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 2012  maggio 04 Venerdì calendario

La Grecia pronta al voto anti casta È l’ora di comunisti e neo nazisti - Paese sismico per eccellenza, la Grecia si prepara per domenica prossima a un terremoto di prima grandezza

La Grecia pronta al voto anti casta È l’ora di comunisti e neo nazisti - Paese sismico per eccellenza, la Grecia si prepara per domenica prossima a un terremoto di prima grandezza. Politico, stavolta. Mandato a casa con fretta sospet­ta il Monti ateniese Lucas Papade­mos, che in sei mesi di governo tec­nico ha costretto i greci a sentire sulla loro pelle il bruciore delle sue misure«lacrime e sangue»(ov­vero tagli, licenziamenti e tasse), i partiti hanno avuto ciò che voleva­no: le elezioni. Ognuno di essi spe­rando di trarne comunque dei vantaggi, nonostante la contin­genza economica drammatica (cinque anni consecutivi di reces­sione e un quinto del Pil naziona­le andato in fumo) e il montante malcontento sociale che rischia di sfociare in varie forme di rivol­ta. La più imminente di queste sembra essere quella elettorale, e viene da chiedersi se gli strateghi politici di Atene abbiano ben valu­tato i rischi che si assumono chia­mando i greci alle urne. I sondaggi segnalano che è sensato attender­si vari tipi di scosse sismiche, oltre ad alcune probabili (mezze) sor­prese. Fra le prime il dilagare del­l’astensionismo e il forte ridimen­sionamento dei due principali partiti (i conservatori di Nuova De­mocrazia e i socialisti del Pasok), fra le seconde l’approdo in Parla­mento, a fronte dei cinque attual­mente rappresentati, di una deci­na di movimenti politici, alcuni dei quali piuttosto inquietanti: si prevede che sull’onda della prote­sta e del disorientamento supere­ranno la soglia minima del 3 per cento due partiti dell’ultrasinistra e due dell’estrema destra. Tra gli inquilini della futura Vu­lì (il Parlamento di Atene) ci do­vr­ebbero dunque essere gli irridu­cibili stalinisti del partito comuni­sta KKE ( 9 per cento nei sondaggi) e la coalizione della sinistra radi­cale «Syriza», avvicinabile ai no­stri vendoliani e anch’essa data at­torno al 9 per cento: movimenti che promettono un’accesa ribel­lione «anti-capitalista» ai metodi fin qui usati per risanare i disastro­si conti pubblici della Grecia. Sul fronte opposto dovrebbero con­fermarsi in Parlamento gli ultra­nazionalisti del «Laos» (che però hanno appannato la loro immagi­ne d’intransigenza concedendo un appoggio«d’emergenza»a Pa­pademos) ma soprattutto appro­darvi le teste rasate neonazi di «Al­ba dorata». Costoro, da sempre ai margini della vita politica greca, ricevette­ro un modestissimo 0,23 per cen­to dei voti nel 2009, ma sono ora ac­creditati nei sondaggi di un 5 per cento. Nella diffusa collera gene­rata da­ll’esplodere della crisi eco­nomica e dal progressivo impove­rimento dei greci, le più che drasti­che proposte di «Alba dorata» (frontiere minate per bloccare l’immigrazione, linea durissima contro la criminalità, sanzioni esemplari per i politici ladri e cor­rotti) rischiano di ottenere anche più ascolto del previsto. Tipica­mente i dirigenti del partito re­spingono al mittente le accuse di neonazismo, preferendo definir­si «semplici nazionalisti». Rima­ne il fatto che il loro leader Nikolas Mihailoliakos, eletto nel 2010 nel consiglio comunale di Atene, si presentò alla prima seduta esiben­do un saluto romano e non man­cò in altre occasioni di definire Adolf Hitler «una grande persona­lità della Storia». L’indigeribile minestrone par­lamentare che gli stessi greci si ac­cingono a cucinarsi promette in­somma di rendere impresa ardua la formazione di un esecutivo, per tacere dello stesso livello del dibat­tito in aula tra fazioni incattivite e distanti. In ultima analisi la pro­spettiva più realistica, ammesso che gli elettori la consentano, sem­bra essere quella di un compro­messo storico tra conservatori (dati al 22%) e socialisti (stimati al 18%), una Grosse Koalition in sal­sa greca che consenta una gestio­ne «politica» delle pesanti misure «tecniche» che appare inevitabile continuare ad applicare. Papade­mos, congedandosi, ha ricordato che chiunque governerà dovrà im­porre i tagli per 11 miliardi di euro già concordati con Bruxelles. Ma se i greci voteranno contro tutto questo è inutile nasconderselo: sa­rà il caos.