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 2012  maggio 04 Venerdì calendario

Il nuovo show di Fazio sembra quello vecchio di Pacifico su Radiorai - Ma che ci voleva.Giusto un po’ di fantasia in più

Il nuovo show di Fazio sembra quello vecchio di Pacifico su Radiorai - Ma che ci voleva.Giusto un po’ di fantasia in più. Lo spot di Quello che (non) ho , il megaevento televi­sivo di Fazio e Saviano del 14 mag­gio su La7, strombazzato in ogni dove, ricorda da vicino, molto da vicino, troppo da vicino, quello di Una parola non basta , il program­ma che il grande autore Pacifico ha condotto un mese e mezzo fa su Rairadiodue. Dunque qui si parla di evidenza. Se l’occhio non vede, il cuore non duole. Ma, se ve­de, duole assai. Così almeno ci pa­re. Specialmente se riguarda uno degli eventi televisivi più attesi da­gli spettatori «sinceramente de­mocratici », quelli che Mediaset per carità e abbasso tutto ciò che in qualche modo sia legato al ba­bau Berlusconi. Qui carta canta (come da rubri­ca di Travaglio sull’ Espresso ). An­zi, video canta. E basta confronta­re i fotogrammi (reperibili sul web)per rendersi conto che l’idea dello spot è la stessa, poco cam­bia. Se tanto ci dà tanto, il neopro­gramma tanto atteso potrebbe non essere così pieno di trovate in­novative. Tanto più che la presen­tazione dello show radio di Pacifi­co, come si trova sul web, assicura la presenza di «altre voci, amici, ar­tisti noti e di riconosciuto talen­to ».Idem da Fazio e Saviano.D’ac­cordo, la radice di questa comu­nanza di affettuosi spot si rintrac­cia nell’epocale video Subterrean homesick blues di Bob Dylan di al­cuni decenni fa, nel quale- esatta­mente come Pacifico e come su La7- il padre di tutti di retromarci­sti del rock sfoglia una serie di car­telli con parole prestampate che volano via una dopo l’altra. Nel suo caso, la prima era «base­ment ». In quello di Pacifico era «domani».Per annunciare all’uni­verso mondo lo show di Fazio e Sa­viano è stata invece scelta (con tanto di modella dotata di bambi­no a tracolla molto politically cor­rect) la decisiva parola «parole». Un omaggio a Pacifico? Difficile. A Bob Dylan? Improbabile. Paro­le appunto. Nell’intervista al bra­vo Aldo Cazzullo pubblicata ieri su Sette, inserto del Corriere della Sera , Fabio Fazio annuncia in pompa magna che lo scopo del suo programma sarà quello di «lu­cidare le parole, restituire loro un senso». Bellissimo. Ma qualcuno ci ha pensato prima. Appena poco tempo fa. E, se proprio bisogna es­sere sinceri, il riservato Pacifico è uno che di parole se ne intende, vi­sto che le ha declinate nei modi più disparati. E ha dato loro, attra­ve­rso i testi composti per i più cele­brati cantanti di questa epoca, dal­la Nannini a Celentano, una ragio­ne di vita. Dopotutto il suo pro­gramma su Rairadiodue aveva proprio questo scopo: «Riscopri­re la dignità delle parole, ripescan­dole dalla discarica verbale quoti­diana » (ascoltatelo su www.ra­dio2. rai.it). «Noi vogliamo ridare emozio­nalità alle parole », rilancia dal can­to suo Fazio, assai pacifico nel ri­proporre, all’apparenza, gli stessi concetti di Pacifico. La vera diffe­renza, se proprio bisogna dirlo, è che Fabio Fazio ammanta tutto con una scivolosa dose di ovvietà. Pacifico è, per indole, più spigolo­so. Ma queste sono solo supposi­zioni. Pacifico è già andato in on­da. Fazio e Saviano no.Però l’idea pare la stessa e non è un bel segna­le. Poi, certo, ciascuno può inarca­re le parole come crede. Allungar­le. Distorcerle. Adattarle alla poli­tica («Faremo una tramissione molto politica, senza politica» di­ce Fazio). Oppure fregarsene, co­me ha fatto Pacifico. Rimane il fat­to che nessuno può negare una so­miglianza. Quindi viene da chie­dersi questo: e se Fiorello avesse copiato uno spot, uno spunto, un’idea, un format da qualcun al­tro? Apriti cielo. Il finimondo. In questo caso, Fazio e Saviano si fan­no presentare, senza fare un plis­sé, da uno spot che tanti hanno già visto pari pari da un’altra parte. Va bene che sono soltanto parole. Ma non esageriamo.