Francesco De Dominicis, Libero 4/5/2012, 4 maggio 2012
L’EUROPA RIFILA ALTRE SBERLE ALLE IMPRESE
Mario Draghi dice che la stretta al credito è diminuita e che gli effetti delle due maxiaste Bce da mille miliardi di euro regalati alle banche a tassi stracciati si vedranno tra un po’. L’inquilino dell’Eurotower, da Barcellona, tenta di gettare acqua sul fuoco. La recessione si sta abbattendo sul Vecchio continente con una violenza probabilmente superiore alle attese.
Le parole dell’ex governatore della Banca d’Italia, però, non hanno placato gli animi dei banchieri europei. Che si preparano al peggio in vista di Basilea 3. Stiamo parlando dei nuovi parametri di capitalizzazione degli istituti che avranno effetti sul versante del credito alle imprese. Le nuove regole scattano a gennaio 2013 e in sede Ue non si riesce a trovare alcuna mediazione. L’ultimo tentativo, andato a vuoto, è di mercoledì scorso. Sedici ore di confronto non sono bastate ai ministri delle finanze della Ue per trovare un accordo completo sullo schema europeo contro i rischi di fallimento e di stress. La presidenza danese di turno della Ue si è dovuta accontentare di avvicinare le posizioni dei 27 su una ventina di questioni importanti, ma minori rispetto alla posta in gioco. Il nodo della flessibilità nazionale e dell’impatto delle nuove regole sul mercato unico europeo sarà risolto nel prossimo Ecofin, il 15 maggio.
In assenza di ammorbidimenti, la botta sulla crescita economia in Europa potrebbe essere tremenda: da 85 a 350 miliardi di euro, che equivale, dentro i nostri confini, a una forchetta di 15-60 miliardi. Il pil Ue, dunque, potrebbe crollare dell’1% nella migliore delle ipotesi, messa sul tavolo dalle banche centrali e dallo stesso comitato di Basilea, e fino al 4% secondo la stima più critica realizzata da alcuni big creditizi. Scenari non rosei, in ogni caso, nemmeno per le imprese che potrebbero andare incontro a l’ennesima chiusura dei rubinetti dei prestiti.
La partita vede due fronti contrapposti: da un lato Italia, Francia e Spagna; dall’altro la Germania con Deutsche Bank che, secondo gli addetti ai lavori, detta la linea. Del resto, il colosso bancario tedesco è più impegnato sul versante della finanza e meno su quello dei cosiddetti impieghi all’economia reale e guarda a Basilea 3 con una prospettiva assai diversa. I banchieri italiani puntano il dito contro la politica e non risparmiano, nei colloqui riservati, critiche al Governo di Mario Monti «colpevole » di non aver preso una dura posizione per cercare di cambiare le regole in tempo. Pure in Parlamento la faccenda pare di scarso interesse. Negli ultimi giorni è stata registrata la sola posizione del viceministro dell’Economia, Vittorio Grilli. Tuttavia, la dichiarazione dell’ex dg del Tesoro («servono modifiche») non ha avuto, per ora, gli effetti sperati.
La Danimarca, in quanto presidente di turno del Consiglio, aveva fortemente voluto la riunione straordinaria dell’Ecofin di mercoledì con l’intento di far fare passi in avanti ai negoziati, ma le buone intenzioni si sono scontrate con le differenze esistenti tra gli Stati membri. Anche Londra, la più grande piazza bancaria dell’Europa, ha fatto sentire alta la sua voce nel pretendere per i governi nazionali una libertà quasi completa di imporre requisiti di capitale addizionali. Europa in ordine sparso.
Nel mercato bancario, la crisi di liquidità resta l’emergenza principale. La Bce ieri ha chiuso le porte a nuove aste all’1%, ma per favorire la circolazione di denaro l’Eurotower ha lasciato il costo del denaro invariati all’1%. Una buona notizia per chi ha mutui a tassi variabili: la rata non aumenta.
Francesco De Dominicis