Alain Elkann, La Stampa 6/5/2012, 6 maggio 2012
Michelangelo Pistoletto, quali sono le novità nel suo lavoro di pittore? «Nella primavera 2013 mi dedicheranno una grande mostra retrospettiva e prospettiva al Louvre, che è lo specchio della storia umana perché raccoglie l’arte e i miti fino ad oggi
Michelangelo Pistoletto, quali sono le novità nel suo lavoro di pittore? «Nella primavera 2013 mi dedicheranno una grande mostra retrospettiva e prospettiva al Louvre, che è lo specchio della storia umana perché raccoglie l’arte e i miti fino ad oggi. Il mio lavoro sarà lo specchio del Louvre e quindi della storia e si intitolerà «Anno 1 il Paradiso sulla Terra» perché il 2012 finisce con l’annuncio della Rinascita, per la quale verrà organizzata una grande festa». Mi può spiegare meglio questo concetto? «Sto lavorando sulla fine del mondo che è stata annunciata, seguendo il calendario Maya, per la fine dell’anno, e cioè esattamente il 21 dicembre 2012». Cosa succederà quel giorno? «Il 21 dicembre, capovolgendo il concetto di fine, sarà la giornata della Rinascita. Una data simbolica che coincide con la realtà di un mondo che sta precipitando: lo dicono tutti, compresi gli scienziati. La crisi è sotto tutti i punti di vista, ed io con il mio progetto del “Terzo Paradiso” cerco di coinvolgere tutti coloro che si impegnano in una trasformazione responsabile». A che punto è il suo lavoro di artista internazionalmente conosciuto come uno dei padri dell’arte povera? «Il mio lavoro, che fin dagli Anni 60 ha trasformato la tela in superficie specchiata, è diventato lo specchio della società e del mondo. Progressivamente mi sono adoperato per portare il significato di riflessione sul mondo dalla dimensione virtuosa del quadro alla dimensione reale della vita». Cosa significa nella pratica? «Nello stesso decennio ho aperto il mio studio alla collaborazione di artisti provenienti da diversi linguaggi: letteratura, musica, cinema, teatro. All’epoca, nell’interazione linguistica dell’arte, ho creato lo Zoo, un gruppo multiculturale portato nelle strade e nelle piazze». E oggi a che punto siamo? «Da quell’esperienza è nata l’Università delle idee e quindi la Città dell’Arte, che non è più solo un incontro di linguaggi artistici ma l’incrocio tra arte e i vari settori della vita sociale». Che cosa pensa della politica? «Credo che anch’essa sia il risultato di un processo creativo, non c’è nulla che non abbia un fondamento nella creatività, che attraverso l’arte ha sviluppato una grande libertà. Però più si è liberi e più si è responsabili, la libertà da sola non ha significato se non è connessa alle responsabilità». Ritiene che nel mondo, in Europa e in Italia esista una responsabilità politica? «Penso che la politica debba riconsiderare culturalmente il substrato su cui poggia». Perché oggi la politica è così indifferente alla cultura e all’arte? «Forse dipende dalla tecnicità totalmente rivolta verso se stessa e dalla mancanza di sensibilità». Quali sono i rapporti tra arte e religione? «L’arte ha una capacità di riflessione su largo spettro che va oltre alla confessionalità religiosa dei vari culti». Il cardinale Ravasi, ministro della Cultura del Vaticano, ha annunciato che alla prossima Biennale di Venezia ci sarà un padiglione dedicato alla Santa Sede... «Il fatto che la Chiesa dia di nuovo importanza all’arte è cosa lodevole e positiva, però...». Su cosa si basa la sua titubanza? «L’arte che si era resa autonoma, liberandosi da qualsiasi servizio alle idee politiche o alle religioni nel XX secolo, oggi deve saper mantenere questa autonomia pur riprendendo i rapporti con tutti gli ambiti della vita sociale. L’arte deve essere una nuova guida del pensiero e della spiritualità». Qual è secondo lei il ruolo di un artista in questa società? «È quello di portare la libertà e la responsabilità che l’artista ha acquisito nel proprio ambito alle persone che compongono la società perché ciascuno sia più libero e più responsabile». Cosa pensa dell’arte vista come mercato e delle fiere che si moltiplicano come funghi? «Osservo un’incapacità di dare un senso morale ai fenomeni che legano l’arte all’economia, facendo sì che la prima sia rappresentativa delle speculazioni finanziarie. Qualcuno dall’interno del mondo dell’arte dovrebbe comunque far valere l’aspetto etico oltre che estetico». Stiamo davvero vivendo in una brutta epoca? «Mi sembra che la nostra società sia arrivata a un punto di saturazione sul piano economico». E lei come si rapporta a tutto questo? «Mi sforzo di agire con nuove conoscenze e di contribuire a creare un nuovo mondo che diventi l’opera d’arte dell’umanità. Non è crogiolandosi nel disastro e nel dramma che riusciremo a superare questa crisi universale, ma ci vuole una responsabilità comune. Non solo doveri, ma il piacere di scoprirsi capaci di cambiare le cose. Un fatto artistico, una vena artistica che dovrebbe scorrere nel sangue di tutti noi».