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 2012  maggio 04 Venerdì calendario

De Bortoli in pole position per la nuova Rai - Con lui si chiuderebbe il cer­chio. Non quello magico che va a comprare le lauree all’estero

De Bortoli in pole position per la nuova Rai - Con lui si chiuderebbe il cer­chio. Non quello magico che va a comprare le lauree all’estero. Ma quello dei veri professori, dei tec­nici, dei rappresentanti dei poteri che ora reggono le sorti dell’Italia. Insomma, se Ferruccio De Bortoli diventasse presidente della Rai, un altro tassello dell’operazione Mario Monti andrebbe a incastrar­si nel puzzle che ha rivoluzionato il nostro paese. Per ora è solo un’ipotesi, un rumor , una chiac­chiera. Però, pare, si dice, che il premier stia mettendo in atto un pressing discreto ma deciso per convincere il direttore del Corrie­re della Sera ad accettare l’incari­co. E, soprattutto, per persuadere le forze politiche che sulla questio­ne si scannano da decenni della bontà della scelta. Per Monti sarebbe la realizza­zione di un sogno. Non solo con De Bortoli ha strettissimi rapporti personali e indubitabili affinità elettive, ma con il più british dei giornalisti italiani condivide e ha condiviso una visione dell’Italia che ha trovato espressione in que­sto governo. Una visione coltivata per anni da entrambi, uno come direttore e l’altro come editoriali­sta, sulle colonne del Corriere edi­ventata realtà con la decisione di Berlusconi di farsi da parte. Non­ché sostenuta con forza dal quoti­diano in questi primi mesi di dure e impopolari riforme (appoggio condito da una serie di critiche an­che forti per cercare di smarcarsi dalla definizione di house organ della nuova real casa). Il progetto De Bortoli in Rai ha un presupposto e uno scopo che viaggiano in parallelo: liberare l’azienda pubblica dalla pressio­ne dei partiti. Il direttore non solo incarnerebbe questa idea (il suo curriculum - strumento tanto in­vocato in questi giorni - parla da solo), ma se ne farebbe garante. E, dunque, presupporrebbe un di­rettore generale super tecnico e consiglieri di amministrazione scelti sulla base delle competenze e non dell’appartenenza politica. Del resto, già qualche anno fa, De Bortoli era stato il candidato nu­mero uno alla presidenza ( e in pas­sato lo fu anche Paolo Mieli) della Tv di Stato: alla fine decise di rifiu­tare proprio per non impelagarsi nelle tenaglie partitiche che stroz­zano la Rai. Ora se il progetto del­l’esecutivo di allentare queste ca­tene dovesse trovare uno spira­glio con la designazione di candi­dati «tecnici» (le votazioni della commissione parlamentare di vi­gilanza cominceranno la settima­na prossima), anche De Bortoli po­trebbe convincersi ad accettare, soprattutto se nel mandato del nuovo vertice venissero inclusi ­come si sta studiando a palazzo Chigi - poteri decisionali più forti rispetto alla governance attuale. Del resto, a questa ipotesi si som­mano le altre voci che continuano a circolare su un possibile cambio al vertice di via Solferino dove po­trebbe arrivare l’attuale direttore della Stampa Mario Calabresi. In­somma, molti tasselli troverebbe­ro un’esatta collocazione. Tutto questo si deve scontrare con la volontà politica che, co­munque, avrà l’ultima parola in un’azienda pubblica come è la Rai. De Bortoli non è certo amato dal centrodestra berlusconiano. Però troverebbe l’appoggio del Pd e potrebbe far cambiare idea a Bersani che ha minacciato di di­sertare l’elezione del nuovo Cda nel caso in cui non si cambiasse la governance della Rai. Uno stallo pericoloso anche per il Pdl. In alternativa, continua a esse­re in pole position un altro noto giornalista: Giulio Anselmi. Men­tre per la direzione generale si fan­no i nomi di Claudio Cappon che ha già guidato la Rai due volte e del manager Francesco Caio. Ieri so­no arrivati sul tavolo di Monti an­che i curricula dei due autocandi­dati (in coppia) Carlo Freccero-Michele Santoro. Le audizioni continuano.Oggi l’assemblea de­gli azionisti della Rai decreterà la chiusura di questo mandato del Cda. Nelle prossime settimane si dovranno concludere i giochi.