Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 04 Venerdì calendario

SOLDI OLTRE CONFINE? CHIEDETE A GENERALI

Milano
Il governo italiano dà una mano agli evasori con lo scudo fiscale? La Banca Generali, controllata dall’omonimo gruppo di Trieste, fa soldi a palate con i soldi di ritorno dalla Svizzera. Giulio Tremonti esce di scena e dello scudo nessuno parla più, anzi, ricomincia alla grande la fuga di capitali all’estero? Niente paura. Le Generali di Trieste ci guadagnano un’altra volta. Già, perchè il più grande gruppo assicurativo del Paese offre un comodo rifugio a chi non ne può più del fisco nostrano. Un rifugio che si chiama Banca della Svizzera Italiana. La Bsi, al pari di altri istituti elvetici, da decenni è un efficiente cassaforte del denaro nero del Belpaese. Ma in questa banca di Lugano, a differenza delle altre, comandano gli italiani, quelli di Trieste.
Anche l’anno scorso, nonostante la bufera finanziaria, la Bsi ha continuato a macinare utili. I profitti operativi, a dir la verità, sono calati da 203 a 165 milioni di franchi (circa 137 milioni di euro), ma il risultato finale, grazie ad alcuni proventi straordinari, è addirittura aumentato rispetto al 2010, toccando i 58 milioni di franchi (48 milioni di euro) contro i 57 milioni dei dodici mesi precedenti. Numeri niente male, tutto sommato, a maggior ragione se si pensa che per i grandi istituti elvetici il 2011 è stato un anno nero. Gli utili dell’Ubs sono calati del 44 per cento e per il Credit Suisse è andata ancora peggio: profitti giù del 62 per cento. Queste però sono banche giganti, con attività in tutto i mondo, penalizzate soprattutto dalla crisi delle Borse.
PER LA BSI, come per gli altri istituti specializzati nella gestione di patrimoni, la musica è diversa. Per loro la crisi può diventare addirittura un’occasione per aumentare il giro d’affari. Se nei grandi Paesi d’Europa il fisco si fa più severo (almeno a parole) con l’obiettivo dichiarato di combattere i deficit pubblici, a Lugano hanno tutto da guadagnarci. Il timore di nuove imposte mette le ali ai piedi degli evasori. E il fiume di soldi neri in direzione della Svizzera, o verso altre piazze off shore, si ingrossa ancora. Così, mentre le Borse crollano e l’economia mondiale arranca, i banchieri svizzeri si attrezzano di conseguenza, pronti come sempre ad accogliere i capitali in fuga. É la solita vecchia storia: quando i ricchi scappano i paradisi fiscali ingrassano.
La Bsi è un marchio da sempre molto affermato sulla piazza di Lugano. Cinque anni la banca del gruppo Generali ha investito oltre un miliardo di euro per comprare la Banca del Gottardo, ovvero il suo maggior concorrente nel Canton Ticino. La Gottardo, manco a dirlo, era un altro degli indirizzi preferiti degli esportatori di valuta nostrani. Con il senno di poi molti analisti hanno giudicato un po’ troppo elevato il prezzo sborsato per l’acquisizione. Il prezzo fu certamente influenzato dal clima di euforia diffuso a quel tempo nel mondo della finanza.
L’ESBORSO PERÒ si spiega soprattutto con i vantaggi strategici dell’operazione. La banca acquisita si portava in dote un portafoglio di capitali in gestione pari a oltre 30 miliardi di franchi, che andavano ad aggiungersi ai 65 miliardi della Bsi. Il crollo delle Borse ha poi sgonfiato quelle cifre. Nel 2011 il gruppo bancario ha dichiarato di gestire per conto della clientela oltre 77 miliardi di franchi svizzeri, cioè qualcosa come 64 miliardi di euro. Ovviamente quei soldi non portano tutti la targa italiana. Si può però stimare che almeno la metà, e forse più, sono arrivati dal nostro Paese. Quei capitali, però, non sono tutti custoditi nei forzieri della sede di Lugano. Il fatto è che negli ultimi tre anni, la banca del gruppo Generali è andata alla ricerca di nuovi orizzonti. Orizzonti off shore, ancora una volta. Ed ecco che la Bsi proprio pochi mesi fa ha ottenuto una nuova licenza bancaria ad Hong Kong. E Singapore è diventata la sede con il maggior numero di dipendenti dopo Lugano. Come dire, semmai il fisco italiano diventasse troppo aggressivo, i soldi vanno in Estremo Oriente, un rifugio a prova di indagini.