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 2012  maggio 03 Giovedì calendario

I PUNTI ESCLAMATIVI DEL PICCOLO IMPRENDITORE

State per leggere il motivo per cui Alessandro F. è irritato. Lombardo, diplomato, fidanzato, 24 anni, ha aperto una piccola impresa edilizia: di questi tempi, un atto di eroismo. Ha assunto due operai che hanno il doppio dei suoi anni, lavorano come matti ma faticano con l’italiano: giorni fa dovevano aprire una porta-finestra, e hanno costruito una porta (uno) e una finestra (l’altro). Ho tolto qualche superlativo, un paio di «criticità crescenti» e molti punti esclamativi. Ma il racconto è tutto di Alessandro F., giovane italiano entusiasta e preoccupato.
«TASSE! Nessuna agevolazione per i giovani che aprono una società e mettono in piedi una nuova attività. A nessuno importa che io abbia dovuto investire per comprare le attrezzature: ponteggio, camioncino, martelletti flessibili etc. (decine di migliaia di euro). Il governo Monti ha introdotto alcuni aiuti: ma non possono essere applicati perché ho aperto qualche mese prima...!».
«AIUTI PUBBLICI! Esistono fondi regionali o statali, ma è davvero difficile capire come iscriversi e come ottenerli, per non parlare dei tempi. Spesso vengo a sapere dell’esistenza di agevolazioni dopo che sono scaduti i termini o ho già comprato le attrezzature. Sportello Unico? Forse, se lo costruissi io...».
«BANCHE! Io e il mio socio non abbiamo ottenuto neanche un euro! Abbiamo dovuto tirare fuori tutti i soldi di tasca nostra. Ok, non pretendo di fare l’imprenditore con i soldi della banca. Ok, è un periodo di crisi. Ma è incredibile che alla domanda: "Mi fate un fido di diecimila euro?" la risposta sia: "Lo faremo quando avrete soldi sul conto, proprietà, garanti validi". Cosa mi serve il fido se ho soldi sul conto? Boh».
«DURC! In passato gli imprenditori edili avranno anche mangiato parecchio, ma oggi se chiedi di assumere un operaio part-time sospettano che tu paghi il resto in nero: e non ti rilasciano il Durc (Documento unico di regolarità contributiva). Assurdo! Senza il Durc non puoi lavorare, è indispensabile per legge».
«CONTRIBUTI! La società è in difficoltà? Non può chiedere di rateizzare i contributi. E se non li paghi entro il 16 del mese, non ti danno il Durc e non puoi lavorare (vedi sopra)».
«COSTO DIPENDENTI! I contributi vanno pagati, ovvio. Ma per ogni dipendente ci sono spese Inps fuori di testa! Per non parlare di sicurezza e visite mediche. Un operaio, solo di premio assicurativo Inail, mi costa 4 mila euro annui!».
«CREDITI! Spesso i clienti ritardano i pagamenti, e a volte non pagano proprio. E io non ci posso fare niente».
Fine del racconto di Alessandro F. Domani, durante il Festival Città Impresa, ascolterò le storie di tanti giovani imprenditori pieni di voglia e di idee. Forse, con un microfono in mano e il pubblico di fronte, non avranno voglia di ricordare che anche loro si sono sentiti, spesso, come lui. L’Italia è il Paese diffidente. Per difendersi contro i tanti furbi, mette troppe regole che danno lavoro a molta gente: così nessuno le toglie più. Da questo meccanismo non riusciamo a uscire, come contorsionisti chiusi in una botte. Che va a fondo, dolcemente.
Beppe Severgnini