Massimo Esposti, Plus24 5/5/2012, 5 maggio 2012
GLI ALTI RISCHI DELLA FINANZA LOW COST
Tre click. Sono quelli che potrebbero bastare, se le indiscrezioni verranno confermate, per acquistare azioni dalle aziende attraverso la piattaforma di Facebook. Niente intermediari, niente spese e un rapporto diretto con le società. Tre click che stanno agitando il mondo della finanza, dopo l’annuncio del collocamento questo mese del social network il cui valore-azienda è stimato fino a 100 miliardi di dollari. Scambi di azioni dunque diretti, anche se con limitazioni come il tetto, pare, di 2.500 dollari per gli ordini, e con i divieti di operatività in molti paesi, compresa l’Italia. Resta il fatto che il mercato degli scambi regolamentati dovrà affrontare un nuova realtà aggressiva, di facile accesso e in continuo aumento.
L’esempio del Giappone è emblematico: nel settembre 2010 Facebook aveva solo 2 milioni di utenti che dopo un anno sono diventati 12 milioni. Mettere a disposizione uno strumento per trattare titoli così semplice e in grado di contattare negli Usa un centinaio di milioni di utenti (maggiorenni), è una sfida magnifica anche perché nel mondo delle app scaricabili, dei giochi online, il gesto di acquisto è ormai diventato rapidissimo e passa spesso da una reazione emozionale. Già, l’emozione, che però negli investimenti rappresenta una pericolosa amica. Proviamo allora a giocare con il futuro. Ecco un utente davanti alla propria pagina Facebook sulla quale cominciano ad arrivare segnalazioni che una certa azienda in qualche parte del mondo sta per lanciare un prodotto innovativo. Scatta il passaparola – tuttora, come sanno bene gli esperti di marketing, uno degli strumenti di comunicazione più efficaci - e nel giro di pochi minuti parte una valanga di acquisti, ciascuno magari per poche decine di dollari, veicolati attraverso il social network. Purtroppo si viene a sapere, sempre nel giro di brevissimo tempo, che quell’azienda azienda non ha nulla di innovativo se non nel proprio bilancio, visto che da qualche ora si è incamerata alcuni milioni di dollari freschi freschi a spese di tanti piccoli investitori. Dal futuribile, ma non troppo, caso limite torniamo ai nostri mercati azionari. La cara vecchia Europa, con le sue rigidità, offre presidi di tutela agli investitori maggiori: i procedimenti di valutazione per essere ammessi ai listini ufficiali sono rigorosi, per le aziende pesanti dal punto di vista regolamentare ed economico e alla fine forniscono una copertura strutturata sulle norme che un’azienda deve seguire per essere ammessa alle contrattazioni ufficiali. Le regole di collocamento non sono impermeabili al dolo, ma puntano tuttavia a proteggere l’investitore da scelte errate. Garanzie di base per l’investitore che comunque sa di svolgere un’attività che comporta dei rischi relativi all’andamento dei titoli; consapevole anche della possibilità di incappare in casi clamorosi di scorretto comportamento di società sfuggite dalle maglie dei controlli. Ma siamo sempre su due piani diversi, realtà che devono fare riflettere sui confini tra un mondo finanziario senza frontiere, dove le regole sono virtuali, e l’altro che ha perimetri ben definiti. Non si tratta di respingere qualcosa di nuovo che sta nascendo, anche perché sicuramente questo è soltanto l’inizio di una fase che porterà sempre più la "finanza-tecnologica" al grande pubblico, ma di non pensare che il low cost sia molto high-risk.