Lino Terlizzi, Il Sole 24 Ore 3/5/2012, 3 maggio 2012
I NEGOZIATI ROMA-BERNA RIPARTONO DAI FRONTALIERI
«Non siamo a conoscenza dell’intenzione dell’Italia di sottoscrivere un accordo bilaterale con la Svizzera in materia fiscale, ma l’Italia, come gli altri Stati membri, non è tenuta a informarne la Commissione europea. Dalla stampa abbiamo comunque appreso che, qualora il Governo italiano dovesse sottoscrivere un tale accordo, intende farlo nel rispetto dei Trattati Ue». Questa dichiarazione di ieri di Emer Traynor, portavoce del commissario europeo alla Fiscalità Algirdas Semeta, potrebbe suonare misteriosa per chi non ha avuto la possibilità di seguire gli sviluppi dei giorni scorsi.
Traynor ha risposto a Bruxelles a domande della stampa. E le domande sono arrivate sull’onda di alcune dichiarazioni del presidente del Consiglio Mario Monti, lunedi scorso, e di altre dichiarazioni del Governo del Canton Ticino, il giorno successivo. Monti non ha escluso che vi possa essere una ripresa dei negoziati tra Roma e Berna, ma ha posto una condizione preliminare: lo sblocco del 50% dei ristorni fiscali legati ai frontalieri italiani. «Il Canton Ticino – ha detto Monti – ha sospeso unilateralmente l’applicazione dell’accordo italo-svizzero sui lavoratori frontalieri. Questo è un non rispetto dell’accordo del 1974». «Siamo pronti a sbloccare – ha risposto a distanza il ministro ticinese Marco Borradori – ma qualche condizione la possiamo mettere anche noi».
In Svizzera, comunque, in generale le affermazioni di Monti sono state accolte da molti positivamente, perché tutto sin qui era in sostanza fermo. I ristorni ticinesi a favore dei Comuni italiani di frontiera, bloccati al 50% anche per protestare contro le liste nere fiscali italiane in cui compare la Svizzera, sono solo uno dei capitoli. Il resto dei negoziati da riavviare tra Roma e Berna riguarda la revisione dell’accordo di doppia imposizione, a cui ha accennato appunto Monti, e, partita ancora maggiore, un eventuale accordo Rubik analogo a quelli siglati dalla Svizzera con Regno Unito, Germania, Austria: imposta liberatoria sui capitali italiani non dichiarati e depositati nella Confederazione, in cambio del mantenimento del segreto bancario elvetico.
L’Unione europea si era opposta alle intese bilaterali Rubik, ma nelle scorse settimane la Commissione europea ha dato luce verde a Regno Unito e Germania, dopo alcune modifiche apportate agli accordi con Berna. «Ci sono state ampie discussioni tra la Germania e la Commissione europea dal punto di vista politico e tecnico – ha confermato ieri Traynor – ma per fortuna siamo riusciti a giungere a una situazione per cui la Germania si è detta disposta a modificare l’accordo con la Svizzera per metterlo in linea con la normativa europea». In definitiva – ha aggiunto la portavoce - gli accordi Germania-Svizzera e Regno Unito-Svizzera «rispettano i parametri che noi abbiamo già indicato per tali accordi bilaterali».
In teoria, anche l’Italia ora potrebbe procedere lungo un cammino analogo a quello di Londra, Berlino, Vienna, ma Monti non ha parlato direttamente dell’eventualità Rubik. Sul versante svizzero, il Governo elvetico non ha commentato le dichiarazioni di Monti, ma ambienti vicini all’Esecutivo rossocrociato confermano che Berna spera ora di poter intavolare negoziati con l’Italia su tutti i capitoli: ristorni, liste nere, doppia imposizione, Rubik.
Le tensioni in campo fiscale avrebbero portato – come annunciato ieri anche dalla tv svizzera di lingua italiana – il ministero degli Esteri (incaricato in questa fase a una ricognizione preliminare) a congelare le attività diplomatiche preliminari alla visita in Svizzera del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Visita che, infatti, al momento non compare nell’agenda dello stesso presidente.