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 2012  aprile 03 Martedì calendario

Ecco perché la ciliegina Carlà è sparita dalla torta di Sarkò - «Siamo gente semplice» aveva detto a campagna elettorale appena iniziata

Ecco perché la ciliegina Carlà è sparita dalla torta di Sarkò - «Siamo gente semplice» aveva detto a campagna elettorale appena iniziata. «È meglio se non parla» devono aver pensato in molti intorno al presidente uscente. E così da allora Carla Bruni se n’è statazitta.Anche adesso che Nico­las Sarkozy bulleggia per inseguire gli odiati voti e gli odiosi elettori lepenisti e dice che «è un onore essere definito fascista da chi è comunista», Carlà ta­ce, lei «epidermicamente di sinistra», lei che aveva cercato di spiegare La chi­noise di Jean-Luc Godard a chi al cine­ma non era mai andato oltre a Le Grand Restaurant con Louis de Funès . Qualcuno dirà che sono i paradossi degli in­croci culturali, delle contamina­zioni ideologiche, ma senza sco­modare pensatori illustri sappia­mo da s­oli che spesso il cuore a si­nistra nasconde il portafoglio a de­stra. Del quinquennio sarkozyano, la liaison con quella che è divenu­ta la première dame di Francia, ha assunto fin da subito i contorni della pochade e da lì non si è più mossa. C’era un politico che fino ad allora aveva cercato di farsi pas­sare per un Kennedy d’oltralpe: le foto su Paris Match del figlio più piccolo, Louis, che giocava ai suoi piedi mentre lui lavorava nel suo ufficio di ministro degli Interni in place Beauvau, la famiglia unita e numerosa, la moglie novella Jac­queline... C’era già, come si vede, un’ossessione americana un po’ ridicola, ma è anche vero che «Sarkò, l’américain» non aveva quarti di nobiltà da poter esibire: non eraalto e charmeur come Gi­scard d’Estaing e Chirac, non ave­va il portamento, la particule ari­stocratica e l’eloquio di de Ville­pin, gli mancava il cotè umanisti­co di Mitterrand. Era, come con­fessò una volta eletto al giornali­sta Franz- Olivier Giesbard, «di un altro genere: sono il bastardo del­la famiglia dei politici. Ma, ecco, è il bastardo che è presidente della Repubblica». L’elezione coincise proprio con l’andata in pezzi di quel­l’aspetto familiare così tenace­mente coltivato. La moglie che fuggiva negli Stati Uniti, va da sé, con un pubblicita­rio, lui che la rin­correva telefonica­mente e confida­va le sue pene in tv, lei che tornava e poi se ne rianda­va. Aveva vinto in pubblico e si ritro­vava sconfitto nel privato. La riscossa eb­be la sua prima consacrazione a EuroDisney, e qui si capisce come la pochade divenis­se poi un percorso obbligato. Di chi sia stata l’idea di farlo vedere mano nella mano con la ex top model e fre­sca cantante mia­golatrice Carla Bruni, in mezzo a Pluto e all’elefanti­no Dumbo, non è dato sapere. Ma i francesi si trovaro­no un presidente che all’arte orientale e ai classici della lettera­tura dei suoi predecessori oppo­neva Topolino, e lo faceva avendo a fianco una che nelle vesti di Bian­cane­ve avrebbe sedotto tutti e set­te i nani. «La monogamia mi anno­ia » era stato fino ad allora il motto della soave fanciulla, «il desiderio bruciante non dura mai più di due o tre settimane». Ci fu anche chi malignò e, alludendo alla sta­tura non eccelsa del neo eletto e neo innamorato, disse che Nico­las era l’ottavo. Subito dopo Cuc­ciolo. A EuroDisney fece seguito Pe­tra, in Giordania e lì fu l’apoteosi. Sarkò l’americano indossava dei Ray-Ban più grossi di lui, aveva la t-shirt nera e portava a cavalcioni il figlio che la Bruni aveva avuto dal figlio di un intellettuale del cui padre, si diceva, era stata prece­dentemente l’amante. Lei in t-shirt bianca, jeans e ballerine era come sempre magnifica. Alla sua prima conferenza stampa da neo presidente della Repubblica, lui non seppe trattenersi: «Con Carla è una cosa seria» disse com­mosso alla nazione. Di lì a due me­si si sposarono. Che cosa politicamente Nico­las trovasse in Carlà, è difficile di­re. Sentimentalmente, si può capi­re, psicologicamente pure: bella, di quel «people» mondano-intel­lettuale tanto detestato quanto se­gretamente invidiato: le giuste cause, la gente giusta, il caviale e i sans papier,lo champagne e i dirit­ti dell’uomo, la vacanza in barca e la difesa dei disoccupati... Una sorta di rivincita, quasi un bottino di guerra... Ma davvero Sarkozy pensava che tramite la Bruni avrebbe fatto breccia nell’intelli­ghentia parigina, che lei sarebbe stata l’ambasciatrice in grado di far accettare il «barbaro» fresco di potere? Si deve a Filippo Panseca, l’ar­chitetto principe del socialismo craxiano, il quadro Amore di Pari­de ed Elena. È del 2009, fa parte della serie Cronache mitologiche , mostra Carla a seno nudo e con le ali nelle vesti della regina di Troia, e Nicolas, la lira in mano, una fo­glia di fico a mo’ di indumento, in quelle dell’amante greco.Fa sorri­dere, ma rende l’idea e, ulterior­mente, delinea inconsapevol­mente la pochade. L’anno dopo, France 3 manda in onda Il cammino di Carla . Late­lecamera la segue mentre si na­sconde dietro la porta e poi fa «hou» sbucando all’improvviso, mentre ride a fianco di una statua in bronzo che lei «adora, mi fa rab­brividire », e poi tira fuori la lin­gua... È tutto così, un perfetto ri­tratto in stile Bonjour stronsesse. Carlà che mostra piatti e bicchieri per i ricevimenti all’Eliseo,«mera­vigliosi e tutti differenti» spiega (i servizi, non le serate), sofferman­dosi poi su «un cucchiaio magnifi­co che non fa cadere lo zucche­ro ». Qual è il suo ruolo? Si chiede ispirata la voce fuori campo. «Non sono che la ciliegina sulla torta» miagola lei. «Cerco di esse­re una bella ciliegia, in ogni caso una ciliegia che fa onore a questo fantastico dolce». Infine, la con­fessione: «In questi due anni, qualcosa è cambiato in me, non penso più a me stessa». Ma certo, come dubitarne. Dicono gli esperti che Carlà-ci­liegina abbia comunque «ripuli­to » culturalmente Nicolas. Frene­tica cinefilia nel salotto di casa, lunghe ore di lettura, entrambi se­duti sul divano, del tipo undici film di Hitchcock di seguito, tutto Rossellini, Maupassant e Sten­dhal comprati con il Figaro nel fi­ne settimana, la selezione Sime­non in vendita con Le Monde . Èco­me se lei l’avesse messo su un trici­clo, poi sulla bicicletta e infine lui avesse cominciato a pedalare da solo, ha riassunto Libération . Ver­so dove, lo sapremo fra qualche giorno. Da solo o in coppia, si ve­drà. Non sempre una ciliegia tira l’altra.