Carla Bardelli, Vanity Fair 9/5/2012, 9 maggio 2012
«Sei milioni e mezzo di francesi hanno votato per lei. Il 17,9 % dei cittadini di una nazione che è delusa da Monsieur Sarkozy, ma che non si fida neppure di una svolta socialista
«Sei milioni e mezzo di francesi hanno votato per lei. Il 17,9 % dei cittadini di una nazione che è delusa da Monsieur Sarkozy, ma che non si fida neppure di una svolta socialista. Capisce?». Le parole di Jean-Marie Le Pen, fondatore del Front National, sono solenni nel descrivere il successo, al primo turno delle Presidenziali francesi, della figlia Marine, che un anno fa ha preso il suo posto alla guida del partito di destra populista, unica vera sorpresa di questa consultazione. Ma si sciolgono in una risata quando gli chiedo se avrebbe mai pensato che Marine sarebbe riuscita a ottenere quasi il doppio dei voti raccolti da lui alle elezioni precedenti. «Quando era bambina non immaginavo per lei un avvenire politico. Primo, perché bastavo a me stesso e non avevo bisogno di pensare nessuno al mio posto. Secondo, perché a quel tempo credevo che le ragazze dovessero giocare alle bambole, fare buoni studi e trovare mariti interessanti. Voilà: sono un uomo d’altri tempi, orgoglioso di dovermi ricredere, e di assistere a un risultato così cruciale per il partito». Sì, perché la nuova leader del Front National è il vero arbitro della vittoria del prossimo presidente francese. Fare la corte a Marine Le Pen e al suo elettorato, per cercare di carpire i voti che faranno la differenza, è in questi giorni l’ossessione di François Hollande e Nicolas Sarkozy. E, come ci spiega Patrice Machuret – giornalista politico, editorialista di France 3 e autore di Dans la peau de Marine Le Pen –, le chance del presidente uscente sono scarse: «Sarkozy è il miglior nemico di Marine. La sua disfatta, e la conseguente implosione della destra di governo, potrebbe far affluire al Front National i voti conservatori, portando la Le Pen a un trionfo alle Legislative del 10 e 17 giugno, dandole la possibilità di formare un gruppo parlamentare capace di fare una opposizione». Lui, che da dieci anni la segue, la descrive come «una donna paradossale, capace di combattere nell’arena politica come una gladiatrice, ma anche di piangere per mezz’ora di fila se suo padre le dice qualcosa di sgradevole, o dopo una lite con un quadro storico del partito. Marine è una dominatrice, capace di schiacciare e umiliare senza pietà un avversario, ma ha anche un côté femminile molto accentuato. E ha sempre bisogno di essere adulata, compresa, incoraggiata». «Per usare un linguaggio ippico», dice Jean-Marie Le Pen, «potrei dire che mia figlia è stata un ottimo cavallo su cui puntare, una puledra nervosa ma efficace. Si è guadagnata sul campo i galloni di leader assoluto del partito che ho fondato quarant’anni fa, e che volevo condurre fino alla fine dei miei giorni. Io sono un osso duro, sa? E a essere sincero, all’inizio avevo messo gli occhi addosso alla mia primogenita: Marie-Caroline, da giovane, era la più brillante delle mie tre figlie, aveva studiato in Inghilterra, era andata a Harvard. Ma poi mi ha tradito, voleva prendere il mio posto troppo presto. Ho dovuto buttarla fuori, dal Front National e dal mio cuore. Non la vedo da 15 anni, e non la voglio mai più vedere». La durezza del suo tono di voce si addolcisce solo quando gli chiedo come ha fatto, invece, Marine a trovare il momento giusto. «È stata coraggiosa. La sua battaglia più difficile l’ha combattuta contro di me, e l’ha combattuta con intelligenza, con eleganza. Ha avuto il vantaggio di essere una vera donna, e io amo le donne. Sono figlio di madre vedova, ho avuto due mogli e tre figlie, l’universo femminile mi affascina e mi incute rispetto». Machuret insiste molto sull’importanza della Marine donna: «Dentro il partito ha un gruppo di amiche con cui c’è un grande rapporto di complicità. Non ha mai fatto ricorso a professionisti dell’immagine: sono loro a vestirla e truccarla. L’ho vista spesso arrivare in ufficio vestita in un modo e uscire trasformata per un’intervista televisiva, con addosso i vestiti delle sue compagne. Fra loro, si chiamano “Barbie-pétasses” (“zoccole”, “sgallettate”, ndr). Si raccontano tutto, stappano lo champagne per festeggiare le buone notizie della loro vita privata, insomma, un’intimità molto femminile». Ma senza troppi fronzoli, aggiunge il giornalista, l’unico ad aver avuto accesso alla proprietà di famiglia dove la Le Pen vive con i tre figli, la madre e la sorella Yann: «Marine non ama il lusso e, a differenza di Sarkozy, non è tentata dal luccichio dei lustrini. I soldi non le sono mai mancati, i Le Pen hanno sempre vissuto in belle case, ma le assicuro che il décor è dei più semplici. Ci sono i mobili di Ikea, che va a comprare da sola, c’è una vecchia cucina con tavolo e sedie di formica d’altri tempi». Il suo carattere autoritario e la sua ansia di libertà non le hanno portato fortuna in amore: lasciata dal primo marito Frank Chauffroy quando sua figlia Jehanne aveva poco più di un anno e i due gemelli Louis e Mathilde pochi mesi, non è riuscita a tenere in piedi neppure il secondo matrimonio con Eric Lorio, ex segretario nazionale del partito, da cui non ha avuto figli. Il suo attuale compagno Louis Aliot, vice presidente del Front, è stato a lungo il suo amante prima che la loro relazione diventasse di dominio pubblico e lo costringesse a lasciare la moglie e i due figli. «Il loro rapporto sembra stabile, ma ha un grande inconveniente», dice Machuret: «Jean-Marie Le Pen lo detesta e non gli risparmia commenti sgradevoli. Più di una volta ha detto apertamente che lo considera un idiota». «Nella vita di Marine Le Pen esiste un problema insormontabile: l’uomo della sua vita è e sempre sarà suo padre», ci dice Caroline Fourest, autrice, assieme a Fiammetta Venner, di Marine Le Pen, una recente biografia. «Come Jean-Marie, Marine ha sempre predicato la morale, la necessità di fare figli per non lasciare la nazione in mano agli immigrati, la famiglia unita, ma entrambi hanno in realtà condotto una vita piuttosto “berlusconiana”. Restano leggendarie le feste dionisiache nella loro proprietà di Saint-Cloud, nella banlieue molto chic parigina, innaffiate d’alcol fino alle prime ore del mattino». Leggendario, soprattutto, resta l’exploit della madre di Marine, Pierrette Lalanne, la prima moglie di Jean-Marie che, per vendicarsi di essere stata scaricata, e dimostrare quello che lui chiama «il suo caratterino», decise di posare nuda su Playboy. Le Pen padre sa che quel caratterino Marine lo ha ereditato e, per dimostrarlo, ci racconta un episodio inedito, «un souvenir che la dice lunga su mia figlia. Era al liceo quando Libération titoló su tre colonne, a caratteri cubitali, “Torturati da Le Pen”, riferendosi a un vecchio episodio della mia vita, vissuto durante la guerra d’Algeria. L’articolo mi descriveva come un mostro. Visto il giornale andai in camera sua, a svegliarla al mattino, e le detti il permesso di saltare la scuola per un giorno. “Neanche per sogno”, mi rispose. Non solo andò: prima dell’inizio delle lezioni si alzò in piedi con il braccio destro alzato, gridando: “Vive Le Pen!”».