Andrea Gennai, Plus24 28/4/2012, 28 aprile 2012
L’OMBRA DELLE CASE CINESI
Sarà la Cina il prossimo focolaio destabilizzante per i mercati finanziari? La domanda è sull’agenda di tutti i principali investitori internazionali alla luce dei segnali di rallentamento della seconda economia mondiale. Prova a diradare qualche dubbio un corposo studio realizzato dal BlackRock Investment Institute, che fa capo al colosso Usa della gestione degli investimenti. Per capire cosa succede a Pechino sono stati mobilitati 50 dei maggiori esperti del gruppo americano: un osservatorio privilegiato per capire cosa accade oltre la Muraglia.
Il titolo dello studio è molto eloquente: frenare la Cina senza rompere il mondo. Nel 2012 infatti il tasso di crescita atteso oscilla intorno all’8 per cento. Si concretizza così l’ipotesi di soft landing, lontano dai picchi superiori al 10% degli anni scorsi, ma è pur sempre un incremento considerevole.
Il responso è che nel breve termine l’economia del colosso asiatico non sia a rischio, essendo destinata a proseguire la traiettoria di espansione (quest’anno contribuirà a realizzare i due quinti della crescita mondiale). Qualche preoccupazione emerge invece allargando l’orizzonte temporale. Due sono i fattori di incertezza nel medio e lungo termine (oltre i 24 mesi): il mercato immobiliare e quello del credito.
Il settore immobiliare in Cina ha una valenza strategica superiore alle altre potenze economiche. Nel 2011 le costruzioni nel residenziale hanno rappresentato circa il il 10% del Pil (negli Stati Uniti arrivarono al 6% durante il boom immobiliare del 2005). Il "real estate" rappresenta il 40% della ricchezza del famiglie urbane, il doppio del 1997. Secondo BlackRock, non è da mettere in conto un collasso imminente, ma è evidente che un semplice rallentamento del mercato avrebbe un impatto profondo su tutta l’economia: i ritmi di crescita registrati fino a oggi infatti non possono ripetersi a oltranza.
L’altra potenziale mina è quella del credito. La concessione di prestiti da parte del sistema bancario è cresciuta del 36% all’anno nel periodo 2004-2010. Un fiume di liquidità che si è riversato per finanziare la crescita impetuosa dell’economia. In poco tempo così il valore dei prestiti e dei bond emessi ha superato quello del Pil. Di fronte a un rallentamento dell’economia anche il settore del credito potrebbe accusare il colpo, con un effetto domino sul sistema finanziario difficilmente valutabile oggi. L’intensità della crescita, ripetono gli esperti di BlackRock, suggerisce che prima o poi potrebbero sorgere dei problemi.
Ma la Cina continua a restare una grande opportunità, secondo la società di investimento. La perdita di competitività è sostanzialmente da escludere anche nei prossimi anni. Il motivo è semplice: oltre alla forza di esportare prodotti a basso costo, nel tessuto produttivo si sta registrando un aumento della produttività, cresce la spesa in ricerca e sviluppo e stanno emergendo dei brand cinesi che si affermano all’estero. Il sistema si sta preparando alle grandi sfide. Intanto però i segnali che arrivano dal mercato azionario sono improntati alla massima prudenza: dopo il top registrato dall’indice di Shanghai nel 2008 è iniziata una correzione che è tuttora in corso. Da circa tre anni i corsi si muovono lateralmente, su livelli dimezzati rispetto ai massimi. La Borsa teme forse qualcosa di più del soft landing e attende segnali più rassicuranti.