Dino Martirano, Corriere della Sera 03/05/2012, 3 maggio 2012
IL SUPER COMMISSARIO PREPARA LA SQUADRA DI ISPETTORI —
Il commissario Enrico Bondi vigilerà sui livelli di spesa e sui capitoli di costo di tutti i palazzi pubblici, fatta eccezione per il Quirinale, la Corte costituzionale e il Parlamento. Potrà inviare gli «ispettori» di palazzo Chigi (Ispettorato della Funzione pubblica) nelle stanze chiave dei ministeri e richiedere documentazione anche classificata. Potrà disporre della Ragioneria generale dello Stato (ministero dell’Economia) per passare ai raggi x anche i conti delle autorità indipendenti. Segnalerà ai governatori, nel rispetto del principio di sussidarietà e di leale collaborazione, le spese anomale delle Regioni «sottoposte a piani di rientro dal disavanzo sanitario».
Tra appena 15 giorni, l’ex amministratore delegato di Parmalat ora chiamato da palazzo Chigi dovrà esporre il suo programma di spending review al Consiglio dei ministri e poi, ma non oltre il 31 maggio, potrà ricevere nei suoi uffici governativi i progetti con cui «ciascun ministro individua gli interventi di revisione e riduzione della spesa». In caso di inadempienza, e questa è la novità della bozza del decreto Monti, il Consiglio dei ministri potrà esercitare i poteri sostitutivi consentendo al commissario di «sospendere, revocare o annullare d’ufficio singole procedure relative all’acquisto di beni e servizi».
A fine mese, dunque, potrebbero concretizzarsi i poteri forti che verranno assegnati al commissario straordinario Enrico Bondi da un decreto del presidente del Consiglio. Dalla lettura del comma 7 dell’articolo 4 della bozza si capisce infatti cosa potrebbe capitare a ministeri, autorità indipendenti, agenzie, soggetti pubblici vari che non dovessero presentare entro il 31 maggio i progetti per i risparmi e i tagli: «Il commissario segnala alle amministrazioni le misure di razionalizzazione della spesa e fissa un termine per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Alla scadenza del termine, il Consiglio dei ministri può autorizzare, nel rispetto dell’articolo 120 della Costituzione, l’esercizio di poteri sostitutivi dei vertici delle amministrazioni inadempienti».
Il concetto, chiarissimo, è enunciato anche nella direttiva firmata da Monti e dal ministro Piero Giarda: «I progetti (di ciascun ministro) devono essere presentati entro il 31 maggio 2012. Il presidente del Consiglio dei ministri assume, anche in assenza delle proposte, le conseguenti determinazioni...».
Si tratta allora di tagliare subito 4,2 miliardi di euro per scongiurare il paventato aumento di due punti dell’Iva previsto per l’autunno 2012. Ma nella «road map» del governo questa è solo la prima tappa perché la «spesa pubblica rivedibile ammonta nel medio periodo a 295 miliardi e, nel breve termine, a 80 miliardi». Il taglio di 4,2 miliardi in 7 mesi (giugno-dicembre 2012) corrisponde infatti a un risparmio su base annua di 7,2 miliardi: in altre parole, con lo stesso ritmo lento che oggi viene contestato, l’obiettivo minimo del «breve periodo» verrebbe raggiunto nel 2023.
Monti non si stanca di ricordare che i tagli non saranno lineari ma selettivi, che la presidenza del Consiglio in cinque mesi e mezzo ha già realizzato tagli per 20 miliardi di euro (auto blu, voli di Stato, consulenze ridotte, enti aboliti). Ma ieri il sottosegretario Antonio Catricalà ha dovuto respingere con garbo le polemiche sul «tecnico Bondi» che commissaria il «tecnico Monti»: «Bondi è chiamato a svolgere un’attività gestionale fissando i livelli di spesa per voci di costo, un compito che non può certo essere svolto da un ministro o da un sottosegretario. Di professionisti che sanno fare questo mestiere in Italia ce ne sono due o tre. E Bondi è uno di essi». Però il segretario del Pd, Bersani, ha confermato di non essere stato consultato: «Bondi non è un esperto di pubblica amministrazione, forse è più esperto di mezzi di pagamento». Catricalà ha comunque difeso gli altri due «super consulenti» scelti da Monti, Francesco Giavazzi e Giuliano Amato. La nomina dell’ex premier, che a breve presenterà un «libro bianco» sulla riforma dei partiti, non è stata gradita da Guido Crosetto (Pdl): «Nominare Amato è come mandare Erode all’Unicef».
Già ieri, quando il Dpcm che lo nomina e stabilisce i confini dei suoi poteri non era ancora pronto, Bondi era comunque già operativo mentre si lavorava di buona lena per assicuragli due basi logistiche: una a largo Chigi (stanze attigue a quelle del ministro Giarda) e una in via XX Settembre al ministero dell’Economia. Per il suo compenso è ancora in atto il braccio di ferro con il governo: Bondi vorrebbe svolgere la sua consulenza a titolo gratuito ma nel decreto, che prevede un incarico lungo un anno, c’è scritto che «l’indennità del commissario è comunque non superiore a quella del dirigente generale della presidenza del Consiglio». La via di mezzo sarà quella di un rimborso spese per il risanatore di Montedison e Parmalat («Mai una volta che mi abbiano messo in mano un’impresa che girava», si sarebbe lasciato sfuggire ai tempi di Collecchio) chiamato ora al capezzale del bilancio dell’amministrazione pubblica.
Dino Martirano