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 2012  maggio 06 Domenica calendario

Ma perché la cerimonia di consegna dei David di Donatello è così triste, brutta, e noiosa? Il 4 maggio, anniversario di Superga, non era meglio fare un programma sul Grande Torino e convincersi che certe cose non le sappiamo fare, che siamo degli inguaribili provinciali, che è ancora tutto da dimostrare che Gina Lollobrigida sia stata una grande attrice (Rai Movie, venerdì, diretta ore 17

Ma perché la cerimonia di consegna dei David di Donatello è così triste, brutta, e noiosa? Il 4 maggio, anniversario di Superga, non era meglio fare un programma sul Grande Torino e convincersi che certe cose non le sappiamo fare, che siamo degli inguaribili provinciali, che è ancora tutto da dimostrare che Gina Lollobrigida sia stata una grande attrice (Rai Movie, venerdì, diretta ore 17.30; Rai1, differita, ore 23.40). Francamente prendersela con Tullio Solenghi è voler vincere facile, anche se scegliere un presentatore che non ha propriamente il senso del ritmo la dice lunga su come vengono fatti i casting in Italia. Hanno vinto i fratelli Taviani, alla loro veneranda età, molto sponsorizzati dal venerabile patron Gian Luigi Rondi, ancora una volta ha vinto il ricatto dei contenuti (il neorealismo non muore mai), hanno vinto gli attori presi dalla strada (dal carcere, in questo caso), che non è una cosa carina per gli attori professionisti. Fin troppo scontato dire che la cerimonia della 56esima edizione dei David è lo specchio del cinema italiano; ma non è così. Forse è qualcosa di peggio, l’espressione di quel rapporto tutto romano (intellettual-impiegatizio, parastatale, molto Viale Mazzini) che lega la tv al cinema e il cinema alla tv, in una spirale di autoreferenzialità che toglie il fiato. Ma come si fa a parlare di eccellenza quando si fanno programmi simili? Perché lamentarsi sempre che lo Stato non sovvenziona più il mondo dello spettacolo se poi «la necessaria linfa economica per salvare arte e lavoratori dell’industria teatrale e cinematografica» offre risultati come questo, con la regia di Nello Pepe e le scenografie di Patrizia Cardone? Questa trasmissione potrebbe essere il capitolo finale del film di Woody Allen: non solo perché molti attori italiani vi troverebbero finalmente una particina, ma perché in To Rome with love la mano del maestro è indistinguibile da quella di Nello Pepe.