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 2012  maggio 04 Venerdì calendario

Periscopio – Che bello il Primo maggio. Tutti assieme. Sudati. Euforici come solo i giovani sanno essere

Periscopio – Che bello il Primo maggio. Tutti assieme. Sudati. Euforici come solo i giovani sanno essere. Speranzosi. Sani. Uniti. Musicanti, come le stelle o il seno di una donna che riposa. Che bello il Primo maggio. Bello soprattutto ascoltare un ricco che parla di povertà o aspettare la pubblicità a un concerto. Che bello il Primo maggio, meno male che oggi è due. Paolo Gervasio. Il Foglio. A lungo enfant prodige dell’economia italiana, Corrado Passera non è ormai più enfant a 57 anni e ha smesso di essere prodige da quando, entrato nel governo, non ha fatto un tubo. Giancarlo Perna. Il Giornale. Siamo così malridotti che ci tocca sperare nella proposta politica dell’antipolitica. Jena. La Stampa. Non ho mai detto che la mafia non uccide. Ho solo detto che la mafia ha tutto l’interesse di mantenere in vita le sue vittime. Le sfrutta, le umilia, le spreme, ma le uccide solo se è necessario per ribadire il suo dominio nel territorio. La mafia non ha mai strangolato il proprio cliente. Gli prende il pizzo del 10%. Qui invece la mafia (intesa come il governo che porta molti imprenditori e lavoratori al suicidio, ndr) strangola le proprie vittime. In particolare la finanza internazionale non si fa di questi problemi. Le sue vittime, gli Stati interi, possono deperire e morire. Gli imprenditori possono suicidarsi come in Grecia e in Italia. Spolpato uno Stato, si spostano nel successivo. Beppe Grillo nel suo Blog. Prima di dare del mafioso a Beppe Grillo, il Pdl pensi all’«eroe» Mangano e a tutti i mafiosi e amici dei mafiosi che B. ha portato in Parlamento fino alle più alte cariche. Bersani pensi al compagno Crisafulli, filmato da una telecamera nascosta mentre abbracciava affettuosamente il boss Bevilacqua, dunque senatore Pd, e al compagno Lombardo, inquisito per fatti di mafia e alleato del Pd. E il Terzo Polo pensi ai suoi Cuffaro e Romano. I classici buoi che danno del cornuto a Grillo. Marco Travaglio. Il Fatto. Col lavoro che manca, la disoccupazione che cresce e gli imprenditori che si uccidono, mi sa che dovremo accorpare il Primo maggio con il 2 novembre. Marcello Veneziani. Il Giornale. Noi italiani guardiamo nel piatto degli altri (che vorremmo, per invidia sociale, vuoto come il nostro) e mai nel nostro per chiedere che sia riempito. Se abbiamo fame, non ci diamo da fare per mangiare, ma speriamo che abbia fame anche il nostro vicino. Il fascismo predicava l’austerità come giustificazione della fame, una sorta di succedaneo del cibo, un karkadè dell’anima al posto del caffè; la cultura politica dominante la auspica in nome dell’etica sociale collettiva. Pre-moderni eravamo, pre-moderni siamo. Piero Ostellino. Corsera. Monti aveva detto: «Cambierò lo stile di vita degli italiani». L’ha fatto, buttandoli per strada. Gianfranco Vissani, chef. Panorama. Il centrosinistra non ha ancora superato il retaggio marxista, mentre il berlusconismo non ha portato la rivoluzione liberale che aveva promesso. Se poi penso a come è stata ridotta la Margherita che io ho fondato, mi convinco che è davvero meglio stare alla larga da questo mondo. Dario Squeri. Libertà. L’unico governo tecnico a mia conoscenza è la giunta militare. Massimo D’Alema. AdnKronos. I canti popolari, o meglio le stornellate da campagna (penso al Calendimaggio), erano l’unico modo per esprimere i propri sentimenti senza la paura di poter essere giudicati. Gisella Bussandri. Libertà. Il presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, se non fosse il capo dello Stato, sarebbe un’altra bestia nera, oltre a Monti, dei ribaldi della peggior sinistra del mondo, quella italiana. Giuliano Ferrara. Panorama. Ci sono due cose interminabili nella vita: far bollire dell’acqua e concludere la lettura di un libro. Michel Cournot. Obs. Voglio diventare una giornalista che non ha paura di leggere le carte dei processi di mafia, come purtroppo capita spesso nella mia regione, la Calabria, dove i più coraggiosi prendono 4 centesimi a rigo, più, ogni tanto, cinque proiettili in busta. Emilia Lacroce. Il Fatto.