Franco Bechis, Libero 3/5/2012, 3 maggio 2012
AMATO CI È GIÀ COSTATO 13 MILIONI DI EURO
Le cattive notizie sono due. La prima la conoscete tutti: Giuliano Amato ha trovato il suo centesimo incarico politico della vita: consulente di Mario Monti sui costi della politica. La seconda l’avete sentita qualche tempo fa: per cambiare la legge sui rimborsi elettorali molti pensano di tornare a finanziare i partiti con il 740, firmando per devolvere il 5-6 per mille dell’Irpef. La notizia in sé non è cattiva, ma se si incontra con la prima rischia di trasformarsi in tragedia. Mentre scrivo non so cosa potrà accadere durante la notte: magari Amato l’ha già letta ed è passato nella vostra banca prelevando dal conto corrente direttamente un sei per mille da dare ai partiti. È la sua passione prelevare il 6 per mille dai conti correnti degli italiani. Appena diventato presidente del Consiglio nel 1992 è stato il primo viaggetto che ha fatto in una notte d’estate. E non si è mai pentito.
OCCHIO AL CONTO
Il rischio è grande, conviene mettere il lucchetto al vostro conto in banca. Perché se c’è una cosa che Amato sa è che la politica costa. Nessuno lo sa meglio di lui, e credo che sia proprio per questo motivo che Monti l’ha voluto con sé. Amato è infatti il più grande costo della politica vivente in Italia. Da quando ha scelto di farsi eleggere o nominare in qualche incarico pubblico accantonando (e spesso cumulando) l’amata cattedra universitaria, Amato è costato ai contribuenti italiani la bellezza di 13.661.172 euro, contati al centesimo. È il numero uno in Italia. Batte perfino l’unico che può tenergli testa, l’attuale presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che è nato 13 anni prima dell’amico Giuliano, ma ha avuto meno incarichi pubblici di prestigio: ha fatto il parlamentare 45 anni, ma buona parte di questi quando lo stipendio era poco più di un rimborso spesa e l’attività politica quasi volontariato.
POLTRONE IN SERIE
Amato invece il parlamentare ha iniziato a farlo nel 1983, che si pagava più che bene. E dal primo giorno ha cumulato subito un incarico di governo: sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel primo e nel secondo governo guidato da Bettino Craxi. Fino al 1987. Poi Craxi è stato sbalzato di sella, Amato no: vicepresidente del Consiglio e ministro del Tesoro fino al 1989. Presidente del Consiglio nel 1992 e una seconda volta nel 2000. Nel mezzo e dopo ancora ministro delle Riforme costituzionali, ministro del Tesoro e ministro dell’Interno.
Ha passato 133 mesi della sua vita con un incarico di governo, e 224 mesi è stato parlamentare della Repubblica (quasi sempre deputato, un giro solo senatore). A questi ha aggiunto un bel ventaglio di incarichi pubblici, quasi sempre remunerati, talvolta molto ben remunerati: 37 mesi e mezzo alla guida dell’Antitrust, presidente del comitato dei garanti per le celebrazioni del 150° anniversario dell’unità di Italia per circa un anno, attualmente presidente della Treccani da 38 mesi (incarico che vale 150 mila euro l’anno). Fra incarichi politici e indiretti Amato ha goduto del benefit di auto blu con autista per 236 mesi. E naturalmente di tutti gli altri benefit che sono concessi a parlamentari e membri del governo: aerei, treni e autostrade gratis, bollette telefoniche parzialmente rimborsate e quisquilie varie.
Prendendo per buona la sua versione sulla scelta di non cumulare pensione e stipendi in alcune fasi della sua vita politica e tenendo conto delle leggi che vietano il cumulo, Amato ha percepito per 132 mesi una quota di pensione pubblica. Una parte è costituita dal vitalizio e una parte dall’incremento della pensione Inpdap ottenuto grazie al passaggio all’antitrust.
GRAZIE ITALIANI
È grazie a tutti questi incarichi pubblici che Amato ha ricevuto dagli italiani i suoi 13,6 milioni di euro. La somma è costituita da emolumenti pensionistici pubblici lordi per 2,1 milioni di euro (solo quota vitalizio+parte antitrust), altri 4,2 milioni di euro per indennità parlamentare, diaria, rimborso spese segreteria parlamentari. E ancora: 1,03 milioni di euro come indennità aggiuntiva per incarichi di governo e 1,4 milioni di euro di indennità lorda per incarichi a nomina politica/pubblica (antitrust e Treccani). Infine ci sono 4,7 milioni di euro di spese di trasporto per i suoi incarichi pubblici. Il solo costo medio annuo di un auto blu si aggira infatti intorno ai 25- 30 mila euro (comprensivo della spesa per autisti).
In cambio dei 13 milioni di euro di emolumenti Amato ha regalato all’Italia più di un quarto del suo attuale debito pubblico.
Certo, era in buona compagnia e non era il solo responsabile, ma mentre lui era al governo con uno dei suoi tanti incarichi il debito pubblico è cresciuto di 507,1 miliardi di euro. Il grosso è relativo ai governi Craxi-Goria e De Mita in cui Amato è stato a palazzo Chigi e al ministero del Tesoro. Un terzo della somma è invece dovuta alle sue avventure da presidente del Consiglio e al periodo in cui è stato ministro nei governi di Massimo D’Alema e di Romano Prodi.
Franco Bechis