Morya Longo, Il Sole 24 Ore 6/5/2012, 6 maggio 2012
LA SPECULAZIONE GUARDA ALLA GERMANIA
John Paulson, uno dei più famosi gestori di hedge fund al mondo, sta cercando il colpaccio sul bersaglio più insospettabile che esista: la Germania. Pochi giorni fa ha annunciato che i suoi hedge fund stanno scommettendo contro la solidità creditizia di Berlino. Mr Paulson non sempre azzecca le sue scommesse. Ma fa tendenza. E altri investitori iniziano a fare lo stesso: speculare, con cautela, contro la Germania. A puntare sul bersaglio più alto: il cuore dell’Europa.
Giocatori «contro»
A guardare i mercati, con i rendimenti dei Bund tedeschi sui minimi storici, a prima vista non si direbbe. Eppure se si guarda meglio, i primi segnali ci sono: stanno per esempio aumentando gli acquisti di credit default swap, cioè di quelle polizze che servono per assicurarsi contro il rischio di insolvenza della Germania. Una settimana fa ne esisteva al mondo un ammontare netto di 19,16 miliardi di dollari, ora lo stock totale è salito a 19,83 miliardi. Un anno fa era a 16,77 miliardi. Insomma: in un anno gli strumenti per proteggersi contro il crack tedesco sono aumentati del 18% e nell’ultima settimana del 3,5%. Raggiungendo l’ammontare netto dei Cds sull’Italia. E anche i prezzi stanno salendo.
Per chi suona il Cds
A preoccupare è l’andamento dell’economia. Gli ultimi dati testimoniano che il Vecchio continente viaggia a due velocità: se la disoccupazione in Spagna è al record del 24,1% e in Italia è sui massimi da anni (al 9,8%), in Germania sta sui minimi dalla riunificazione (5,6%). Ed è ancora più bassa in Austria (4%) e Olanda (5%). Stesso discorso – si vedano i grafici a fianco – per la produzione industriale, per i consumi: i Paesi deboli diventano sempre più deboli (stroncati anche da tassi d’interesse artificialmente elevati), i Paesi forti diventano sempre più forti (grazie anche ai tassi d’interesse per loro artificialmente bassi). Questo, fino ad oggi, ha separato anche i destini sui mercati: acquisti su bond e azioni dei Paesi forti, vendite su quelli periferici. Italia inclusa. Ma ora qualcosa sembra lentamente cambiare: vari economisti iniziano a pensare che se affonda il Sud Europa, la Germania non possa continuare a crescere. Ecco perché gli investitori iniziano a fidarsi poco. E a comprare polizze contro il crack tedesco.
La via d’uscita
Tra le banche d’affari questo tema inizia ad affiorare anche nei report: gli economisti da settimane cercano di immaginare scenari più o meno possibili sul futuro dell’Europa. Morgan Stanley tra le ipotesi immagina quella del «matrimonio all’italiana»: cioè un’Europa a due velocità per sempre, proprio come nella Penisola viaggiano a due velocità il Nord e il Sud. Anche Fitch prova a ipotizzare vari scenari. Ma tutti concordano su un punto: per l’Europa l’unica via d’uscita è di unire il fisco e il debito. Se esistessero gli Eurobond veri (titoli di Stato comuni all’area euro), Fitch già assicura che avrebbero la "Tripla A" o la "Doppia A": questo ridurrebbe in parte il divario tra Nord e Sud. E forse anche la Germania resterebbe al riparo dalla speculazione.