Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 06 Domenica calendario

ROMA - Il prezzo della benzina dovrebbe scendere, ma i petrolieri lo tengono a livello record. Con il petrolio in fase calante oggi per ogni litro erogato si dovrebbero pagare 8 centesimi in meno

ROMA - Il prezzo della benzina dovrebbe scendere, ma i petrolieri lo tengono a livello record. Con il petrolio in fase calante oggi per ogni litro erogato si dovrebbero pagare 8 centesimi in meno. Gli automobilisti, in pratica, stanno versando una tassa occulta che va in tasca ai produttori. Le difficoltà dell´economia mondiale stanno deprimendo le quotazioni del barile ma questa volta il prezzo alla pompa si adegua più lentamente rispetto al passato. O non si è adeguato affatto, restando fermo, in media, a quota 1,85 euro. Soliti dolori per i consumatori, ma grandi profitti per le compagnie petrolifere. Mai così ingenti, secondo una ricerca realizzata dal centro studi Nomisma Energia. Il 4 maggio scorso la differenza tra il prezzo ottimale, che considera i costi di produzione e distribuzione, e quello effettivamente praticato era di 2,4 centesimi al litro per il gasolio e di 7,7 per la benzina. «Quest´ultimo il valore più alto degli ultimi 4 anni», spiega Davide Tabarelli, direttore di Nomisma Energia, «e uno dei più alti di sempre». Senza adeguamenti, in un mese garantirebbe alle aziende incassi extra compresi tra i 50 e i 100 milioni di euro. E ai viaggiatori l´ennesimo salasso. Il "prezzo è giusto" Sul caro carburante non è solo la politica dei produttori a incidere. Più della metà del prezzo finale, 55% per la benzina, 52% per il gasolio, è determinato da tasse varie, Iva e accise. Con la manovra Salva Italia il governo Monti ne ha aggiunta un´altra, 8,2 centesimi sulla benzina e 11,2 sul Diesel. E un nuovo balzello potrebbe arrivare in caso di calamità naturali. Il decreto legge sulla protezione civile, approvato in settimana, prevede che gli interventi di emergenza siano finanziati con un´accisa di 5 centesimi al litro. Fin qui il fisco, poi c´è la variabile prezzo del petrolio. O meglio, visto che nel serbatoio non ci va il greggio, del Platts, indice che tiene conto del costo medio della benzina lavorata e venduta sul mercato internazionale. «Negli ultimi giorni è sceso di circa 15%», dice Tabarelli, «venerdì era poco sopra i 60 centesimi al litro, quando ad aprile è stato a lungo sopra i 70». Per avere il prezzo finale vanno poi aggiunti tutti gli altri costi, trasporto, distribuzione, fino agli amati premi fedeltà. E l´utile dell´azienda, che ci dovrà pur guadagnare. Nomisma racchiude tutto in una voce, il margine lordo medio: negli ultimi due anni è stato in media di 15 centesimi per ogni litro, l´8,4% del costo finale. Secondo Tabarelli 3-4 centesimi più alto che all´estero: «Anche per fattori strutturali. In Italia la popolazione è dispersa e ci siano molti distributori: quasi 24mila, un quinto di quelli europei, mentre la benzina venduta è solo un decimo». Scontato anche questo, il prezzo ottimale per un litro arriva a 1,708 euro per il gasolio e 1,771 per la benzina. Scesa di circa 10 centesimi in un mese. La dura realtà Dalla teoria alla pratica: 1,85 e 1,73, ecco quanto costano oggi alla pompa benzina e gasolio, entrambi costanti. Per il Diesel, fanno 2,4 centesimi più del prezzo ottimale, valore costante da parecchie settimane. Per la benzina 7,7, nonostante il calo della materia prima, un record. Così il margine delle compagnie è arrivato a 23 centesimi (benzina) e 18 (gasolio) per ogni litro. «L´anno scorso è stato a lungo a 12, 13 centesimi», spiega Tabarelli. «Quando il petrolio è salito, molte aziende sono state lente ad adeguarlo e hanno perso. Probabile che ora vogliano cerchino di compensare». Prezzi bloccati dunque, alla faccia della concorrenza che in Italia, nel settore, non è ancora decollata. Il mercato delle pompe bianche, senza marchio, ha numeri limitati. Su 24mila distributori sono circa 1.500 quelli no logo, ma solo 500 praticano prezzi vantaggiosi. E appena 300 supermercati hanno aperto un loro distributore, quando in Francia la grande distribuzione controlla il 30% del mercato. «Le compagnie sono lente sia nell´adeguare il prezzo verso l´alto che verso il basso», conclude Tabarelli. «Nel lungo periodo le due cose si compensano. Certo in questi giorni il costo extra è molto evidente». E il conto, per gli automobilisti, altrettanto doloroso.