Roberto Giardina, ItaliaOggi 3/5/2012, 3 maggio 2012
Niente conto in banca per i poveri – Non ci facciamo più caso, ma come si può vivere senza conto in banca, o senza una carta di credito? Vuoi prenotare un volo, una camera d’albergo, una vacanza, un biglietto in treno, abbonarti a una rivista o comprare qualcosa a rate? Vieni respinto con sospetto: sei un imbroglione, un cittadino inaffidabile
Niente conto in banca per i poveri – Non ci facciamo più caso, ma come si può vivere senza conto in banca, o senza una carta di credito? Vuoi prenotare un volo, una camera d’albergo, una vacanza, un biglietto in treno, abbonarti a una rivista o comprare qualcosa a rate? Vieni respinto con sospetto: sei un imbroglione, un cittadino inaffidabile. È probabile che uno sia effettivamente una persona dai mezzi limitati, ma onestissimo, e si vede tagliato fuori dalla vita civile. Anche affittare una casa diventa un’impresa. Un moderno paria. Il 17 novembre 2010, la Commissione europea ha raccomandato che a ogni cittadino non possa essere rifiutato un conto in banca. Non è una legge, e 30 milioni di europei non possiedono un conto, il che complica ovviamente i pagamenti di stipendi, sussidi di disoccupazione, e assegni sociali. I tedeschi che le banche tengono a distanza sarebbero 670 mila, ma i dati non sono precisi. In Germania la situazione è contraddittoria. Per le banche esiste sulla carta una volontaria «disposizione» ad accettare ogni cliente, anche non abbiente. Ma non esiste un obbligo sancito per legge, anzi il 22 dicembre del 2005 una sentenza del tribunale di Brema ha sancito che le banche non sono obbligate ad accettare un cliente sgradito. Le associazioni dei consumatori hanno protestato e, sempre a Brema, il governo regionale ha allo studio un progetto di legge per obbligare le banche ad aprire un conto, anche se il cliente non può garantire un’affidabilità economica. Ciò è realtà fin dal 1984 in Francia, e dal 2003 in Belgio e in Gran Bretagna ogni cittadino ha diritto di aprire un conto base, sia pure con prestazioni e costi ridotti. Dal 2009 in Germania è stato creato un conto garantito contro i pignoramenti, a un costo molto più elevato, ma a che serve per chi non ne abbia già uno normale? L’associazione federale di assistenza per debitori denuncia che sono numerosi i casi in cui le banche rifiutano l’apertura di un conto corrente. E l’istituto di credito non è tenuto a spiegarne i motivi. Fin dal 1927, esiste la «Schufa», un registro privato in cui sono registrati tutti i dati rilevanti dei cittadini, per accertare la loro situazione economica. È diventato una sorta di Grande fratello che può, a nostra insaputa, decretare la caduta nell’inferno dei paria bancari: oggi vi sono registrati 479 milioni di dati relativi a oltre 66 milioni di tedeschi: esclusi i minorenni, quasi tutti. Ogni anno la Schufa risponde a 103 milioni di richieste di accertamento. Vogliamo abbonarci a una rivista o comprare una Tv a rate? Senza che nessuno ci avverta, la Schufa comunica i nostri dati, e dà un parere: siamo affidabili o no. Ogni nostro pagamento è archiviato, anche la bolletta del telefono. Basta il ritardo sul pagamento di una rata per accumulare punti negativi. Anche ogni privato cittadino può chiedere alla Schufa quale sia la sua personale situazione. Ma se i dati sono errati, magari per un’omonimia, è ardua la pratica per venire «riabilitati». A protestare è pure l’Arbeitsagentur, l’Ufficio del lavoro, che versa anche i sussidi di disoccupazione. L’anno scorso ha pagato 11 milioni di euro alle Poste per spedire un milione e mezzo di pagamenti a disoccupati privi di un conto. Le banche, si protesta, sono troppo rigide e si rifiutano di svolgere un compito sociale, a cui sarebbero moralmente tenute. Le casse di risparmio raddoppiano addirittura le spese base per i clienti meno abbienti per la gestione di un conto, da 4 a 8 euro al mese. Chi è povero paga di più.