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 2012  aprile 03 Martedì calendario

«Ecco la verità su Nichi e la sanità» - Rompe la consegna al silenzio, e si confessa, Lea Cosentino, l’ex manager in carriera della Asl bare­se coinvolta nelle indagini sulla sa­nità in Puglia e protagonista del procedimento che vede Nichi Ven­dola indagato per averle imposto di riaprire un concorso così da far vincere un medico che il poeta del­la politica riteneva il più meritevo­le per il­posto di primario di chirur­gia toracica all’ospedale San Paolo di Bari: «Al contrario di quello che dice il governatore Vendola, nei suoi confronti non nutro rancore, ripicca, voglia di rivalsa

«Ecco la verità su Nichi e la sanità» - Rompe la consegna al silenzio, e si confessa, Lea Cosentino, l’ex manager in carriera della Asl bare­se coinvolta nelle indagini sulla sa­nità in Puglia e protagonista del procedimento che vede Nichi Ven­dola indagato per averle imposto di riaprire un concorso così da far vincere un medico che il poeta del­la politica riteneva il più meritevo­le per il­posto di primario di chirur­gia toracica all’ospedale San Paolo di Bari: «Al contrario di quello che dice il governatore Vendola, nei suoi confronti non nutro rancore, ripicca, voglia di rivalsa. Si lamen­ta del fatto che lui sarebbe stato in­dagato per colpa mia, come se il suo coinvolgimento nella vicenda del primario Paolo Sardelli, dipen­desse da una sorta di vendetta da parte mia, per essere stata licenzia­ta da lui. Gli sfugge che anche io so­no indagata nello stesso procedi­mento, e che le mie dichiarazioni ai magistrati baresi non accusano solo lui, ma anche me stessa. Di fronte a precise contestazioni da parte dei pm mi sono limitata a di­re quella verità che Nichi conosce benissimo riguardo a quel concor­so e a quel primario. La verità è veri­tà, i fatti sono fatti. Ma Vendola, co­me sempre, ha agito da politico astuto» In che senso? «Ha giocato d’anticipo, annun­ciando lui stesso di essere indaga­to, e spostando l’attenzione su di me per disegnarmi come un’accu­satrice livorosa. Ha provato a sfrut­tare ancora una volta la buona stampa di cui gode, ma quando il giorno dopo è finito sotto inchiesta anche per la vicenda dell’ospedale Miulli, s’è accorto che non poteva più scaricare su di me (che nulla c’entravo) o su altre persone un tempo a lui vicine. Quel suo succes­sivo riferimento alla sanità gestita come un casinò non merita com­menti... » Torniamo alla storia del prima­rio. Come andò? «Quel che sapevo l’ho messo a ver­bale. La verità è lì. Faccio però pre­sente che, per un’altra storia relati­va a un concorso, con un medico che poi non è nemmeno diventato primario, la sottoscritta si è fatta cinque mesi di arresti domiciliari. E ho detto tutto». Vendola sostiene che si è battu­to perché, a suo avviso, quel me­dico era il migliore. «Nessuno sostiene il contrario. Quel medico è persona di assoluto valore, e immagino che se avesse partecipato a quel concorso lo avrebbe vinto. Il problema è che Sardelli a quel concorso non parte­cipò. Già all’epoca feci presente che, avendo rinunciato a presenta­re domanda non potevamo più ria­prire i termini del concorso. Ma Vendola mi disse, riapri, “ti copro io”.Anche se non ero d’accordo,al­la fine riaprii i termini. Col senno di poi, penso di aver sbagliato. Se ci sono delle regole, questa vanno ri­spettate, da tutti. Non credo sia pre­visto che la politica possa forzare la mano per promuovere persone che si reputano le migliori. Per sce­gliere i migliori ci sono i concorsi». È vero che con Vendola eravate in grande sintonia e che stava per nomi­narla assessore alla Sanità? «Vero, basta anche ascoltare alcune inter­cettazioni per riscon­trarlo. Quell’ipotesi per me è stata l’inizio della fine. Vendola ha messo tutti contro tutti. Prima Tedesco era il suo “fiore all’occhiello”, poi il te­stimone doveva passa­re a me, dopo è toccato aFiore. Tuttihannoavu­to problemi, anche giu­diziari, e tutti- con più o meno riguardi - siamo stati messi da parte da Nichi. Il quale non si fa mai carico della pro­pria “famiglia”, diciamo così. È un bravo padre finché tutto va bene, ma è pronto a scaricarti al primo problema. Lo ha fatto con Tede­sco, con me. Non so con Fiore, che comunque s’è dimesso anche lui poco prima di finire indagato per la storia del Miulli». Ma le avvisaglie da dove arriva­no? Intuito o soffiate? «Questo non so dirlo. Ho fatto de­nunce per documenti secretati messi in circolazione e che sono stati utilizzati per farmi fuori. Faccio presente che certe volte la Regio­ne aveva prima­di me at­ti di indagine e intercet­tazioni. Recentemente ho addirittura scoperto che in un’altra indagi­ne esistono intercetta­zioni che mi riguarda­no e che non sono mai state depositate». Si sente vittima di un complotto? «Guai a fare la vittima. È però indiscutibile che sono finita al centro di incrocipericolosi, trop­po pericolosi per una di­rigente di Asl. Questo si­stema mi ha schiaccia­to ». È il sistema cui accenna il pm Di­geronimo quando dichiara che «con Vendola al potere non c’è più spazio per la legalità»? «Chiedetelo al pm. Io penso solo che fino a quando la sanità in Pu­glia continuerà ad essere organiz­zata così, con la politica a influen­zare tutto, le aree grigie e gli interes­si stratificati continueranno a fare danni».