varie, 5 maggio 2012
Antonio Gagliardo, 82 anni e Rosa Amoroso, 74. Originari di Racalmuto (Agrigento) ma residenti nel catanese, casalinga lei, lui, ex operaio di una cava in pensione, era mezzo cieco e mezzo sordo
Antonio Gagliardo, 82 anni e Rosa Amoroso, 74. Originari di Racalmuto (Agrigento) ma residenti nel catanese, casalinga lei, lui, ex operaio di una cava in pensione, era mezzo cieco e mezzo sordo. I coniugi, che in due mettevano insieme 900 euro di pensione, avevano in casa e mantenevano pure il figlio Luigi, 38 anni, in passato condannato per mafia e fratello di un pentito del clan agrigentino dei Pidocchi ma da tempo fuori dal giro e senza lavoro. Costui l’altro pomeriggio, chissà perché, afferrò un coltello da cucina e infilò la lama più volte prima nel corpo della madre e poi in quello del padre. Quindi coprì i cadaveri con un lenzuolo e qualche ora dopo prese una bombola del gas, aprì la valvola, si stese sul divano, si mise in bocca il tubo di gomma e con la testa infilata in una busta di plastica respirò Gpl fino a soffocare. A trovare i cadaveri fu il terzo figlio dei Gagliardo, ex brigadiere dei carabinieri in congedo che, arrivato davanti casa per un saluto ai genitori, non riuscendo a farsi aprire la porta chiese ad alcuni operai che lavoravano su un’impalcatura di spingere l’anta di una finestra per entrare nell’appartamento. Pomeriggio di venerdì 4 maggio in un appartamento alla periferia di Aci Sant’Antonio (Catania).