Rossella Bocciarelli, Il Sole 24 Ore 27/4/2012, 27 aprile 2012
BANKITALIA: IL CREDITO RIPARTIRÀ A FINE ANNO
L’atteggiamento delle banche sta cambiando e le condizioni di offerta del credito stanno migliorando, in un contesto complessivo di attenuazione dei rischi per la stabilità. Ma effetti positivi sulla dinamica dei prestiti saranno visibili solo nella «parte finale del 2012». La diagnosi è contenuta nel Rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d’Italia, secondo cui «il credito alle società non finanziarie continuerebbe a decelerare per larga parte del 2012, per l’effetto ritardato del deterioramento delle condizioni di offerta osservato alla fine dello scorso anno e del rallentamento degli investimenti». Insomma, il mercato creditizio continuerà a languire per tutto l’anno per via della recessione ancora in corso e per gli effetti di quella parte di ciclo negativo che abbiamo già alle spalle. La successiva ripresa, affermano i tecnici di via Nazionale, «rifletterebbe il lento miglioramento dell’attività produttiva e il connesso aumento del fabbisogno finanziario. La crescita dei mutui concessi alle famiglie si ridurrebbe nell’anno in corso, pur rimanendo positiva, e tornerebbe ad aumentare nel 2013». La dinamica dei prestiti, osserva il Rapporto, sta risentendo anche del peggioramento della qualità del credito; la contrazione dei prestiti alle imprese nel 2011 si è concentrata presso le aziende più rischiose, a fronte di tassi di crescita ampiamente positivi (quasi il 6% sui dodici mesi) per le imprese con condizioni finanziarie più equilibrate. «Alla luce dell’aumento delle sofferenze registrato alla fine dell’anno», afferma Bankitalia, «ciò suggerisce che le banche stiano tentando di evitare un ulteriore deterioramento dei propri bilanci e di garantire allo stesso tempo supporto alla clientela meritevole».
La contrazione dei prestiti concessi dai primi cinque gruppi bancari (-2,8%) è stata in parte controbilanciata dall’espansione dei crediti erogati dagli intermediari minori (1,4%). Se non offre motivi di entusiasmo per quel che riguarda la dinamica del credito, lo "stability report" contiene un paio di notizie rassicuranti sulla tenuta finanziaria del Paese. La prima: il sistema bancario italiano è tra i meno esposti fra i Paesi dell’area euro in difficoltà (si tratta dell’1,6% delle esposizioni complessive verso residenti nell’area euro in termini diretti e del 4% se si considera l’esposizione indiretta).
Anche la posizione netta verso l’estero dell’Italia è molto distante da quella dei Paesi euro in difficoltà: la Spagna ha una PNE negativa pari all’89,4% del Pil; l’Italia ha una PNE negativa del 24% del Pil; ma se si fa una stima della sottodichiarazione delle attività finanziarie (tenendo conto anche della considerevole emersione di risorse determinata attraverso i vari scudi fiscali) si arriva a una PNE pari a -16,4%. Dunque l’Italia è ben solida dal punto di vista finanziario. In più, alla metà di aprile era già stato effettuato il 40% delle emissioni di titoli di stato previste per l’intero anno. Il rapporto rileva, poi, che anche con uno scenario peggiore di quello che fa da sfondo al Def lo stock del debito pubblico dal 2013 riprenderà a scendere.
Nel testo si spiega inoltre che a inizio 2012 l’esposizione delle banche italiane verso il debito pubblico (titoli e crediti) è cresciuta sia con acquisti netti (45 miliardi di euro) che per effetto della rivalutazione (13 miliardi): l’aumento secondo Bankitalia «è dovuto solo in parte» ai fondi della Bce. Gli acquisti dei primi dieci gruppi sono stati di 20 miliardi e il resto dalle banche medio-piccole. L’esposizione complessiva del sistema bancario italiano verso il settore pubblico è quindi pari a 272 miliardi.
Quanto a famiglie e imprese, le prime hanno visto ridursi la propria ricchezza finanziaria (non quella reale perché in Italia la bolla immobiliare non c’è) ma hanno tuttora un indebitamento contenuto (i nuclei familiari indebitati sono pari al 24,1%); le aziende, invece, accusano il colpo della congiuntura negativa che sta provocando una contrazione della loro redditività e un aumento del fabbisogno finanziario: la leva finanziaria delle imprese italiane nel settembre 2011 è salita al 48,5% (era pari al 45,8% nel 2010).