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 2012  maggio 04 Venerdì calendario

Londra al voto con l’ombra di Blair: «Ora torno» - Tremate, tremate, Blair e le sue stre­gonerie son tornate

Londra al voto con l’ombra di Blair: «Ora torno» - Tremate, tremate, Blair e le sue stre­gonerie son tornate. Come per incante­simo, è bastata un’indiscrezione-la no­tizia che l’ex premier vuole tornare ad avere un ruolo nella politica britannica­per avvelenar­e in un colpo solo il bocco­nedilaburistieconservatori, ognunoal­le prese coi propri guai: la forte perdita di consensi per i Tory al governo e la crisi dileadershipdelLabourall’oppo­sizione. In attesa dei risultati delle amministrative, che saranno resi noti og­gi, nel giorno che con molta probabilità ri­confermeràilToryBo­ris Johnson sindaco di Londra, ma anche nel giorno in cui i la­buristi dovrebbe prendersi la rivin­cita in centinaia diconsiglicomu­nali, il terremoto Blair spiazza tutti e ridisegna nuovi scenari.«È pronto-ha riferi­to a Public Affairs News una fonte vicina all’ex premier - . Vuole tornare a impe­gnarsi in Gran Bretagna. Ha cose da dire ed è convinto che sia arrivato il momen­to ». Come per incantesimo, il mago del «New Labour»-ex primo ministro dei re­cord, arrivato a Downing Street a soli 43 anni e uscito nel 2007 dopo una storica tripletta elettorale, il protagonista della «Cool Britannia»in cui l’economia mar­ciava, la City dominava e Londra era la città più trendy del pianeta, il leader del­la «TerzaVia»chehafattosognarelasini­stra mondiale, ha fatto rizzare i capelli al­la sinistra degli ortodossi e ha convinto i mercati, i liberali e pure Sua Maestà- fi­nisce per turbare il sonno a laburisti e conservatori. Perché il ciclone Blair ha due effetti. Primo: fa tremare David Ca­meron, la cui leadership da oggi rischia diesseremessapesantementeindiscus­sione se, come dicono i pronostici, i Tory vinceranno davvero solo a Londra, dove a trionfare è però uno dei più insi­diosi rivali interni del premier, quel Bo­ris Johnson che ieri sul Sun ha attaccato governo e Tesoro, toccandoli nel vivo e mostrando ambizioni da capo di gover­no: «Non è stata la mia finanziaria. Non ho visto tutti i dati del Tesoro ma è alta­mente improbabile che avrei presenta­to una Finanziaria del genere». Secon­do effetto: il grande ritorno di Blair fa tor­nare il Labour a sognare, ma gli crea an­che un grosso problema interno. Terro­rizza l’ala dura del partito, che non gli ha mai più perdonato la decisione di entra­reinguerraconl’Irak, l’amiciziaconBu­sh, lo stile di governo mediatico (fu pa­drino della figlia di Murdoch ma lo si è scoperto solo a scandalo scoperchiato) e ora, nei suoi cinque anni lontani da We­stminster, non gli perdona i soldi facili fatti con le conferenze (250 mila dollari per un discorso di un’ora e mezzo) e le consulenze strapagate (un milione di dollari l’anno) per gli amici della banca d’investimento JPMorgan Chase.Il quo­tidiano progressista Guardian- nemico del Blair«guerrafondaio»-ieri ha lancia­to sul sito un sondaggio il cui risultato- a click ancora aperti - era già netto: il 68% dice no al ritorno dell’ex premier.Impie­tosi i commenti: «Benvenuto sì, con un mandato d’arresto»; «Caz.., i Tory han­no già un leader». Eppure Blair, politico dal grande fiu­to, è convinto che i tempi siano maturi e ha assunto una nuova responsabile per la comunicazione, Rachel Grant. Addio al ruolo e agli scarsi risultati di inviato di Onu, Usa, Russia e Ue per il Medio Orien­te. Il primo passo sarebbe un seggio alla Camera dei Lord, ma l’obiettivofinale è Downing Street. A luglio farà la sua pri­ma uscita a una cena per le Olimpiadi al fianco di Ed Miliband. Il leader del La­bour si dice «deliziato» dall’idea di ve­derlo di nuovo in campo. Forse la prova che la leadership laburista non è mai sta­ta così debole.