Davide Frattini, Corriere della Sera 8/5/2012, 8 maggio 2012
DAL NOSTRO INVIATO
ATENE — Dei tre giorni concessi per provare a formare il governo, ha sfruttato solo poche ore. Al tramonto Antonis Samaras è tornato del presidente Karolos Papoulias e ha rimesso il mandato. Con gli altri leader politici ha avuto poco da dirsi, gli incontri sono durati tra i dieci e i venti minuti, quello più lungo è stato con il socialista Evangelos Venizelos. Era il meno risolutivo perché i due partiti che hanno dominato la Grecia per quarant’anni, in alternanza dinastica, non sono in grado di raggiungere insieme i 151 deputati necessari per garantire la maggioranza. Il conservatore Samaras spiega di averci provato in tutti i modi, «è stato impossibile». Nuova Democrazia ha vinto le elezioni, ma è crollata dal 33,48 per cento del 2009 al 18,85.
Oggi tocca a Alexis Tsipras, il giovane capo di Syriza, che per la prima volta ha scalzato dal secondo posto il Pasok di Venizelos. Anche per lui non sarà facile raggranellare una coalizione, parte da 52 seggi. I comunisti del KKE, dove è cresciuto politicamente, gli hanno già detto di no. Sinistra Democratica è nata da un gruppo di fuoriusciti di Syriza che adesso potrebbero tornare a casa. Tsipras ha bisogno anche dei conservatori di Greci Indipendenti, con i quali condivide le posizioni anti-Troika e anti-Memorandum. Potrebbero trovare un’intesa sul progetto di rinegoziare l’accordo sul debito e respingere le misure d’austerità imposte da Unione Europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale in cambio di 130 miliardi di aiuti.
L’ingegner Tsipras deve riuscire a convincere, ammesso che lo voglia in questa fase di caos, i socialisti. Venizelos, l’ex ministro delle Finanze che ha portato il Pasok al minimo storico, apre a un governo di unità nazionale, composto «dai partiti che vogliano tenere la Grecia nell’euro e rinegoziare l’intesa con Bruxelles». Se anche i negoziati di Syriza dovessero fallire, il presidente passerebbe il mandato proprio a lui. Altri tre giorni a disposizione per le trattative: alla scadenza e ancora senza un governo, verrebbe fissata una nuova data per le elezioni, la più probabile il 17 di giugno.
I neonazisti di Alba d’oro (sesto dei sette partiti entrati in parlamento) restano fuori dai giochi di coalizione come intoccabili. I loro 21 deputati sarebbero importanti, nessuno nel Paese che ha subito l’occupazione tedesca e la dittatura militare è disposto ad avvicinarli.
Mentre Angela Merkel avverte da Berlino «è fondamentale che la Grecia vada avanti con il piano di riforme concordato», l’instabilità mette a rischio le decisioni che dovrebbero finalizzare altri tagli per circa 11,5 miliardi di euro nel biennio 2012-13. «Pasok e Nuova democrazia non sono stati in grado di dare risposte agli elettori — scrive Nick Malkoutzis sul quotidiano Kathimerini — hanno continuato con l’arroganza degli ultimi trentotto anni. Syriza ha invece cercato di offrire soluzioni radicali, magari discutibili come la proposta di dichiarare un default unilaterale. Sono riusciti a essere chiari e c’è qualcosa di molto simbolico nel fatto che i disoccupati greci siano 1,08 milioni e gli elettori conquistati dalla sinistra radicale 1,06».
Davide Frattini
ETTORE LIVINI SU REPUBBLICA
La strada per dare un nuovo governo alla Grecia è sempre più in salita. Antonis Samaras, il leader di Nea Demokratia cui era stato affidato l´incarico per un esecutivo di unità nazionale, ha già rassegnato il suo mandato nelle mani del presidente della Repubblica Karol Papoulias. «Non ci sono le condizioni», ha ammesso. e QUESTO dopo che il voto di domenica ha terremotato il quadro politico di Atene eleggendo un Parlamento ad alto rischio di ingovernabilità. La situazione a questo punto è sempre più ingarbugliata. Papoulias affiderà oggi un nuovo mandato ad Alexis Tsipras, 38enne leader di Syriza. «Vogliamo un´alleanza tra i partiti di sinistra contro il rigore, gli accordi con la Ue sono una tragedia per i greci», ha detto il numero uno della formazione che ha trionfato nelle urne quadruplicando i voti e superando i socialisti del Pasok. Peccato in Parlamento non ci siano i numero per uno schieramento di questo tipo. In caso di una nuova fumata nera, Evangelis Venizelos, segretario del Passok, avrebbe a disposizione un ultimo tentativo. Dopodiché Papoulias potrebbe giocare la carta disperata di un governo del presidente o, molto più probabilmente, arrendersi all´evidenza e convocare nuove elezioni già a giugno. L´incertezza è destinata così a durare tenendo sotto scacco i mercati e con il fiato sospeso la Ue. L´euro, dopo i risultati del voto greco, è scivolato ieri sotto quota 1,3 dollari prima di recuperare un po´ di terreno in chiusura mentre la Borsa ha perso oltre il 6%.
Le speranze di Samaras di riuscire a mettere assieme i cocci di una maggioranza presentabile per tenere la Grecia nell´euro sono andati in fumo ieri in meno di sei ore. Il leader di Nd è riuscito a incassare solo un mezzo sì da Venizelos con cui ha già sostenuto l´esecutivo tecnico di Loukas Papademos. Ma i due partiti storici hanno solo 149 seggi su 300 e la caccia ad altri voti tra gli euroscettici - malgrado la disponibilità di Nea Demokratia a rinegoziare il memorandum con Bruxelles - non ha dato risultato. Samaras è stato costretto ad alzare bandiera bianca quando dopo il "no", scontato, di Tsipras, si è visto sbattere la porta in faccia anche da Sinistra democratica, forte di 33 seggi e data da molti come possibile ruota di scorta in vista dell´eventuale governo di unità nazionale: «Non cambiamo la nostra posizione - ha detto il suo leader Fotis Kouvelis - . Vogliamo la Grecia nell´euro ma dopo aver rinegoziato il nostro debito».
La geometria delle alleanze variabili nel nuovo Parlamento non dà a questo punto molto margine per altre soluzioni. La sinistra ellenica, malgrado gli appelli all´unità di Tsipras non solo è divisa (i comunisti del Kke hanno sempre escluso intese con Syriza) ma soprattutto ha meno di 100 seggi. E con ogni probabilità, più che a un governo oggi, punta a forgiare nuove alleanze in vista di elezioni bis a giugno che le garantiscano il ruolo di primo partito. Difficile ma non impossibile: del 18% dei voti dispersi su partiti minori che non sono riusciti a superare lo sbarramento del 3%, molti venivano da elettori di sinistra.
Il tempo però non è una variabile indipendente. Atene sopravvive grazie agli aiuti internazionali. E a giugno dovrebbe incassare una nuova tranche da 30 miliardi per far funzionare la macchina dello stato e pagare gli stipendi. Cosa faranno l´Europa e il Fondo monetario se per allora non ci sarà ancora un governo in carica? La domanda fa già venire i brividi ai mercati. La Grecia ha cancellato nelle urne 40 anni di storia della sua politica affondando Pasok e Nd («chi avrebbe affidato il suo destino alle persone che ti hanno portato sull´orlo del baratro», scherza Vassilis Primikiris del comitato centrale di Syriza) ma non è riuscita ancora a decifrare il suo futuro. La Borsa di Atene, termometro sensibilissimo dei destini del paese, ha perso ieri quasi il 7%. Il rischio è che Bruxelles e Washington decidano di abbandonare la Grecia al suo destino e alla dracma per provare a difendere Spagna, Portogallo e Italia. E in questo caso potrebbe materializarsi sulle rive dell´Egeo lo spettro di un crac finanziario dal sapore sudamericano.