Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 03/05/2012, 3 maggio 2012
VERONA, TUTTI CONTRO TOSI IL «LEGHISTA-DEMOCRISTIANO»
Dicono i nemici che è un leghista-democristiano. «È vero», ride Flavio Tosi, «Mica è un’offesa.
Del resto la Dc, a parte
le degenerazioni finali, fece grandi l’Italia e il Veneto». E cosa ha imparato dai dorotei?
A fregarsene delle accuse. Clientelare? Nepotista? Poltronista? «Amenità».
Non c’è «imputazione» di cui non si liberi facendo spallucce.
Dice Michele Bertucco, lo sfidante ambientalista che ha vinto le primarie del centrosinistra che «se tu lo accusi, Tosi ha sempre la risposta standard: 1) Non è vero; 2) Chi se ne frega; 3) Comunque chi mi accusa non conta. Qualunque cosa gli sia rinfacciata».
Si sente forte, il sindaco uscente. E gira tra le bancarelle del mercato allo stadio con l’aria di chi già pregusta il trionfo. Una signora non vedente gli afferra le mani manco fosse San Zeno: «Signor sindaco, non ci vedo, lasci almeno che la tocchi!». Lui la benedice. Una vecchietta si lagna: «Vero, sindaco, el varda che mi no lo voto se nol me sistema el marciapié». «Quale marciapiede, signora?» «In via Negrelli. No se camina…». «Prendo nota».
Anna Pera gli sventola sotto il naso l’abbonamento del bus: «Sindaco, mi spiega perché questa tessera devo mostrarla alla macchinetta? Sono sempre piena di borse e devo posarle: perché? Tanto sapete che ho già pagato!» E lui paziente: «Eh, cara signora… Purtroppo…»
Ma come, un leghista «quarantino», per dirla con Andrea Camilleri, che si muove per i mercati come si muovevano Remo Gaspari alle sagre abruzzesi o Vito Lattanzio tra i banchi di Bari Vecchia? Lui ride. E dopo aver esordito come «un urlatore» così irruento da guadagnarsi una condanna per istigazione all’odio razziale, ha via via allargato le prospettive. Ha sdoganato sì il camerata Andrea Miglioranzi, che per aver definito la parola fascista «un termine a me molto caro» e aver fatto parte del gruppo «Gesta Bellica» è stato ribattezzato sul web col nome di «Andrea Miglior-nazi». Ma ha anche spiegato al Foglio che avrebbe votato per Obama e che «un buon leghista dovrebbe considerare fonte di ispirazione» anche «molti soggetti appartenenti alla storia della sinistra. Penso per esempio a quello che credo sia stato uno dei più grandi e lungimiranti esempi di leadership carismatica del nostro paese, Enrico Berlinguer». Bum!
Va da sé che il recupero dei vecchi diccì «che hanno fatto grande il Veneto», gente come Toni Bisaglia o Mariano Rumor (contro i quali Bossi diceva «è gente da tirar giù, portare in piazza e fucilare») tutto è meno una sorpresa. Roberto Bolis, il portavoce già comunista e cronista dell’Unità additato da tutti come «l’eminenza rossa» del sindaco, sorride sotto il baffo. Uomo di potere? Se glielo dici, Tosi ride: «Dipende da come lo usi, il potere. Se te ne servi per raggiungere degli obiettivi…»
Dicono i nemici che il primo obiettivo, per lui, è stato in questi anni piazzare ovunque «leghisti, parenti e parenti dei leghisti». Primo fra tutti, Paolo Paternoster, il segretario provinciale del Carroccio messo alla presidenza dell’Agsm, la municipalizzata della luce e del gas. Una cosa che, se l’avessero fatta i comunisti o i democristiani, apriti cielo! «L’ho messo lì perché è bravo. Se il sindaco di Bologna pensasse che il più bravo per le municipalizzate è il segretario Pd, ok. Con Paternoster l’Agsm ha aumentato del 50% il fatturato e da 2 a 14 milioni di euro l’utile».
«Sì, ma non dice che l’indebitamento delle municipalizzate è quintuplicato», accusa il candidato del Pdl, Luigi Castelletti. Se le stanno menando di brutto, a destra. I berlusconiani, ai quali Tosi ha sfilato un bel pezzo di classe dirigente puntando a portarsi via gli elettori, son furibondi. Al punto che non solo la campagna elettorale è concentrata quasi tutta sulla guerra agli ex-alleati leghisti, accusati di ogni nefandezza, ma in caso di ballottaggio…
E mentre il grillino Gianni Benciolini dice di scommettere non solo sulla trasparenza, l’aria, l’acqua e la riduzione dei costi del consiglio comunale, che oggi dispensa i gettoni più sontuosi d’Italia (160 euro, come a Palermo e il quadruplo che a Padova) ma anche sulla ribellione dei leghisti schifati, montano le proteste, a sinistra e a destra, per un sistema di potere padano che «ha occupato tutto».
Ed ecco il casiniano Stefano Valdegamberi chiedere da mesi di «vedere le carte per capire come mai la Fondazione Arena distribuisce appalti alla "Mondial Trans" del leghista presidente dell’Agsm: è un appalto vecchio rinnovato con gare regolari? Bene: vediamo i documenti!» Ecco l’invio all’Arena della foto del padre del deputato leghista Matteo Bragantini che svetta sui ponteggi di un cantiere nonostante avesse avuto una deroga per ampliare la casa grazie a una «grave disabilità»: «Ma come, dopo anni di battaglie contro i falsi invalidi terroni!».
Ecco l’elenco di fratelli e sorelle, cognati e i cugini piazzati, come denunciava un dossier del Pd, in tutti gli interstizi del potere pubblico e para-pubblico, tanto da spingere l’Espresso a sparare: «Anche Tosi ha un cerchio magico». E a denunciare qualcosa di non cristallino nella questione del tunnel (802 milioni più Iva) che dovrebbe passare sotto la città: «L’affare del secolo è in mano a una specie di Anonima Trafori», ha scritto Paolo Biondani lamentando l’eccesso di fiduciarie di oscura proprietà. «Abbiamo raccolto 9000 firme per un referendum contro il traforo che vede giochi strani sulle aree agricole e edificabili», dice Bertucco, «È come se avessimo raccolto a livello nazionale due milioni di firme. Ma il referendum non si fa». Ovvio, dice il sindaco: «Chi mi ha votato sapeva cosa voglio: al referendum implicito hanno già risposto».
Il nodo centrale, però, è il rapporto col potere finanziario. «Questo è nostro», spiegò papale papale Tosi al Foglio mostrando sul giornale la foto di Giovanni Maccagnani, da lui piazzato ai vertici della Fondazione Cariverona, il socio forte (libici a parte) di Unicredit che «eroga sul territorio circa ottanta milioni di euro» l’anno. L’intero collegio sindacale di «Vipp lavori», che fa capo alla famiglia Rettondini e sta facendo il parcheggio San Zeno, il secondo affarone, è in mano a «tosisti». Presidente dei revisori è Enrico Toffali, assessore uscente della giunta Tosi. Sindaco Giovanni Maccagnani. Membro del collegio sindacale suo fratello Cristiano, candidato alle prossime amministrative nonché presidente dei revisori dell’Ater (case popolari), sindaco nella Unionfidi Verona, che offre garanzie sui finanziamenti bancari agli artigiani e alle piccole imprese e ancora sindaco di «Acque Veronesi», di cui è azionista l’Agsm. Cioè la municipalizzata «leghistizzata» che sponsorizza con 700 mila euro il Verona Hellas, il cui paròn Giovanni Martinelli guida «Italgestioni», di cui Cristiano Maccagnani è sindaco effettivo.
Un intreccio caotico? Niente in confronto al giro di imprese cui è stata affidata la costruzione, per un pacco di milioni, di un grande plesso scolastico a Rivoli Veronese. Direte: che c’entra Tosi? C’entra. Lo dice la delibera n.32 del 28 aprile 2010 dove la giunta leghista del paese guidato da Mirco Campagnari, scrive di avere chiesto aiuto al Comune di Verona (dove l’uomo forte rivolese Toffali, dicevamo, è assessore) quale «responsabile unico del procedimento» delegato all’«assistenza giuridico amministrativa» e alle «procedure di gara e di aggiudicazione dell’appalto». Titolo dell’Arena: «Sarà il Comune di Verona a far costruire la scuola».
E a chi finiscono, i lavori? Lo dice la «Determinazione n. 61 del 19-05-2011»: al «raggruppamento temporaneo con mandatario Elettro.lux e mandante I.I.E. Impresa Installazioni Elettriche». La quale ha poi ceduto il ramo d’azienda con dentro gli appalti alla ditta C.e.s.i.t. Non bastasse, scrive il documento del comune leghista, un’altra società è subentrata alla Elettro.lux (incredibile ma vero) con un «contratto d’affitto di ramo d’azienda». E chi c’è dietro la I.I.E. di Sellia Marina (Catanzaro) e la C.e.s.i.t. di Botricello (Catanzaro)? Vi risparmiamo il tormentone delle scatole cinesi, dei «trasferimenti fittizi» e dei prestanome e lasciamo rispondere alla magistratura antimafia di Crotone. Che il 18 novembre 2011 sequestra tutte e due le società accusando i titolari, la famiglia Puccio, di esser legata alla ’ndrangheta. Peccato non poter scaricare tutto, stavolta, su Francesco Belsito…
Gian Antonio Stella