Antonio Monda, la Repubblica 4/5/2012, 4 maggio 2012
Amis e buruma: "l´arte non ne ha bisogno ma la società sì" – Bastò un libro. La cultura del piagnisteo di Robert Hughes fu l´attacco al cuore del "politicamente corretto"
Amis e buruma: "l´arte non ne ha bisogno ma la società sì" – Bastò un libro. La cultura del piagnisteo di Robert Hughes fu l´attacco al cuore del "politicamente corretto". Un saggio ricco e ironico sui paradossi di un concetto che, secondo il critico, si era trasformato in una caricatura culturale, uno stereotipo soffocante. Eppure oggi, in un mondo in crisi, c´è qualcuno disposto a riabilitarlo. O quanto meno a ri-discuterlo. Martin Amis e Ian Buruma, per esempio. «Penso che si sia passati da un estremo all´altro», spiega Amis. «È facile deridere il "politicamente corretto", tuttavia non possiamo dimenticare che si tratta di un atteggiamento nato con un intento nobile e ha dato anche qualche buon frutto». «Sono d´accordo con Martin – replica Buruma – ora si tende a prendere in giro un modo di pensare o di esprimersi che ha avuto delle degenerazioni, ma ha in sé ha un valore autentico. Aggiungo che è importante distinguere tra chi pronuncia una cosa, e in quale occasione». Cosa intende? IAN BURUMA: È necessario contestualizzare ogni affermazione. Non esistono regole categoriche: una cosa detta da un politico ha un valore diverso dalla stessa cosa detta da un artista. L´artista è svincolato da responsabilità morali? BURUMA: Certamente no, ognuno deve essere consapevole di quello che dice e crea. Tuttavia il suo ruolo è diverso: l´artista per definizione deve intuire, provocare e scoprire. È evidente inoltre che ci sono espressioni che cambiano drasticamente di segno a seconda di come sono pronunciate, se magari con ironia. Ci sono tracce del termine "politicamente corretto" sin dal 1793, quando James Wilson, uno dei firmatari della Costituzione americana, e tra i primi giudici della Corte Suprema, scrisse: «L´uso dell´espressione Stati Uniti invece del popolo degli Stati Uniti non è politicamente corretto». MARTIN AMIS: Questo è vero da un punto di vista storico, tuttavia la diffusione del termine ha radici nella filosofia francese e l´uso corrente si è sviluppato in maniera esponenziale a partire dagli anni Ottanta, quando vennero adottati dei codici di condotta, specie in campo accademico, per combattere gravi forme di discriminazione. BURUMA: Proprio in campo accademico si sono viste storture: mi viene in mente l´esempio della Yale University Press che rifiutò di pubblicare le celebri vignette danesi su Maometto. A mio avviso fu un errore, tanto più che il rifiuto non nacque da un atteggiamento di rispetto, ma di paura. AMIS: Il caso citato fa riflettere anche sulla libertà di espressione: certamente la correttezza politica ha spesso il limite dell´ottusità e porta a degenerazioni anche ridicole, ma oggi lo si attacca con una violenza uguale e contraria all´ossessione del rispetto. Non si possono dimenticare alcuni risultati indubbi dovuti al "politicamente corretto": oggi, ad esempio, è impossibile parlare in maniera dispregiativa o paternalistica delle donne, o degli uomini di colore, e questo è certamente un bene, nonostante la mancanza di elasticità che a volte sconfina nella censura. Ma in campo artistico è sempre molto delicato l´equilibrio tra la libertà di espressione ed il rispetto dovuto ad ognuno. Nell´arte il "politicamente corretto" è un limite? AMIS: È un grande rischio. Tuttavia, riflettendo su alcuni giudizi, è assolutamente inappropriato valutare opere dei secoli scorsi con i criteri culturali ed i costumi odierni. Basta pensare al Mercante di Venezia o anche o Oliver Twist. Oggi sarebbe impensabile immaginare personaggi come Shylock o Fagin, e se analizziamo il modo in cui sono state immortalate le donne, cosa dire della Bisbetica domata? Non si tratta di un problema lessicale, ma qualcosa di molto più profondo: è come mettere a confronto un pittore rinascimentale con un artista di secoli prima, che non conosceva la prospettiva. BURUMA: La correttezza politica è pericolosa nell´arte soprattutto se pensiamo alle proposte odierne. Posso citarvi un episodio che parla di un´opera del passato riproposta oggi: ho assistito ultimamente ad una rappresentazione del Flauto magico nella quale erano stati tolti o minimizzati nei sottotitoli i riferimenti del libretto alle donne che hanno bisogno di essere guidate da un uomo. Philip Roth ha affrontato il rischio del "politicamente corretto" nella Macchia umana. AMIS: E lo ha fatto in maniera brillante, tanto più che ha ambientato il suo dramma, o almeno ciò che lo fa scatenare, all´interno di un´università. Coleman Silk, il protagonista, usa il termine "spooks" intendendo "assenti", o "fantasmi", riguardo a due giovani di colore che non si presentano ad una sua lezione. In un ambiente che vive il "politicamente corretto" in maniera ossessiva, quella espressione alquanto innocua viene invece interpretata come un termine razzista BURUMA: Questo esempio ribadisce quanto dicevo prima sulla libertà dell´artista, il cui compito è sfidare e allargare, anche scandalizzando, gli orizzonti della società. È caratteristica dell´artista intuire e andare avanti e non è un caso che Roth non abbia avuto paura di essere "politicamente scorretto", urtando come è noto, anche molte sensibilità in campo femminile. Un altro scrittore che ha affrontato temi scomodi, fino a dar scandalo, è Nabokov. AMIS: Cominciamo col dire che è un magnifico scrittore ed è assurdo che il suo nome sia sempre associato alla pedofilia, come se avesse scritto solo di questo crimine squallido e imperdonabile. Il caso di un gran libro come Lolita dimostra come si possa parlare di tutto, scandalizzare e trovare l´umanità anche negli aspetti più fragili e deviati dell´animo umano. BURUMA: Io penso che nel campo della creatività non debbano esserci limiti, sapendo tuttavia che non basta infrangere un tabù per raggiungere l´arte: spesso le provocazioni sono sterili. Questa considerazione ci porta a riflettere anche sul rapporto tra compiutezza artistica e espressione delle opinioni: ad esempio, come ci si deve porre di fronte a un Céline? Le sue idee erano discutibili o addirittura terribili, ma la sua arte era grandissima.