Guido Fontanelli, Panorama 9/5/2012, 9 maggio 2012
Porto l’ufficio postale in tv – Come si festeggiano 150 anni di storia? Andando in tv. Ma non come pensate voi: le Poste faranno la loro apparizione sugli schermi delle nuove televisioni «smart» con un’applicazione che consentirà di pagare i bollettini postali e di accedere via internet agli altri servizi del gruppo
Porto l’ufficio postale in tv – Come si festeggiano 150 anni di storia? Andando in tv. Ma non come pensate voi: le Poste faranno la loro apparizione sugli schermi delle nuove televisioni «smart» con un’applicazione che consentirà di pagare i bollettini postali e di accedere via internet agli altri servizi del gruppo. «Si entrerà in un ufficio postale con il telecomando: più facile di così...» dice Massimo Sarmi, 63 anni, da 10 amministratore delegato delle Poste (mandato che scade nel 2014). L’applicazione per la tv è una delle innovazioni che l’ingegner Sarmi, da sempre impallinato per la tecnologia (è stato il primo direttore generale della Tim), vuole introdurre nei prossimi mesi. Nel suo ufficio milanese, tra il Duomo e il Castello Sforzesco, il manager si entusiasma mentre spiega l’importanza del nuovo data center di Torino, che verrà inaugurato in luglio per affiancarsi agli altri cinque sparsi per l’Italia. O del «douding» che sarà offerto alle imprese affinché possano conservare i loro dati ed effettuare le transazioni in una rete internet sicura. Oppure ancora dei nuovi servizi che il portalettere porterà a casa degli italiani: come la consegna dei farmaci, che si sta sperimentando in Sardegna, o l’attivazione degli abbonamenti telefonia. Ascoltando Sarmi, si intuisce come le Poste rappresentino, nel bene e nel male, uno specchio dell’Italia. Da quando, il 5 maggio 1862, un regio decreto ne sancì la nascita, hanno accompagnato la storia unitaria del Paese. Ed essendo oggi una delle più grandi imprese italiane (e quella con più dipendenti, 150 mila) non c’è argomento di attualità che non le tocchi. E in misura extralarge. Parliamo di precari fatti assumere dalla magistratura? Le Poste ne hanno avuti ben 30 mila. Si discute di esodati? Le Poste ne contano 6 mila. E dei crediti con lo Stato? Le Poste ne vantano 2,4 miliardi per il servizio universale: in altre parole, lo Stato chiede alla società di fornire un servizio (in perdita) di consegna di lettere, ma si «dimentica» di pagare il dovuto. «Il servizio universale ci costa 650 milioni all’anno» precisa Sarmi «e lo Stato ce ne riconosce 320, pagati dopo anni». E poi le proteste per i ritardi nelle consegne o per la sospensione del servizio al sabato, le code davanti agli sportelli perché il sistema informatico rallenta o va in tilt (l’ultimo episodio di pochi giorni fa, ora la Ibm sta riaggiornando il software), le critiche degli operatori postali privati per gli ostacoli alla concorrenza e per i vantaggi di cui gode l’ex monopolista. Ma Sarmi vuole mostrare un’altra immagine delle Poste, anche questa tipica di una cena Italia che di fronte al baratro è capace di reinventarsi. «Il classico mercato postale sta scomparendo, ogni anno la consegna di corrispondenza cala del 4-5 per cento, nei prossimi 10 anni si dimezzerà» prevede Sarmi. «La blasonata Royal Mail inglese è tecnicamente fallita, così pure il mitico Us Postal Service. L’olandese Tnt che ci fa concorrenza qui in Italia è in rosso ed è finita all’americana Ups. In tutto il mondo gli uffici postali chiudono o vengono appaltati a terzi e i portalettere vanno a casa. Noi, invece, abbiamo gli stessi uffici, 14 mila, non abbiamo licenziato, non abbiamo debiti e siamo diventati un caso di scuola. Siamo le poste con la più alta redditività a livello mondiale, 13,6 per cento contro una media intorno al 6. E questo nonostante il ruolo sociale che svolgiamo, per esempio nella gestione delle contravvenzioni o dei permessi di soggiorno. O ancora per il censimento». Il segreto qual è, ingegner Sarmi? «L’innovazione. Tecnologica, perché la nostra è la più potente rete avanzata di servizi in Italia. E di prodotto. Sia nel campo finanziario, dove siamo presenti fin dal 1875 con i libretti postali e dove il nostro ultimo successo è rappresentato dalle carte ricaricabili Poste Pay. Sia nella telefonia: siamo stati le prime poste al mondo ad avere introdotto i sistemi di pagamento nei cellulari. Nel primo trimestre di quest’anno i nostri 3 milioni di clienti nella telefonia mobile hanno trasferito 70 milioni di euro attraverso i cellulari». Oggi i nuovi servizi rappresentano il 12 per cento del fatturato, che lo scorso anno ha raggiunto 21,7 miliardi di euro con 846 milioni di utile. Un modello che da fastidio (alle banche, alle compagnie assicurative e, prevedibilmente, alle farmacie) e che però funziona e viene copiato all’estero: le poste francesi hanno importato l’idea del telefonino, i russi hanno chiesto una consulenza per la rete logistica e per i servizi bancari, l’Egitto e le Filippine per il trasferimento di denaro, l’India per le carte prepagate. E lo standard di sicurezza per le poste mondiali che porterà a un dominio internet «.post» viene messo a punto dalla società guidata da Sarmi e controllata dal ministero dell’Economia. Alle preoccupazioni dei sindacati, che vedono restringersi la classica attività di consegna di lettere e pacchi e temono migliala di esuberi, il top manager replica che «non è così» ma certo, con l’allungamento dell’età del pensionamento, «si pone il problema di come assumere i giovani». E se il governo gli chiedesse di riprendersi i 6 mila esodati? «Abbiamo le spalle larghe, però dobbiamo anche far tornare i conti e tenere a galla una grande azienda in cui lavorano 150 mila persone». E che, Sarmi se lo augura, possa continuare a dare lavoro per altri 150 anni.