Giovanna Grassi, Corriere della Sera 8/5/2012, 8 maggio 2012
LOS ANGELES —
«Invece di trine e velluti, Tim mi dà sempre sangue fresco e cariche di humour, specie quando è con Johnny Depp. Tra loro ci sono tante affinità. Io ho una formazione diversa ma faccio sempre del mio meglio alla ricerca di elementi sovrannaturali», dice Helena Bonham Carter.
Una strana coppia nel cinema quella tra l’attrice britannica e il regista tra i più visionari di Hollywood. Horror sugli schermi, tradizionale nel privato: Helena, classe 1966, londinese di altolocata famiglia e con background teatrale; Tim Burton, nato nel 1958 nel sobborgo losangelino di Burbank, dove ci sono gli studios hollywoodiani. Non si presenta insieme agli incontri per Dark Shadows. Ci sono tutti, Eva Green, Michelle Pfeiffer, Johnny Depp, il fedele musicista Danny Elfman, Chloe Grace Moretz. Ma i capelli arruffati di Tim ricordano quelli cotonati ad arte della sua compagna Helena che nei film del regista (dopo la passione nata sul set de Il pianeta delle scimmie del 2001 e dopo due figli, hanno 9 e 5 anni) è stata trasformata in strega, regina Rossa dalle molte perfidie, sposa cadavere e, infine in Dark Shadows, una psichiatra che ruba il sangue del vampiro Depp con la speranza di restare giovane e immortale. Helena è a Parigi per le riprese de I miserabili e contemporaneamente è una donna della prateria texana in The Lone Ranger, sempre con Johnny Depp. Inoltre, in nome della sua cultura anglosassone, sta finendo di girare con Ralph Fiennes il dickensiano Grandi speranze diretto da Mike Newell, che celebrerà il bicentenario della nascita dello scrittore. Tim ha una maratona di impegni: il lancio di Dark Shadows (in Italia da venerdì), la produzione del film Abraham Lincoln Vampire Hunter e le fasi finali del montaggio della storia d’animazione Frankenweenie.
Guai a fare domande private sulla lontananza, sulla casa nel Nord di Londra dove in due appartamenti contigui l’estrosa coppia vive facendosi visita passando da un corridoio che li collega ingombro di dipinti, libri, copioni, biciclette e oggetti vintage d’ogni tipo. Helena, discretamente, lavora anche «in proprio», ma ironizza: «I libri di Henry James ormai mi vanno stretti... E dire che per convincere Zeffirelli a darmi il ruolo di Ofelia nel suo Amleto persi chili e chili e, respinta, mi ripresentai a lui...». Il regista spiega perché alla sua compagna, elegante e delicata, assegna sempre ruoli estremi: «Mi piacciono gli animali — scherza — e il loro istinto sicuro. I ruoli che ho dato a Helena sono giusti». Lei da Londra: «Tim mi ha liberato dai corsetti e quando sono ritornata alla Regina Madre in Il discorso del re avevo ormai esperienza». Un sospiro: «Certo, mi sarebbe piaciuto essere la strega Angelica toccata a Eva Green, che si reincarna e ritroviamo al fianco di Barnabas Collins/Depp che due secoli prima lei aveva trasformato in vampiro e poi fatto sotterrare».
Una confessione: «Sarebbe stato bello avere la scena in cui Angelica si toglie il cuore per darlo all’essere tanto desiderato e quel cuore si spezza come uno scrigno di cristallo. Adoro questa sequenza, riflette l’animo poetico di Tim. Io ho ancora una volta trucchi fantasmagorici, capelli arancioni e mega occhiali. Così Tim mi ha vista nel ruolo della psichiatra che sottrae per subdoli scopi il sangue al vampiro».
Spiega Burton: «Helena non è cresciuta in America, ascoltava me e Johnny parlare della soap tv di culto degli anni Settanta alla base del film come se fossimo due alieni, ma è perfetta nell’epoca di anni così vivi, così rock e che ritornano nel film anche grazie all’esibizione a una festa di Alice Cooper». E insiste: «Il film non è un remake, è la ricreazione delle atmosfere e delle tematiche di un mondo. Ci sono anche erotismo e sensualità, ma solo in controluce agli anni Settanta».
«Tim e Johnny — spiega l’attrice — sono cresciuti a film horror, tra mostri e vampiri, mentre io prendevo parte a serial inglesi in corti, brughiere e castelli. Ho due figli, sempre felici di rivedermi, sia quando recito nel ruolo di Bellatrix in Harry Potter o come Regina Rossa in Alice nel Paese delle meraviglie. Il film ha fatto ritrovare la giovinezza anche a Tim e Johnny, esaltando quella selvaggia fantasia che li rende complici e che a me ha regalato un’altra parrucca arruffata e colorata».
Giovanna Grassi