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 2012  aprile 29 Domenica calendario

ASPARTAME, IL RISCHIO CANCRO NEL DOLCIFICANTE PIÙ DIFFUSO

Lo vendono come il dolcificante perfetto: buono per il palato, ottimo per la linea, sicuro. E lo mettono ovunque, dalle bibite alla caramelle, per arrivare ai farmaci, compresi quelli per bambini. Ma l’aspartame, l’alternativa allo zucchero, potrebbe essere cancerogeno. Un dubbio alimentato da studi e ricerche, attorno cui è stata costruita la puntata di oggi di Report, su Rai3.
La storia in sintesi di un prodotto commerciale, disseminata di ombre, conflitti di interessi e domande. Pesanti e attuali, tanto che entro settembre l’Efsa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, dovrà emanare un nuovo verdetto sulla salubrità o meno dell’aspartame.
SCOPERTO per caso, nel 1965 mentre la Searle, colosso farmaceutico americano, sta sperimentando un nuovo farmaco contro l’ulcera. Scopre che è dolce, 250 volte più dello zucchero . E si lancia nelle ricerche sull’aspartame, dolcificante del futuro. Nel 1974 ottiene il via libera alla messa in commercio dalla Fda, l’agenzia statunitense dei farmaci. Ma un’associazione dei consumatori blocca tutto: un patologo aveva scoperto che quella sostanza provocava buchi nel cervello dei topi di laboratorio. La lunga guerra di perizie e ricorsi sull’aspartame inizia così. Studi successivi affermano che i test della Searle sono pieni di irregolarità. E che l’aspartame ha pesanti effetti collaterali, sul cervello.
Nel 1980, Ronald Reagan viene eletto presidente. Uno dei suoi primi atti è cambiare il commissario della Fda, che l’anno dopo dà il via libera all’aspartame. Una manna per la Searle, che come amministratore delegato ha un certo Donald Rumsfeld: ovvero, l’esperto di Medio Oriente dell’amministrazione Reagan, futuro segretario alla Difesa con Ford e Bush junior. L’aspartame si sparge per l’America, e presto approda in Europa, Italia compresa. Tutte le autorità scientifiche ne autorizzano la vendita: e tutte si basano su uno studio finanziato dalla Searle.
NELLE pieghe del documento, si ammette la morte di un certo numero dei topi di laboratorio. Eppure l’aspartame viene utilizzato in più di 5mila prodotti. Dalle bibite più popolari, ai dentifrici e ai medicinali, in molti casi pediatrici. Sui banchi dei bar di mezzo mondo dominano i dolcificanti. Ma le ombre rimangono, assieme alla segnalazioni di consumatori e studiosi. A rilanciarle, nel 2005, è una ricerca dell’Istituto Ramazzini di Bologna. Dal verdetto chiaro: l’aspartame è cancerogeno. L’istituto compie altri studi, autofinanziati. L’Efsa, che nel 2002 avevo approvato l’aspartame, li respinge: “Non sono stati fatti secondo le procedure, sono incompleti”. Dura reazione, da parte di un ente che ha 11 membri su venti che sono stati, o sono tuttora, consulenti di aziende dell’industria alimentare. “Quando si discute di un prodotto della loro azienda si astengono – fanno sapere da Bruxelles – e comunque non c’è conflitto d’interesse, perché lo hanno dichiarato”.
Tre parlamentari europee sollevano il caso. E alla fine la palla torna all’Efsa: che entro settembre dovrà pronunciarsi di nuovo sull’aspartame. Neppure nemico dell’obesità, secondo Franco Berrino, dell’Istituto Tumori di Milano: “Non esiste un solo studio che l’abbia provato. Anzi, c’è una forte ipotesi del contrario”.