Glauco Maggi , Libero 5/5/2012, 5 maggio 2012
LE EX DI OBAMA SONO TUTTE BIANCHE
«C’è sicuramente un calore sessuale, ma il resto ha angoli acuti e io sto trovando il tutto sconvolgente e mi sento la voglia di tirarmi via da tutto ciò…. Devo ammettere che provo rabbia nei suoi confronti per una serie di motivi… Il suo calore può essere ingannevole. Anche se usa parole dolci e può essere aperto e credulone, c’è pure quel suo fare cool, calmo e freddo… e io comincio ad avere sentore di alcune cose su di lui…». Dalla pagina del 19 febbraio 1984 del diario di Genevieve Cook, australiana bianca di famiglia bene, 25 anni, che cerca di leggere nei sentimenti propri e in quelli del giovane con il quale ha una storia d’amore. Quel lui è Barack Obama, allora appena laureato alla Columbia University di New York, e Genevieve non poteva sapere che quelle sue parole, anzi l’intero diario, sarebbero diventate l’ossatura della biografia Barack Obama: la storia (editore Simon & Schuster), scritta da David Maraniss, di cui alcune anticipazioni sono state pubblicate da Vanity Fair.
I due si erano conosciuti ad una festa di Natale nell’East Village. L’incontro fu in cucina, un colpo di fulmine con scambio dei telefoni su dei pezzettini di carta. Era inverno, ma lui vestiva blue jeans, maglietta e giacca di pelle nera. Cronista puntigliosa, nel gennaio 1984 Genevieve descrive gli odori della stanza alla sua prima visita in casa di Barack.
«Apro la porta ed entro in uno spazio quieto e privato: sudore, deodorante spray Brut, fumo, uvetta, sonno, respiro». La domenica «lui poltriva, bevendo caffè e risolvendo le parole crociate del New York Times, a torso nudo, con indosso un sarong blu e bianco». E c’è la prima volta: «Mi ha preparato la cena, poi siamo andati a parlare in camera da letto. Ho passato lì la notte, c’era un senso di inevitabilità». Ma presto emerse una certa diffidenza. Del resto, che cosa pensare di un ragazzo che, quando lei le disse «ti amo», risponde «Tante grazie» invece di «Anch’io»? «Come può essere così già vecchio, a 22 anni? Devo ammettere che trovo la sua tenerezza veramente minacciosa… c’è distanza, distanza, distanza, e circospezione».
Genevieve lo vede sempre più come una sfinge, in difesa, che non si concede. Lo ama, ma è frustrata da quanto è calcolatore: «Sento che tu filtri tutto con cura nella tua mente e nel tuo cuore… Barack ancora mi intriga ma è rinchiuso sotto la superficie, irraggiungibile. Protetto, controllato». La ragazza capisce che non ha speranza, quando lui le confida la sua «immagine adolescente di una perfetta donna ideale… che stava cercando invece di folleggiare in giro con chi ci sta». Genevieve legge sorprendentemente nel futuro quando scrive: «Non posso che pensare che ciò che lui veramente vuole è una donna molto forte, rigida, una combattente, esperta… e io la immagino che sia una donna nera».
Prima dell’australiana, Obama aveva avuto un flirt con Alex McNear, americana conosciuta all’Occidental College quando entrambi erano teenagers. Nell’estate del 2002 lei lo raggiunse a New York, dopo scambi romantici di lettere in cui lui le scrisse anche qualche poesia. In città mangiavano in un ristorante italiano sulla Lexington e parlavano per ore. Era ossessionato dalle scelte che avrebbe dovuto fare per la sua vita, ha ricordato Alex, e «la persona più determinata nel costruirsi la sua propria identità», ha confermato il suo amico del cuore a New York, Beenu Mahmood. Così calcolatore, che nella sua autobiografia «I sogni da mio padre», Obama mentì sulle sue relazioni: «C’era una donna a New York che amavo», aveva scritto. Ma a Maraniss, che lo ha intervistato per il libro, ha ammesso che la donna delle memorie era una «sintesi» di una storia newyorkese e di un’altra girlfriend di Chicago. Il personaggio artefatto fu usato da Obama per «enfatizzare il baratro razziale che inevitabilmente lo separava dalla donna che lui descrive come la sua amante di New York», ha commentato l’autore. Anche se non aveva alcun motivo di lamentarsi del rapporto con una bianca che lo amava, ed essendo lui stesso mezzo bianco per via di madre, Barack (fu allora che decise di abbandonare Barry, il nome con cui lo chiamavano i nonni) aveva optato per collocarsi nella vita come un uomo nero. Una scelta che lo avrebbe portato prima ad una forte donna nera come moglie, e poi alla Casa Bianca.
Glauco Maggi