Stefano Bartoli, http://inchieste.repubblica.it/it/finegil/il-tirreno/2012/05/03/news/le_sei_professioni_che_danno_un_posto_subito-34379466/, 5 maggio 2012
Se arriva uno che chiede di essere assunto come addetto alla macelleria ed è in grado di svolgere quel mestiere con la necessaria professionalità, beh, posso dire tranquillamente che lo prendiamo
Se arriva uno che chiede di essere assunto come addetto alla macelleria ed è in grado di svolgere quel mestiere con la necessaria professionalità, beh, posso dire tranquillamente che lo prendiamo. Ed almeno con un contratto da terzo livello, cioè quasi l’equivalente di un caporeparto". Davvero una strana situazione quella del mondo del lavoro: tutti cercano un’occupazione (ed i dati a dir poco allarmanti sul record dei disoccupati illustrati nella pagina accanto la dicono davvero lunga), ma alcune professioni restano patologicamente scoperte. Se infatti i macellai non si riescono a trovano al punto da creare grossi problemi alla rete commerciale che tratta la carne, come conferma nella sua dichiarazione in apertura Paolo Bertini, addetto alle relazioni esterne di Unicoop Tirreno e come sottolinea con forza (ne parliamo a parte) Pierluigi Sacchetti, presidente regionale dell’organizzazione di categoria aderente alla Confcommercio, la situazione rasenta decisamente l’incredibile. È proprio per questo che abbiamo individuato sei settori dove un contratto, tendenzialmente a tempo indeterminato, si trova senza attesa bibliche: oltre al settore della macelleria, ottime possibilità esistono per chi si rivolge ad esempio ai mondi della panificazione, degli ottici, degli odontotecnici, degli operai specializzati, in particolare elettricisti e esperti termici, dei cuochi e degli steward in grado di lavorare a bordo dei grandi yacht di lusso. Insomma, c’è la crisi, forse la peggiore dal dopoguerra, ma il problema degli skill shortages, cioè dei posti di lavoro che restano permanentemente scoperti per mancanza di manodopera con la qualificazione necessaria per occuparli, assume contorni drammatici. E lo evidenzia bene il rapporto Excelsior di Unioncamere che, nel 2011, parla di 117mila posizioni scoperte in tutti i settori, cominciando dall’industria che, secondo gli studi dell’organizzazione delle Camere di commercio, ha addirittura smesso di cercare personale per alcune posizioni, e finendo con tanti mestieri che sopravvivono tra mille difficoltà. "Penso proprio al pane che viene sempre più prodotto in Romania e importato congelato in Italia - spiega Paolo Borghi, direttore del Centro per l’impiego di Livorno -, ovviamente perché è sempre più complicato trovare persone in grado di fare questo lavoro. Ma, in generale, va anche detto che i più bravi alla fine qualcosa trovano sempre anche se l’asticella oltre la quale si viene notati è salita un bel pezzetto più in alto. Ma quelli che sono cambiati sono proprio i parametri: prima magari si contava quanti chiodi venivano piantati in un giorno, mentre adesso, in un mondo rivolto al terziario, bisogna mostrare capacità di iniziativa, quella di farsi carico della gestione di un’attività ed anche di essere in grado di trattare con i clienti. Senza dimenticare naturalmente la disponibilità alla mobilità". DIETRO AL BANCONE - Lo specialista delle bistecche per botteghe e supermercati. Chi lavora in questo settore non ha dubbi: alla fine è una specie di arte, comunque un mestiere che conquista il top della difficoltà nel reperire personale qualificato. Secondo Excelsior, il rapporto occupazionale di Unioncamere, gli addetti alla macelleria contribuiscono pesantemente a comporre quel 26 per cento di skill shortages (su un totale di 117.000) che mancano al mondo del lavoro italiano. "Tutti gli anni in Toscana sono costrette a tirare giù i battenti dal 10 al 15 per cento delle macellerie per mancanza di qualcuno ne prenda in mano la gestione - spiega Pierluigi Sacchetti, presidente regionale e vice-presidente nazionale dell’associazione di categoria aderente a Confcommercio -. Io conosco bene la situazione di Arezzo, città in cui vivo e lavoro: qui ogni anno si creano almeno venti posti nelle botteghe tradizionali, a cui si devono aggiungere iper e supermercati. A livello regionale si possono calcolare almeno 200 posizioni da coprire ogni anno che, anche se tenderanno a diminuire, offrono ottime possibilità d’impiego. E lo dimostra un corso di 1.600 ore che abbiamo organizzato: si sono iscritti in 30, provenienti da tutta Italia e di età variabile tra i 20 ed i 39-40 anni. Di questi, in 16 hanno superato l’esame finale ed hanno trovato lavoro nel giro di un mese e mezzo". Ma come si diventa macellai? Secondo Sacchetti, la prima cosa da fare è quella di contattare le Camere di commercio, sia della propria città che del resto della Toscana, ma anche gli uffici che si occupano di formazione nelle varie province: questo allo scopo di sapere se è in programma un corso specifico. Un’alternativa è l’iscrizione ad un istituto alberghiero, attraverso cui si può poi chiedere di partecipare ad una stage presso le aziende. "D’altra parte - conclude Sacchetti - è un mestiere che va imparato. Comunque ne vale la pena perché è bello e può dare molte soddisfazioni, anche per lo stipendio: 1.200-1.300 euro per un apprendista, 1.400-1.500 per un aiuto banconista, fino a 2.000 euro per un banconista esperto". Un po’ più basse, ovviamente, le retribuzioni della grande distribuzione. ARTE BIANCA - Panificatori, una strada sicura anche per chi è meno giovane. "Anche il nostro settore è in crisi ed adesso le cose sono un po’ più complicate. I posti però ci sono e le richieste di assunzione sono tante: ma il problema è che si infrangono spesso dopo la prima o la seconda nottata di lavoro". È duro, durissimo il mestiere di panificatore e Nicola Giunti, presidente regionale di Assipan, certamente non lo nega. "Ci sono persone che non sono adatte alla nostra vita - spiega - che è poi quella di dormire di giorno e lavorare quando gli altri sono a letto. Ma se una persona è brava, può davvero avere un contratto a tempo indeterminato in poco tempo e senza neanche tanti problemi per l’età: io ho un panificio a Pistoia ed ho assunto un quarantenne con due figli espulso da un’azienda tessile". La strada? Innanzitutto i corsi organizzati dalle Province, sui quali bisogna tenersi informati, ne esistono alcuni anche post-diploma. Lo stipendio di partenza è di 900 euro, mentre quelli medi sono di circa 1.400 con punte fino ai 2.000. Ma la cosa più importante è la sicurezza del posto: se uno entra come apprendista a 18 anni, salvo fallimenti dell’azienda, arriva tranquillamente alla pensione". INDUSTRIE A CACCIA - Operai specializzati tirano gli elettricisti e gli esperti termici. Secondo Unioncamere (e con la conferma dei Centri per l’impiego), in cima alla lista dei desideri delle aziende, c’è anche una figura spesso sottovalutata, evidentemente a torto. Stiamo parlando degli operai, a patto naturalmente che siano molto specializzati. Ed ancora una volta entrano in campo gli istituti professionali che, nonostante la superficiale riforma Gelmini che due anni fa introdusse i Mat (Manutentori Assistenti Tecnici) al posto dei corsi tradizionali, sono in gradi di sfornare ciò che chiede il mercato. Attenzione quindi alla scelta del corso di studi: la richiesta è alta, ma in particolare per gli elettricisti e gli specialisti in impianti termici. LA VIA DEL DIPORTO - Cuochi e steward ma a bordo degli yacht di lusso. Non è facile lavorare sugli yacht, a fianco di armatori che esigono serietà, impegno, conoscenza delle lingue ed una grande predisposizione ai rapporti di cortesia. Parola di Crew Italy, società che, dopo Genova, ha aperto uno sportello anche a Viareggio. Una realtà specializzata nel reperire personale per gli yacht. Insomma, il sacrificio non manca, ma gli stipendi lo ripagano: dai 3 ai 4mila euro al mese per un posto di cuoco, dai 2mila in su per uno di steward. Per adesso rispondono più stranieri che italiani. Chi è interessato può consultare le offerte collegandosi direttamente al sito www.crewitaly.it. OTTICI - Le scuole non bastano assunzioni a ciclo continuo. Il settore è in crescita ma il personale non si trova è, secondo i centri dell’impiego contattati dal Tirreno, ci troviamo di fronte al classico caso di una "strozzatura scolastica". In estrema sintesi: gli ottici mancano: "Stiamo parlando di un settore che ha sempre bisogno di personale - spiega Mauro Vannelli, presidente regionale dell’Associazione Ottici - Un mondo in evoluzione, dove le cose stanno cambiando rapidamente, con la concorrenza che, ad esempio, non si fa più sul prezzo, ma sulla capacità di relazionarsi con il pubblico. Ecco perché siamo sempre alla ricerca di figure particolari: all’inizio si possono guadagnare magari 1.200 euro al mese, ma lo stipendio medio si avvicina a 1.800 e può arrivare anche a 3.000. Chiaro che quest’ultimo caso riguarda quelli veramente in gamba, in grado cioè di misurare la vista, montare degli occhiali, applicare delle lenti a contatto". Ma come si entra in questo settore? Le strade più battute sono due: si può diventare ottici subito dopo la terza media, scegliendo di frequentare un corso di tre anni; poi c’è la laurea breve in optometria, anche questa triennale. Ma in Toscana, spiega ancora Vannelli, esiste anche la più importante scuola nazionale del settore, a Vinci, anche se diplomi specifici vengono rilasciati negli istituti professionali di Pescia e di Firenze. "Il settore tira davvero - conclude Vannelli - gruppi come Salmoiraghi-Viganò assumono tutti i mesi, ma non va dimenticata neppure l’opzione di mettersi in proprio". In http://inchieste.repubblica.it/it/finegil/il-tirreno/2012/05/03/news/le_sei_professioni_che_danno_un_posto_subito-34379466/