Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 04 Venerdì calendario

«FREDDO E TEDESCO MONTI HA TRADITO GLI IMPRENDITORI»


«Sto resistendo, e sono allo sfinimento delle mie forze». Lo scrive una imprenditrice, sulla pagina Facebook di Edoardo Nesi, romanziere vincitore l’anno scorso del premio Strega. Di lettere del genere ne riceve tante ogni giorno. Una categoria ha trovato in lui un piccolo baluardo, un autore – probabilmente il solo in Italia – capace di raccontare il dramma delle piccole e medie aziende. Lo ha fatto in libri come L’età dell’oro, Storia della mia gente e nell’ultimo Le nostre vite senza ieri, appena pubblicato da Bompiani. Ha parlato della sua azienda di famiglia, a Prato, schiacciata dalla concorrenza cinese. Si è arrabbiato con gli economisti che firmavano editoriali pieni di buoni consigli (Francesco Giavazzi compreso). Ora il risentimento che metteva in pagina si è fatto concreto, fin troppo.
Nelle ultime ventiquattro ore si sono suicidate cinque persone, tra imprenditori e disoccupati. Altri si sono tolti la vita nelle scorse settimane. Che sta succedendo in questo Paese?
«Il grande problema degli imprenditori è che si sentono completamente abbandonati. E secondo me hanno anche ragione. Provate a immaginare i cambiamenti che hanno dovuto affrontare dagli anni Novanta a oggi, non solo sul mercato, ma pure nella vita privata. Nei Novanta c’era un sistema bancario che ancora ti poteva garantire credito, se te lo meritavi. C’era un clima positivo per le aziende, c’era l’idea che il Made in Italy avrebbe continuato a imporsi. Oggi queste cose – che sono fondamentali – l’imprenditore non le sente più. Vive in un mondo in cui le coordinate si sono perse. Sulla mia pagina Facebook raccolgo tantissimi messaggi. Quelle storie sono il racconto di una perdita, di una sconfitta. Aggravata dal fatto che gli imprenditori si sentono poco amati da questo governo, rispetto al quale, all’inizio, c’era qualche speranza».
Lei è stato uno dei primi a criticare il governo Monti. Anche nel suo ultimo libro usa toni decisi.
«Sono abbastanza attonito di fronte alle nuove mosse del governo. Io credo che Monti sia una persona onesta e capace, animata da buona volontà. Ho però, più che il dubbio, la certezza che le ricette da lui portate avanti – e ricevute probabilmente da Berlino – siano estremamente dannose. Mi fa paura soprattutto quest’idea uscita negli ultimi giorni, dei “supertecnici” che devono scovare ulteriori tagli da fare... ».
Intanto gli imprenditori continuano ad ammazzarsi.
«Se l’azienda va male l’imprenditore se ne vergogna profondamente, spesso non racconta nulla a nessuno, nemmeno a sua moglie. Questi suicidi nascono dalla natura individualista dell’imprenditore, il quale ha la tendenza a caricare tutto sulle sue spalle. Tiene tutto dentro e sopra di sé. La cosa che mi commuove di più è quando leggo di persone che si uccidono dentro la propria azienda. E come se volessero rimanere lì anche nel momento peggiore. Come se stessero dicendo: “Questa è stata la mia vita”».
Piero Ostellino, qualche giorno fa, ha detto a Libero che viviamo in una sorta di dittatura fiscale.
«Guardi, io sul fatto di far pagare le tasse a chi non le paga sono abbastanza d’accordo. Detto questo, mi piacerebbe fare mie le parole che il Nobel Joseph Stiglitz ha detto in faccia a Mario Monti, e spero che il premier se le sia appuntate. Non esiste crescita mediante austerità».
Pare che la crescita le stia particolarmente a cuore, in Le nostre vite senza ieri dedica un capitolo a questo tema.
«Mi chiedo se non esista un problema di persone. Mi spiego: quelle che sono al governo hanno senz’altro grandi capacità. Ma sono adatte a favorire la crescita? Ci ho messo un mese a scrivere quel capitolo e mi sono convinto che la scelta di fare l’imprenditore contenga un’irrazionalità di base. Uno decide di aprire un’azienda, e per questa idea è pronto a indebitarsi, a prendersi dei rischi, ad assumere persone. Questa mentalità un po’ selvaggia dell’imprenditore è lontana da quella gelida dei banchieri e dei professori. Per questo mi chiedo: sono in grado costoro di infondere entusiasmo a chi lavora?».
Diciamo che non sembra.
«Continuano a raccontare una storia che parla dell’Italia come di un Paese di colpevoli. Gli imprenditori vengono trattati come se avessero fatto grandi feste in passato e ora dovessero pagare i conti. Il problema, però, è che le imprese non hanno mai fatto feste. Le ha fatte lo Stato. E adesso devono pagare gli imprenditori. Ricordiamoci poi che quando si parla di imprese si intendono anche i dipendenti, che sono milioni. È lo Stato che deve dimagrire, se non lo fa, le imprese sono spacciate».
Per la cura dimagrante i tecnici hanno chiesto l’aiuto da casa ai cittadini, invitandoli a segnalare sul sito web gli sprechi da eliminare.
«Questa trovata è veramente il massimo. Capisco che si cerchi di avvicinarsi alle persone... Ma se sei un tecnico devi sapere tu che cosa tagliare. Per altro è evidente che non si può aumentare ancora il costo della benzina, le tasse sulle case o il prezzo delle sigarette. Sono operazioni che potevamo fare io e lei, degne dei peggiori governi democristiani. Dai tecnici ci si aspettava qualcosa di diverso».
Cito ancora Ostellino, secondo cui i grandi giornali non hanno criticato Monti e soci a sufficienza,anche di fronte a errori evidenti.
«Credo che molti, anche la grande stampa, abbiano accolto con favore la caduta di Berlusconi, supportando Monti. Ora però questo schema comincia a mostrare la corda. A me sembra che si stiano bloccando i meccanismi delicatissimi che permettono di creare ricchezza. La grande stampa continua a sperare che il governo funzioni, che possa salvare l’Italia mediante la ragionevolezza. Io credo il contrario. A me piacerebbe vedere l’elogio dell’entusiasmo, della volontà. In questo Paese ci sono tantissimi piccoli imprenditori, che sono la nostra vera ricchezza. Bisogna che si riparta da queste persone, che sono disposte a giocare tutta la loro vita. Serve qualcuno che lei aiuti a coltivare un sogno».

Francesco Borgonovo