Massimo Fini, il Fatto Quotidiano 28/4/2012, 28 aprile 2012
IL PRESIDENTE SENZA QUALITÀ
Ma dove ha vissuto l’onorevole Giorgio Napolitano gli 86 anni della sua lunghissima e inutile esistenza? Nel Bophuthatswana, nel Botswana, nello Swaziland? Solo adesso scopre che “bisogna estirpare il marcio in modo che i partiti ritrovino slancio ideale e tensione morale”. Ma nei partiti, anzi nel Partito comunista, sia pur come decorativa suppellettile, e poi nelle sue successive declinazioni quest’uomo in grigio, senza qualità (la sua unica qualità è di non averne alcuna) ha fatto tutta la sua carriera. È stato deputato per dieci legislature (dal ‘53 al ‘96), deputato europeo dall’89 al ’92 e ancora nel ’99, presidente della Camera nel ‘92 e nel ‘94, ministro degli Interni. E non si è mai accorto che c’era “del marcio nel regno di Danimarca”? Contro la cosiddetta degenerazione dei partiti non ha mai emesso un vagito. Né negli anni Ottanta quando non c’era appalto senza tangente politica e il voto di scambio era davanti agli occhi di tutti. Non ha emesso un vagito nemmeno durante le inchieste di Mani Pulite quando ‘il marcio’ emerse in tutta la sua evidenza. Divenuto improvvidamente presidente della Repubblica, proprio perché amorfo e inoffensivo per tutti, ha lasciato evoluire a proprio piacere Berlusconi nella sua devastante campagna di delegittimazione della magistratura. Quello dichiarava “la magistratura è il cancro della democrazia”, un’affermazione eversiva, da galera se fatta da un presidente del Consiglio e lui zitto o si limitava a un’omelia ‘urbi et orbi’, a un omnicomprensivo e comico “non alzare i toni” valido per tutti e quindi per nessuno. C’è voluto che Angela Merkel (un uomo, finalmente) lo prendesse a spallate perché si decidesse a cacciare l’energumeno che ci stava portando nel baratro. Adesso che avverte il rischio che bruci il castello partitocratico nel quale ha vissuto per millanta anni, ben incistato come un topo nel formaggio, si è svegliato dal suo eterno torpore e tuona contro i “demagoghi di turno” uscendo dai binari della sua carica perché il Movimento di Grillo si presenta alle elezioni e il capo dello Stato ha il dovere costituzionale dell’imparzialità. Da un uomo del genere (che il 25 aprile ci ha ammorbato con la solita retorica sulla Resistenza cui, pur avendone l’età, non ha partecipato) non accettiamo lezioni, né politiche né morali. Se la politica è quella praticata da Giorgio Napolitano e da tutti gli altri esponenti di un regime paludato, paludato da democrazia mentre democrazia non è, noi abbiamo tutto il diritto di fare dell’‘antipolitica’ che è la demonizzazione di turno perché nulla cambi e noi si resti gli eterni docili e imbecilli sudditi che siamo stati fino a ora. Ma la crisi economica, di cui l’intera classe politica, col suo malaffare e con la sua miopia, è responsabile, ha aperto gli occhi anche ai ciechi. E, come si dice nei bar (luoghi da non sottovalutare), potrebbe essere venuto il tempo delle mazze da baseball. Altro che Grillo. L’ex comico replicando a Napolitano lo ha definito “una salma”. Ma si sbaglia. Una salma deve aver avuto, per definizione, una vita. Giorgio Napolitano non ha mai vissuto o, per essere più precisi, è nato vecchio, “nu guaglione fatt’a vecchio” come scrisse di lui, impietosamente, Luigi Compagnone o “un coniglio bianco in campo bianco” come ha detto qualcun altro. È stato anche grazie ai conigli, di ogni genere, che l’energumeno, sicuramente dotato di una maggior vitalità sia pur volta al malaffare, ha potuto impazzare per vent’anni. Ma adesso ne abbiamo abbastanza. Degli energumeni, ma anche dei conigli.