Ettore Livini, la Repubblica 7/5/2012, 7 maggio 2012
Grecia, voto-caos salgono i neonazisti puniti i "rigoristi" – La Grecia dice no all´austerità, affonda nelle urne i partiti filo-Ue ma –grazie alle alchimie del sistema elettorale – potrebbe regalare proprio a loro (per il rotto della cuffia) la maggioranza del nuovo Parlamento, consentendo a Bruxelles e ai mercati di tirare un bel sospiro di sollievo
Grecia, voto-caos salgono i neonazisti puniti i "rigoristi" – La Grecia dice no all´austerità, affonda nelle urne i partiti filo-Ue ma –grazie alle alchimie del sistema elettorale – potrebbe regalare proprio a loro (per il rotto della cuffia) la maggioranza del nuovo Parlamento, consentendo a Bruxelles e ai mercati di tirare un bel sospiro di sollievo. Dopo due anni di sacrifici imposti da Europa e Fmi – e malgrado i 130 miliardi di aiuti promessi da Bruxelles e Washington – la rabbia dei greci è esplosa con un clamoroso ribaltone nelle urne. Lo schieramento anti-euro – troppo diviso per dar vita a un governo - ha stravinto le elezioni mettendo assieme secondo gli ultimi dati di ieri sera il 65% dei voti, spinto dal boom della sinistra radicale di Syriza (che ha quadruplicato i consensi al 16%) e dall´inquietante 6,9% che porterà l´ultradestra xenofoba di Chryssi Avgi (Alba d´Oro) in Parlamento. I greci hanno fatto pagare carissimo a Nea Demokratia (Nd) e Pasok il sì ai tagli imposti dalla Trojka: i loro voti sono scesi dal 77,4% del 2009 al 35%. I due partiti potrebbero però arrivare in zona Cesarini a conquistare quei 151 seggi necessari per raggiungere la maggioranza e varare il governo di unità nazionale su cui puntano da tempo Ue, Fmi e Bce. Al limite (le ultime proiezioni li davano a 143 seggi) imbarcando qualche alleato dell´ultim´ora. L´incarico di premier dovrebbe toccare ad Antonis Samaras, leader del centrodestra. La sua Nd è uscita vincitrice dalle urne con il 20,3% (aveva il 33,4% tre anni fa) conquistando un preziosissimo e decisivo premio di maggioranza di 50 seggi. I socialisti del Pasok, al potere negli ultimi tre anni, incassano invece un doppio ko - il crollo dal 43,9% al 14% e lo storico sorpasso a sinistra di Syriza – ma restano decisivi per arrivare alla fatidica quota 151. Cosa succederà ora? La composizione del nuovo Parlamento sarà chiara solo oggi quando, con i risultati finali, si capirà davvero come saranno divisi i 300 seggi dell´aula. Dopo i brividi iniziali (gli exit-poll avevano disegnato uno scenario d´ingovernabilità del paese) i dati reali sembrano garantire i margini per la formazione di un esecutivo in grado di portare avanti le riforme promesse alla Trojka. «Serve un governo di unità nazionale per rimanere nell´euro», ha detto ieri sera Samaras. E lo stesso auspicio è stato ribadito da Evangelis Venizelos, il leader del Pasok. Se i loro voti non basteranno per arrivare alla maggioranza, cercheranno appoggio tra i partiti minori: la neonata Sinistra democratica di Fotis Kouvelis – 6% dei voti e una dote di 18 seggi circa - potrebbe dare una mano in cambio di un ammorbidimento delle condizioni di Bruxelles («noi lo chiederemo», ha messo le mani avanti Samaras). E lo stesso potrebbero fare gli Indipendenti greci di Panos Kammennos. Un gruppo di transfughi da Nd che ha fatto campagna elettorale contro la Ue conquistando l´11% dei voti ma che ora potrebbe tornare a Canossa se Samaras sarà in grado di toccare i tasti giusti con il suo ex compagno di partito. Il nuovo governo dovrebbe insediarsi il 17 maggio. E un´Angela Merkel ammorbidita dal voto ad Atene e dall´elezione di Francois Hollande all´Eliseo potrebbe a questo punto dare un po´ di tempo in più alla Grecia per sistemare i suoi conti. Il vero vincitore delle elezioni, invece, il 38enne Andreas Tsipras, leader di Syriza, è condannato all´opposizione. Molti dei partiti anti-Ue non sono riusciti a superare la soglia del 3% necessaria per entrare in Parlamento. E pur condividendo il suo programma elettorale («stop al pagamento del debito e no alle intese con Ue e Fmi»), le altre formazioni della sinistra radicale non hanno accettato alleanze in grado di concretizzare il no all´austerità dei greci in una maggioranza parlamentare. La formazione di un governo di unità nazionale – della cui tenuta in realtà non tutti sono convinti - non significa però che la strada verso il salvataggio della Grecia è in discesa. Il percorso, anzi, resta a ostacoli. Il primo – altissimo – è la manovra da 11 miliardi di tagli da approvare entro giugno per rispettare gli impegni con la Ue. L´elenco delle misure da approvare - in un paese già fiaccato da cinque finanziarie in tre anni e da un Pil calato del 13% dal 2009 - è da brividi: una riduzione del 12% per gli stipendi di dottori, forze di sicurezza e giudici, un´altra sforbiciata alla spesa sanitaria (deve calare dai 5,2 miliardi del 2009 ai 2,8 previsti nel 2014), la revisione del catasto, il licenziamento di 15mila dipendenti pubblici, l´aumento delle bollette elettriche e una raffica di privatizzazioni cui i sindacati sono contrari. Riuscirà un governo anomalo, magari ostaggio di un piccolo partito in cerca di visibilità, a mettere in pratica un´agenda così impegnativa? La risposta qui ad Atene, in una serata caldissima e mentre nessun partito se la sente di festeggiare in piazza l´esito elettorale, non la sa nessuno. La Grecia – non abituata alle alchimie dei governi di coalizione – è entrata con il voto di ieri in terra incognita. E nemmeno l´oracolo di Delfi è in grado di dire se il paese riuscirà alla fine a salvarsi dribblando le sirene del ritorno alla dracma.