Roberta Zunini, il Fatto Quotidiano 5/5/2012, 5 maggio 2012
ESILIO O CARCERE: L’EREDITÀ DEI FIGLI DI GHEDDAFI
Grazie ai loro soldi e ai retroscena di cui sono a conoscenza, che una volta rivelati metterebbero a nudo verità molto scomode sui rapporti tra i leader occidentali e il defunto Gheddafi , i 4 figli superstiti del Colonnello stanno bene e lottano assieme ai loro nuovi e vecchi “compagni d’armi”. Il fine di Saadi, Moutassin, Aisha e Saif Al Islam, sarebbe la dstabilizzazione del quadrilatero formato da Libia, Mali, Niger e Algeria - terre ricche di petrolio, gas e materie prime, oltre che di gruppi islamici legati ad Al Qaeda - per riguadagnare un ruolo di potere.
LO DIMOSTRA la parabola di Saadi, che dopo essere riuscito a scappare in Niger nel settembre scorso, da carcerato agli arresti domiciliari a causa del coinvolgimento nelle vicende paterne, è diventato in poche settimane un rifugiato per motivi umanitari. Da criminale della peggior specie a perseguitato degno di asilo. Ma dal Niger, il 39enne ex calciatore del Perugia, avrebbe foraggiato con soldi, mezzi e armi, la rivolta tuareg nel confinante Mali (i tuareg sono sparsi soprattutto tra Libia, Mali e Niger) e i gruppi salafiti legati ad “Al Qaeda nel Maghreb” che operano in tutta la fascia sahariana.
Il quotidiano algerino Echorouk, un paio di giorni fa scriveva che avrebbe dato 20 milioni di dollari ai tuareg del Niger per fomentarne la ribellione, così come ha fatto con i tuareg del Mali. Il legame tra la famiglia Gheddafi e i tuareg è di vecchia data. Tanto che durante la guerra avevano combattuto per lui. Fu il raìs ad accoglierli nel sud della Libia quando, a partire dal decennio scorso, dovettero allontanarsi perché i governi centrali del Mali e del Niger ricominciarono a monitorarli con più attenzione per evitare che realizzassero il loro sogno di creare un proprio Stato indipendente. Che hanno in parte realizzato con la conquista il mese scorso del Mali del Nord, proclamato unilateralmente repubblica dell’Azawad.
L’ex figlio di papà con la passione per il calcio e le moto, starebbe armando anche il “Movimento per l’unicità e il Jihad in Africa occidentale” (Mujao), il gruppo che, secondo le ultime notizie, tiene prigioniera la cooperante italiana Rossella Urru, rapita nel sud dell’Algeria lo scorso ottobre. Saadi avrebbe rifornito i Mujao con armi acquistate in Darfur. L’obiettivo di questo movimento, che ultimamente si sarebbe staccato da “Al Qaeda nel Maghreb”, è l’instaurazione di un emirato governato dalle fazioni tuareg e toubou islamiche che includa, oltre all’Azawad, parte dell’Algeria.
QUI DA MESI vive l’altro figlio sopravvissuto del rais, Moutassin e la sorella, la bella e spietata Aisha, un tempo chiamata la “Claudia Shiffer del Nord Africa”. Anche loro hanno ricevuto l’asilo per ragioni umanitarie. Meglio averli in casa, sotto controllo, che fuori a tramare contro l’Algeria grazie ,ancora una volta, alla recente intesa con la Jihad, che in questo paese da anni combatte “l’usurpatore”, il presidente Bouteflika. Secondo varie fonti, entrambi i fratelli Gheddafi non si troverebbero nella capitale Algeri.
Ultimo ma non ultimo l’ex delfino, Saif Al Islam, l’unico finito agli arresti mentre tentava di svignarsela vestito da povero beduino. Due mesi fa avrebbe dovuto essere trasferito in un carcere di Tripoli per essere sottoposto a processo e quasi sicuramente giustiziato, ma i guerriglieri di Zintane, che lo hanno catturato, si guardano bene dal consegnarlo al Consiglio Nazionale Transitorio: semmai lo faranno quando avranno ottenuto la grande fetta di potere a cui aspirano, visto che costituiscono la milizia più potente della Libia post Gheddafi. Saif, che non pontifica più con il dito alzato, davanti alle telecamere di tutto il mondo, è la moneta di scambio più pesante, perché condivideva con il padre la conoscenza di tante verità nascoste, tra cui l’eventuale finanziamento della campagna elettorale di Sarkozy del 2007, di cui il sito Mediapart ha fornito informazioni. E Saif potrebbe dire se vere o false.