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 2012  maggio 09 Mercoledì calendario

Renzo Bossi, 23 anni, ci incontra a Brescia, nello studio del suo avvocato Carlo Beltrani. È passato quasi un mese da quando, travolto dallo scandalo dei fondi della Lega, si è dimesso dalla carica di consigliere regionale

Renzo Bossi, 23 anni, ci incontra a Brescia, nello studio del suo avvocato Carlo Beltrani. È passato quasi un mese da quando, travolto dallo scandalo dei fondi della Lega, si è dimesso dalla carica di consigliere regionale. Il 9 aprile, il sito del settimanale Oggi pubblica i video girati dal suo autista, Alessandro Marmello, dove si documenta un passaggio di denaro fra voi due. E la sua testimonianza: «Ero il bancomat del Trota». Che effetto le ha fatto? «Ero sconvolto, perché l’ho sempre trattato come un amico, prima che come dipendente della Lega. Si andava a cena, e a volte a bere una birra insieme. Sentirmi dire che lo schiacciavo psicologicamente mi fa ridere». Marmello la accusa di avere ripetutamente usato, per saldare conti personali, somme di denaro che lui prelevava dai fondi di partito. «Bugie. I filmati sono stati girati a bordo di una Audi A6 di proprietà della Lega: se Marmello si era dimenticato il portafoglio, capitava che io anticipassi i soldi per la benzina. Quegli scontrini, quei soldi, sono per spese che io avevo anticipato di tasca mia, e che lui mi restituiva. Dispiace poi che Marmello non dica delle tante volte che si usava la mia auto personale per lavorare». Si è parlato anche di multe della sua macchina privata pagate dalla Lega. «Se dal mio calendario mi risultava che alla guida c’ero io, me le sono sempre pagate. Se invece guidavano gli autisti, dipendenti della Lega, andavo dall’amministratore che decideva se, oltre a pagare la multa, il partito avrebbe evitato di far togliere i punti della patente a loro, che lo facevano di mestiere». L’amministratore è Belsito: non aveva mai avuto sospetti sulla sua gestione? «Non era di mia competenza: solo una volta mi è sorto un dubbio, e ho chiesto a lui. Lo dimostra l’intercettazione, pubblicata dall’Espresso, dove Belsito dice alla Dagrada (segretaria amministrativa della Lega, ndr) che io ho chiesto l’elenco degli scontrini per controllare se era vero che le spese in nota si riferivano tutte a trasferte fatte con me. “Questo”, dice parlando di me, “ha paura che erano in albergo per cavoli loro”. “Sono lì segnati, ristoranti, benzina, ma quasi tutta benzina”, risponde la segretaria. E Belsito: “Sì, ma lui giura che ha pagato di tasca sua”. Io ho chiesto più volte di controllare i rimborsi spese, ma invano». Ammettendo che Marmello l’abbia incastrata come lei sostiene, che motivo ne avrebbe avuto? «Non lo so. Giravano voci che volesse andare a vivere in Thailandia. A gennaio la Lega gli aveva dato 25 giorni di ferie, più di quelle che aveva maturato, per andare da quelle parti a risolvere questioni personali». E le presunte fatture di spese dentistiche nella famosa cartella «The Family»? «Io il dentista l’ho sempre pagato: lo dimostrano i movimenti bancari del mio conto corrente personale, che ho portato in Procura». Perché difendersi in Procura, se non è indagato? «Non è una difesa, ho semplicemente depositato due denunce, una a siti di informazione e l’altra a Marmello, con allegati i documenti. I giornali hanno scritto troppe falsità, a partire dall’auto Bmw che avrei comprato con i soldi della Lega: ho dimostrato che sto pagando le rate del leasing dal mio conto personale. Stesso discorso per la Smart usata: a parte che non l’ho ancora pagata, perché la fattura mi è arrivata a fine marzo». Le intercettazioni parlano di lezioni della Cepu, università inglese e trasferte a Londra, il tutto a carico della Lega. «Falsità. Ho sempre pagato di tasca mia, anche perché, con 10 mila euro netti di stipendio da consigliere regionale, non avevo certo bisogno di chiedere soldi al partito. E comunque alla Cepu sono andato, anni fa, solo per qualche lezione di inglese». Ma chi avrebbe interesse a incastrarla? «Chi vuole colpire mio padre: è chiaro. Tutta la Lega è sotto attacco, il sistema cerca di fermare il nostro progetto politico, a partire dal federalismo fiscale». Più che un attacco del «sistema», sembra un regolamento di conti interno al partito. Maroni a Vanity Fair ha parlato di persone che si sono approfittate della malattia di suo padre per isolarlo. «Mio padre è sempre in giro per sezioni e comizi, e quando non è in giro va ogni sera al bar di Laveno. Tutti possono avvicinarlo, altro che cerchio magico. Maroni, che è sempre stato il suo numero due, che difficoltà poteva avere a parlargli?». Perché lei si è dimesso? «L’ho fatto di mia volontà, perché non volevo che neanche un’ipotetica ombra costruita dai media potesse ricadere sulla Lega». Suo padre come ha reagito ai video, alle intercettazioni? «Mi ha fatto una specie di interrogatorio, perché voleva capire. Se avessi avuto delle colpe, per lui non ci sarebbero state scusanti. Io gli ho mostrato i documenti. E, sulla mia decisione di dimettermi, si è mostrato titubante». Eppure ha pubblicamente ammesso di aver sbagliato a farla entrare in politica. «La mia candidatura non è stata spinta dalla mia famiglia, ma dal partito». Lo ha detto anche Maroni, a Vanity Fair, che Bossi ha sbagliato a far entrare un figlio in politica, che lui ha tenuto i suoi lontano dalla Lega. «Eppure, due anni fa nessuno ha posto il problema». Se suo padre è convinto della sua innocenza, perché l’ha sacrificata pubblicamente sul palco con Maroni? «Tutti noi siamo pronti a sacrificarci per la Lega». Da figlio non c’è rimasto male? «Siamo una famiglia che ha sempre vissuto per la Lega: il movimento al primo posto». Lei però rischia di uscirne rovinato. «Non è stato un’esperienza facile da vivere, ma ricomincio da militante semplice con gli ideali che papà mi ha dato e per i quali vive». Maroni ci ha detto anche che nel futuro della Lega non c’è posto per lei. Che è il turno dei Cota, degli Zaia, dei quarantenni con esperienza. «Fra dieci anni ne avrò 33 e più esperienza, si vedrà. Poi, come sempre, decideranno i militanti». Nel frattempo, che cosa farà? «A parte militare nella Lega, voglio continuare a studiare, trovarmi un lavoro e costruire il mio futuro». Quale? «Muratore o agricoltore, per stare un po’ all’aria aperta. Due anni vissuti con la cravatta sono troppi».