Federico Rampini, la Repubblica 3/5/2012, 3 maggio 2012
Assunzioni, investimenti, profitti: l´Eldorado dell´elettronica è tornato in espansione. Ma la "bolla" della new economy è dietro l´angolo – C´è un luogo magico dove la disoccupazione dei giovani appena laureati è solo del 6,2%, metà della media americana e un terzo dell´Europa
Assunzioni, investimenti, profitti: l´Eldorado dell´elettronica è tornato in espansione. Ma la "bolla" della new economy è dietro l´angolo – C´è un luogo magico dove la disoccupazione dei giovani appena laureati è solo del 6,2%, metà della media americana e un terzo dell´Europa. Un piccolo Eldorado dove si sono creati 42.000 posti aggiuntivi in un anno e lo stipendio medio lievita del 3,8% al di sopra dell´inflazione. Una terra felice che ha visto raddoppiare in un solo anno (a 3 miliardi di dollari) gli investimenti in tecnologie verdi. E dove una sola università è "sommersa" dai nuovi finanziamenti: ha finito di incassare 10 milioni per un progetto di ricerca sugli "algoritmi al servizio dell´umanità", ed ecco altri 60 milioni per assumere decine di ricercatori in un nuovo centro informatico. Questo Giardino dell´Eden è qui a San Francisco, si estende alla sua periferia meridionale fino a Palo Alto, più nota come la Silicon Valley. Quindici anni dopo il primo boom della New Economy, quest´area è tornata ad essere in piena ebollizione creativa. È in atto una nuova "eruzione", di idee, di investimenti, creazione d´imprese, diffusione di ricchezza. Se tralasciamo le tappe più antiche nelle reincarnazioni di questo pezzo di California (i pionieri dell´elettronica risalgono alla seconda guerra mondiale), e ci limitiamo all´èra geologica del "digitale", il primo boom fu la nascita di un´economia legata a Internet con gruppi come Cisco e Intel, Yahoo e Ebay; la seconda ondata vide la fioritura creativa di colossi come Google e Apple; la terza a cosa assomiglierà? Non ha dubbi Marc Andreessen, un "innovatore seriale" che ha vissuto da protagonista tutte queste vicende: il suo browser Netscape con la quotazione in Borsa nel 1995 diede il via alla "febbre dell´oro", la prima New Economy. Riconvertitosi nel venture capital lo stesso Andreessen ha contribuito alla nascita di altre regine della Silicon Valley fino a Facebook. Per lui la nuova tappa «è l´irruzione delle tecnologie avanzate nella scuola, nella gestione del sistema sanitario, nell´attività di governo, i settori che finora sono rimasti più indietro e che saranno invasi, trasfigurati dall´arrivo di imprese di software nate qui». È impossibile pronunciare il nome di Andreessen senza che affiori il termine "bolla". Tutte le rivoluzioni tecnologiche partorite in quest´angolo di West Coast hanno avuto anche un epifenomeno finanziario, un afflusso di capitali speculativi. La "bolla" è di nuovo in mezzo a noi. Circolano qui più giovani milionari, e perfino miliardari, che all´apice della prima New Economy nel 1999. L´ultima ondata è legata alle quotazioni in Borsa che l´anno scorso hanno catapultato verso quotazioni stratosferiche la società di giochi online Zynga (7 miliardi al primo collocamento), il sito specializzato nei buoni-sconto Groupon (12,2 miliardi), il sito sociale LinkedIn (6,8 miliardi) e la radio online Pandora (1,9 miliardi). Il gran botto lo farà Facebook tra due settimane con un collocamento che probabilmente supererà il "muro del suono" dei 100 miliardi, polverizzando il record stabilito da Google (23 miliardi di capitalizzazione nel 2004). Poiché tutte queste società sono state fondate da "ragazzini", e l´azionariato è diffuso tra i dipendenti col sistema delle stock option, la Baia di San Francisco è inondata di nuova ricchezza collettiva. A cui si aggiunge l´azionariato diffuso dei colossi già esistenti, con Apple che ha ripreso a distribuire dividendi e ha scalato la classifica mondiale dei valori di Borsa. Questo bendiddio provoca gli effetti collaterali dell´opulenza. Le grandi banche di Wall Street, mentre licenziano sulla East Coast, qui assumono in un settore specifico: la gestione patrimoniale, mirata verso i giovani nuovi ricchi. Goldman Sachs annuncia altri mille licenziamenti nel resto del mondo, e aumenta del 30% l´organico della sua sede di San Francisco. Ubs lo ha già raddoppiato. JP Morgan Chase ha aperto un nuovo ufficio a Palo Alto. Il mercato immobiliare non è da meno. Nel centro di San Francisco, un immenso palazzo di uffici al numero 888 della Brannan Street (South of Market) è stato appena preso in affitto dalla Airbnb: è la società più celebre nel nuovo mestiere della "condivisione delle camere", cioè l´alternativa "frugale" agli alberghi. È un pezzo di quella "economia dell´accesso", per cui i giovani (e non solo loro) non sentono più il bisogno di possedere automobili o biciclette, preferiscono prestarsele o usarle solo quando ne hanno davvero bisogno. Nell´auto il modello è Zipcar. Come alternativa al turismo in albergo, Airbnb usa un software sofisticato per mettere in contatto fra loro gli aspiranti viaggiatori e tutti coloro che sono disposti ad affittare una camera all´ospite di passaggio: in meno di quattro anni di esistenza l´azienda ha superato la soglia delle 800 assunzioni, donde la necessità di allargarsi nella nuova sede. Oltre al boom nella domanda di uffici, a San Francisco vanno a ruba gli appartamenti residenziali: gli affitti sono saliti del 16% in un anno. Anche le compravendite sono in piena "febbre dell´oro", in controtendenza rispetto a un mercato immobiliare ancora depresso nel resto degli Stati Uniti. Tutto ciò ha dei costi. Russel Hancock, che dirige la Joint Venture Silicon Valley e misura il polso all´economia locale, ci tiene a ricordarci che «l´informatica è nel mezzo di una ripresa spettacolare, con assunzioni che aumentano al ritmo del 6%, però non è tutto, questo settore impiega quasi 300.000 persone cioè oltre un quinto della forza lavoro, per gli altri la vita non è sempre facile». Il primo sindaco cinese di San Francisco, Ed Lee, sta cercando di mobilitare le aziende hi-tech perché investano anche in favore della popolazione meno istruita, per esempio creando localmente delle scuole professionali e dei call center. Per adesso l´impatto sui ceti medio-bassi è duro: l´inflazione immobiliare li spinge sempre più lontano dalle aree pregiate di San Francisco, Palo Alto, Cupertino, Mountain View. «Alla fine staranno meglio anche loro – garantisce Lee – perché giova a tutti se la macchina delle assunzioni riprende a girare a pieno regime». Non solo nel settore privato. Una grande istituzione pubblica come la University of California Berkeley beneficia di uno "tsunami" di donazioni per la ricerca. Affluiscono nuovi fondi federali dalla National Science Foundation per il progetto Algorithms Machines People Expedition. Un solo mecenate privato – lo scienziato matematico James Simons divenuto miliardario nella sua seconda attività da imprenditore – ha staccato un primo assegno da 60 milioni per creare dentro il campus di Berkeley il centro di ricerca che si chiamerà Simons Institute for the Theory of Computing. Entro la fine di quest´anno avrà già 70 ricercatori. La sua missione principale coincide con la frontiera che esplorano molte aziende della Silicon Valley: si chiama Big Data. E´ la ricerca di tecnologie che siano in grado di sfruttare rapidamente la crescente mole di informazioni che stiamo accumulando. Il business dei Big Data «valeva 3,2 miliardi nel 2010, sarà balzato a 17 miliardi entro due anni», rileva l´ultimo rapporto della società di ricerca Idc.Tra i pionieri in questo settore c´è ovviamente Google, che ha creato una filiale apposita chiamata Google Ventures, con ricercatori di punta tra cui Hazem Adam Ghobarah. Come Yahoo e Amazon, Google ha già sfruttato Big Data per scopi commerciali: aggregando tutte le informazioni contenute nei "clic" di ogni utente Internet, incrociandole con segnali "sottratti" alle nostre email, ne emerge una massa di dati sterminati che possono essere interpretati, riorganizzati grazie ad appositi algoritmi, e diventano una guida preziosa per il marketing. Facebook è all´opera sullo stesso terreno, vista la ricchezza di informazioni che noi stessi mettiamo a disposizione sul social network. Moltissimo resta da fare. Un solo esempio delle potenzialità nel campo sanitario, indicato da Ghobarah: «In un solo anno vengono fatte 200 milioni tra radiografie e Tac su pazienti americani, se organizziamo in formato digitale tutte queste informazioni, incrociandole con la banca dati genetica DnaNexus, i possibili usi hanno una portata sconvolgente». Big Data, potrebbe essere la forza trainante della prossima rivoluzione nata qui. Ancora la terza, o già la quarta vita della Silicon Valley? E chi ha tempo di tenere il conto?