorno dell´ennesima ascesa al trono. La più difficile, battezzata con la sconcertante caccia all´uomo contro i contestatori di domenica sera. Macchiata da un silenzioso repulisti preordinato da tempo, scattato all´alba con una retata lungo il percorso del corteo presidenziale, arresti nei quartieri periferici, perfino una spettacolare incursione armi in pugno nell´odiata birreria "Saint Jacques", covo prediletto dei molti giovani che da mesi vanno in piazza a gridare "Putin ladro e usurpatore".
Putin Terzo sa di non potersi permettere i bagni di folla degli Zar e che la sua popolarità non è mai scesa così in basso in questi dodici anni in cui si è spostato a sua totale discrezione da una poltrona all´altra del potere. Anche le sette tv di Stato, che hanno mandato in onda in diretta la cronaca del suo insediamento, hanno prudentemente evitato ogni immagine esterna al Palazzo, quel misto di disinteresse e paura che incombeva sulla capitale. Nella cornice dello schermo televisivo tutto appariva sereno e fiabesco. L´emozione, al suo bacio, della moglie Ljudmila, che il gossip più maligno vorrebbe segregata in casa e in preda a crisi mistiche; gli applausi dell´esuberante amico italiano Silvio Berlusconi che rompono il silenzio del rigido protocollo; l´espressione stanca e imperscrutabile di Mikhail Gorbaciov che più volte lo ha accusato di uccidere la democrazia invitandolo a farsi da parte. Perfino l´aria visibilmente sollevata di Dmitrj Medvedev, grigio presidente uscente, che da domani sarà nominato premier al suo posto, secondo la logica dichiarata del cosiddetto "tandem al potere".
E nemmeno un´ora dopo il giuramento, pronunciato per sua personale richiesta su una copia della Costituzione "in pelle di varano di color rosso scuro", proprio come uno Zar laborioso e magnanimo, è andato in ufficio a firmare "provvedimenti per il popolo": un una tantum di 130 euro per i veterani e gli invalidi di guerra; un decreto che incarica il governo di creare 25 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2020; un altro che ordina di aumentare entro il 2018 il salario dei dipendenti pubblici di almeno il 50 percento.
Niente che possa commuovere i contestatori che ieri liquidavano la cerimonia come "una festa aziendale". Ma che certamente rastrellerà un po´ di simpatie in un Paese che comincia ad avvertire le dure conseguenze della crisi economica. Tocco finale, ampiamente previsto, un messaggio a testa alta agli Stati Uniti sullo scudo missilistico: "Pronti a trattare, ma esigiamo rispetto e non accetteremo alcuna interferenza nei nostri affari interni". La corda del sentimento patriottico, già sfruttata in campagna elettorale, funziona sempre da queste parti.
Più difficile, invece, che funzionino le promesse, grottescamente simili al discorso di insediamento di Putin Secondo nel lontano 2004: lotta alla corruzione, modernizzazione dell´economia, e con involontaria ironia «una società civile libera e determinata». Peccato che proprio l´altro ieri la apposita commissione nominata per studiare le elezioni dirette dei governatori e dei sindaci delle grandi città abbia trovato "complesse difficoltà giuridiche" e abbia finito per consigliare "il prolungamento della attuale procedura di nomina diretta da parte del Presidente".
Dettagli che non hanno turbato la grandiosità ostentata della cerimonia con la colonna sonora di Ciaikovskij e Glijnka che ha sottolineato la consegna dello scettro dei nostri tempi, la valigetta nucleare identica a quella adottata per la prima volta dal segretario del Pcus Konstantin Cernienko. "Splendida cerimonia", raccontava Silvio Berlusconi che ci teneva a precisare di avere avuto "un posto d´onore, giusto dietro ai parenti" e di aver partecipato a una breve colazione tra intimi con Putin, Medvedev e il presidente del comitato olimpico russo. Al mattino, uscendo dal suo albergo in pieno centro, Berlusconi deve aver visto i monumentali Omon spazzare via un corteo di ragazzini con il nastrino bianco dell´opposizione ma, forse per delicatezza, ha preferito invece decantare alla stampa «gli straordinari impianti preparati per le Olimpiadi invernali di Sochi, con turni di lavoro impressionanti. Sabato e domenica compresi».
Più silenziosi altri ospiti d´eccezione come Gerhard Schroeder, ex cancelliere tedesco ora remuneratissimo boss della Gazprom, l´ex stella di Hollywood ed ex governatore della California Arnold Schwarzenegger, la decorativa e sempre presente Valentina Tereshkova, prima donna nello spazio, adesso colonnello in pensione e deputato.
Tutti presenti, calice in mano, al ricevimento serale che batterebbe per spese e fasti quelli di molti Zar del passato. Mille invitati, selezionati tra i tremila del mattino, si sono goduti un pranzo che Putin ha voluto ordinare personalmente in un tripudio di vini e spumanti russi "Gran Riserva", vodka e brandy marca "Kremlin" e i suoi adorati granchi fritti della Kamchatka. Costo complessivo, compresa la medaglietta ricordo per gli ospiti, 700mila euro. Una cifra che fa il giro di internet e che alimenta l´indignazione di decine di migliaia di persone.
Sarà certamente in uno degli slogan delle prossime manifestazioni che certamente continueranno. I settantamila che domenica hanno sfilato pacificamente hanno sorpreso e rincuorato molti dei leader depressi davanti ad altri sei anni di Putin. Lo scrittore Boris Akunin sul suo blog invitava ieri tutti a non mollare e azzardava uno scenario: «Putin potrebbe anche decidere di abbandonare se il malcontento crescesse». Più preoccupata delle strategie future di Putin Terzo, l´ecologista Evgenja Chirikova, una dei pochi leader sfuggita alle retate: «Domenica ho visto attuare una tecnica sottile di provocazione. Non escludo che tra di noi ci fossero infiltrati ben addestrati. E´ come se aspettassero un gesto violento per poterci reprimere senza pudore».
Putin tace sull´argomento e lascia che vada in scena una strategia a singhiozzo: un po´ di violenza, un po´ di clemenza. Ieri, a cerimonia finita, i leader Nemtsov, Udaltsov e Navalnyj arrestati domenica, sono stati rilasciati con una cauzione di 25 euro. Contemporaneamente il sito di Radio Eco di Mosca, emittente non proprio estremista, veniva neutralizzato da misteriosi hacker che cancellavano migliaia di commenti feroci contro il governo. Antica procedura da manuale di un ex ufficiale del Kgb. Nominato ancora una volta Zar in una capitale militarizzata.

VIKTOR EROFEEV SEMPRE SU REPUBBLICA
Da questa cerimonia d´insediamento spira un tanfo da ebbrezza alcolica. Da un lato i rintocchi delle campane festanti del Cremlino, la sfilata dei cavalli, lo sfarzo degli ori degli interni, la consegna segreta della "valigetta nucleare", la benedizione del Patriarca, gli applausi, sonori come ceffoni, dei cortigiani di corte, dei lacché e dei lobbisti globalizzati della Russia; dall´altro la tetra festa, dopo i cruenti ed efferati scontri di piazza.
È forse la prima volta nella storia russa che l´"incoronazione" di un leader avviene all´indomani di sanguinosi scontri, provocati dalla polizia che cercava di disperdere il corteo degli oppositori di Putin. Bisogna risalire al 1825 per ritrovare un episodio analogo, allorché un gruppo di aristocratici russi che cospiravano contro l´autocrazia, i decabristi, insorse contro il nuovo zar Nicola I. Finirono deportati in Siberia e cinque di loro vennero impiccati. Ma questa volta l´"incoronazione" di Putin avviene sullo sfondo delle grida dei pacifici dimostranti massacrati di botte dalla polizia e caricati a forza sui furgoni. Decine di migliaia di persone sono scese in piazza a protestare contro Putin. Si è trattato di veri scontri di massa con la polizia. 450 manifestanti sono stati fermati e si è fatto uso di gas lacrimogeni. Il bilancio è di decine di feriti, alcuni tra le forze dell´ordine. Dopo le manifestazioni senza spargimenti di sangue dell´inverno scorso il corteo di ieri segna una svolta radicale verso la violenza e forse un cambiamento di rotta dello Stato verso una politica senza mediazioni.
Probabilmente dovremo rimpiangere il piccolo e indifeso Medvedev…
I dimostranti chiedevano di annullare la cerimonia d´insediamento di Putin, perché era la cerimonia d´insediamento al potere di un impostore cekista. Le elezioni parlamentari di dicembre e le presidenziali di marzo hanno visto il verificarsi di una massiccia quantità di brogli, fatto questo che ha minato la legittimità del potere, provocando un´ondata di proteste senza precedenti a Mosca e in altre importanti città russe.
Il potere ha avuto inizialmente paura della reazione della popolazione, ma poi si è tranquillizzato di fronte all´atteggiamento remissivo, indifferente della sterminata provincia russa, e ha deciso di proseguire il proprio operato fino alle celebrazioni per l´»incoronazione" col relativo corredo di campane festanti. Ma Putin dovrà governare al Cremlino, nel cuore di Mosca, città da cui non ha ottenuto neppure la metà dei suoi consensi elettorali. Riuscirà a sentirsi a proprio agio in una città che gli è tanto ostile? Mosca, vergognati! La recente proposta di un ministro di trasferire la capitale in Siberia, che suonava quasi come una barzelletta, appare ora come una manifestazione di fedeltà al regime. È assai improbabile che Putin, che fino all´inverno scorso rovesciava parole velenose sui manifestanti, accetti di dialogare con una piazza composta dalla parte più avanzata ed europeista della Russia. In sintonia con il suo stile di leader refrattario al dialogo, Putin si sforza di mantenere la parvenza di un sistema bipartitico governato sotto il suo pieno controllo. In realtà almeno un terzo del suo governo promette di essere puramente virtuale. Saranno virtuali la modernizzazione del paese, la sua cooperazione con l´Occidente, la soluzione dei gravi problemi sociali che l´affliggono. In compenso, diventerà realtà la sua strategia di isolamento dall´Occidente filtrata attraverso una prospettiva eurasiatica del futuro della Russia, di una Russia che non ha mai avuto fiducia in una svolta verso l´Oriente.
La solenne, pomposa "incoronazione" in stile zarista appare quasi l´espressione del consolidamento di uno Stato diviso in caste dove a svolgere il ruolo dei cortigiani saranno i funzionari corrotti e quello dei servi della gleba tutti gli altri cittadini.
Come dimostra la cerimonia d´insediamento trasmessa dai network principali del paese, Putin, che appariva in un´aura di austera solennità, ama il potere ed è assai poco probabile che si accontenti dei sei anni di mandato. Putin sarà eterno. In caso contrario, si troverebbe a dover competere non con l´amico fidato Medvedev, bensì con l´acerrimo nemico Khodorkovskij perché dall´opposizione, che oggi viene presa a manganellate dalla polizia, è ritenuto responsabile dei mali peggiori del paese e con l´opposizione Putin non si confronta. E ancora perché, pur essendo vasta, l´opposizione non ha per ora una dimensione nazionale e appare divisa. A differenza che nelle manifestazioni di dicembre a capeggiarla sono i leader più radicali che mirano a trasformare la piazza in un´arena permanente di protesta, come quella di Kiev. Il potere, che aveva autorizzato il corteo, ha scoperto il trucco e ha mandato contro i manifestanti i reparti speciali antisommossa, simili a enormi scarafaggi neri.
Concederà Putin la grazia a questi nuovi decabristi o istruirà invece contro di loro dei processi dimostrativi? Ora che è diventato zar l´opinione pubblica per lui non sarà certo un freno. Auguriamoci che lo zar non perda il controllo.
Tuttavia, è chiaro che la pace sociale, a cui si appellano i sostenitori di Putin in nome della Grande Russia, diventerebbe mortalmente letale per un paese in piena stagnazione economica. Quali chanche avrà di sopravvivere la Russia tra una Cina in continua e tumultuosa crescita e un´Europa che guarda con sospetto al miracolo russo, ce lo diranno i prezzi del petrolio e la pazienza della popolazione della provincia russa inerte e diffidente verso tutto. Un paese spaccato in due tra coloro che accettano del tutto, o solo parzialmente, la legittimità del nuovo presidente Putin, e tra coloro che la respingono; un paese che già somiglia a un invalido sul punto di cadere.

ZAFESOVA SULLA STAMPA
Vladimir Putin è tornato al Cremlino ieri, riconquistando da padrone le stanze dorate che per la terza volta l’hanno visto come protagonista della cerimonia dell’entrata in carica di presidente russo. Un cerimoniale ormai collaudato, che però stavolta si è svolto in una Mosca blindata per le proteste dell’opposizione, un esordio di regno pieno di tensione. Mentre i canali tv russi inquadravano l’uscita di Putin formalmente ancora premier - dal palazzo bianco del governo sulla Moscova, e il procedere del suo corteo verso il Cremlino in una città totalmente deserta, sgomberata da automobili e passanti, a poche centinaia di metri la polizia arrestava a decine gli attivisti dell’opposizione, ma anche chi semplicemente aveva avuto la brutta idea di passare vicino in quel momento. Almeno 300 i fermi, che vanno ad aggiungersi ai 650 del corteo di domenica, in una manifestazione di brutalità che coincide con il passaggio della presidenza dal «liberale» Dmitry Medvedev a quello che anche nei quattro anni di assenza dal Cremlino appariva a molti come il vero zar.

La cerimonia si è svolta più o meno secondo il copione che lo stesso Putin aveva scritto già all’epoca della sua prima presidenza, nel 2000. Scenografie che si rifanno ai Romanov, con le stanze di gala del Cremlino popolate di aquile imperiali a due teste e i soldati del reggimento del Cremlino vestiti con uniformi di foggia ottocentesca, musiche di Chaikovsky e Glinka, il patriarca Kirill che officia la liturgia solenne per l’investitura. Tra i presenti - tutta la nomenclatura russa, diplomatici, oligarchi, diversi ospiti stranieri, tra cui Silvio Berlusconi e l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder - la più chiacchierata era la first lady Liudmila, riemersa dopo una lunga assenza che aveva alimentato gossip di divorzio e addirittura di fuga in monastero. Putin ha giurato sulla Costituzione (quando ha promesso di difendere i diritti umani qualcuno dei tremila vip presenti ha fischiato), e ha promesso che la Russia è un «grande Paese con un grande futuro». Intanto nel centro di Mosca la polizia dava la caccia agli oppositori nelle piazze e addirittura nei bar alla moda, dai quali gli avventori venivano portati via a peso verso i cellulari. Molti sono stati rilasciati dopo qualche ora, anche per mancanza di posti in cella, e hanno raggiunto in nuovi focolai di protesta che hanno continuato ad accendersi per la città fino a sera.