Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  aprile 28 Sabato calendario

periscopio di Paolo Siepi Non avrei mai potuto scrivere Tipi sinistri senza aver frequentato, per ragioni soltanto professionali, e osservandoli con distacco e un pizzico di humour, le eccellenze rosse, rossicce o rosa qui descritte

periscopio di Paolo Siepi Non avrei mai potuto scrivere Tipi sinistri senza aver frequentato, per ragioni soltanto professionali, e osservandoli con distacco e un pizzico di humour, le eccellenze rosse, rossicce o rosa qui descritte. Il ragazzino che abita dentro di me non ha mai amato l’invettiva. Preferisce il sorriso che punge ma non dilania. Il racconto che diverte. Lo scherzo , all’agguato. La canzonatura, al cazzotto. Tipi sinistri è soprattutto un libro allegro. Scriverlo mi ha messo di buon umore, è stato il gioco di un signore con i capelli bianchi. Giampaolo Pansa. Tipi sinistri. Rizzoli. Per Umberto Bossi i soldi sono sempre stati un fastidio. Il suo slogan all’inizio era che nella Lega i cavalli dovevano essere magri, così avrebbero corso di più. Roberto Maroni. Vanity Fair. Al terzo comizio assieme, non riuscendo ancora a trovare il tono giusto, cerco di appannare quello di Bortolani: quando mi accorgo che lui ha acchiappato l’uditorio, io mi vuoto un bicchiere di acqua minerale e la gente, di colpo, si distrae per seguire i miei armeggi. Mia moglie, fra il pubblico, ha capito, e deplora. Guglielmo Zucconi: La paga del deputato. Rusconi. Se l’Udc, dopo Cuffaro, Mannino e Romano, dovesse perdere pure lo Scudocrociato, finora utilissimo per nascondere le facce di Piercasinando e Cesa, sarebbero dolori per il Terzo polo. Fra i superstiti della Dc c’era Peppino Gargani, uomo della coerenza rocciosa e lineare (Dc, Ppi, Ulivo, Forza Italia, Pdl, Udc). C’era Gianni Fontana, disperso nel ’93 quando dovette lasciare il governo Amato per Tangentopoli. C’era Silvio Lega, anche lui colpito ed affondato nel ’93 da un avviso di garanzia proprio mentre stava per diventare segretario al posto del già plurindagato Forlani. C’era il fanfaniano Clelio Darida, arrestato a Milano e assolto a Roma per le mazzette Intermetro. Marco Travaglio. Il Fatto. Noi italiani siamo pecore anarchiche. Pecore, perché cerchiamo, seguiamo, scodinzoliamo al pastore. Anarchiche perché, quando egli si distrae e non ci vede, lo sbertucciamo, salvo confermargli la nostra interessata devozione nel momento in cui ci richiama all’ordine. Roberto Gervaso: Italiani, pecore anarchiche, Mondadori. Due signore parlano davanti a una tazza di tè fumante. «Io, per la crisi ho rinunciato a tutto: il pane, la macchina, il cinema. Ma i partiti no. Toglietimi tutto ma non i partiti». Vignetta di Vincino. Corsera. Coloro che trovano brutta Milano sono degli stupidi. Milano infatti è una città misteriosa, piena di fascino e di pulsioni vitali. Adriana Asti, attrice. Corsera. Un istrice, ecco come si era combinato il maestro Crispini. I suoi capelli avevano reagito malamente alla pestilenziale brillantina. Si erano ammutinati, diventando duri come il fil di ferro. Andrea Vitali: Galeotto fu il collier. Garzanti. Le fondamenta a Venezia sono le strade che costeggiano i canali; e i due uomini si avviarono verso il mare. Incontrarono due venditrici d’acqua con i secchi a tracolla, incontrarono una comare che trasportava qualcosa di vivo in un cesto (una gallina? un gatto?), tenendolo coperto con un tovagliolo e parlandogli perché stesse tranquillo; incontrarono due carpentieri, riconoscibili per gli attrezzi appesi alle cinture. Sebastiano Vassalli. L’Italiano. Einaudi. Che attrice, che donna, Gena Rowlanda. Avessi tempo, me ne innamorerei. Gesualdo Bufalino: Bluff di parole. Bompiani. Trovai un suonatore di mandolino nella terza classe di un trenino balneare; non sapeva suonare affatto il mandolino; appena il treno si fermava, egli smetteva di suonare, io gli stavo vicino e, malgrado il fracasso della strada ferrata, quando lui suonava udivo tutto; e lui mi guardava come se volesse raccomandarsi a me, perché non dicessi a nessuno che non sapeva suonare. Io non dissi nulla. Achille Campanile: Cantilena all’angolo della strada. Bur. Scambievole: Io do, tu des. Patrizio Capuzzo: «Stupidario».