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 2012  aprile 27 Venerdì calendario

Periscopio – Molti leader di sinistra sono persone mediocri, arroganti, boriose. Afflitte soprattutto da un vizio: l’ignoranza

Periscopio – Molti leader di sinistra sono persone mediocri, arroganti, boriose. Afflitte soprattutto da un vizio: l’ignoranza. Una malattia diffusa che li fa essere infastiditi da tutto ciò che non rientra nei loro poveri schemi culturali. Quando uscì il mio Sangue dei vinti i tipi sinistri non erano in grado di smentire i fatti che raccontavo: ma divennero furibondi perché incrinavo un tabù, quello della Resistenza, che li aveva aiutati a campare per tanti anni. Coprendo la verità con il mantello della retorica interessata e di bugie senza vergogna. Giampaolo Pansa. Tipi sinistri. Rizzoli. EVOLUZIONI – I comunisti mangiavano i bambini, i socialisti spaventano i mercati. Jena. la Stampa. I giornali di destra, a proposito della sentenza contro Dell’Utri, dicono che pagare il pizzo non è reato. Libero Grassi e quelli come lui che, per non dare soldi alla mafia, si sono fatti ammazzare, sono dei veri fessi. Se la mafia ti chiede il pizzo, è tuo preciso dovere pagare: «L’alternativa, ai tempi, era andare a vivere all’estero». O chiamare i carabinieri e denunciare i mafiosi, ma il futuro statista pensò che non fosse il caso: meglio un mafioso in casa che uno sbirro alla porta. Marco Travaglio. Il Fatto. Il governo tecnico è una bugia, perché non esiste un governo tecnico. I tecnici non mi sono simpatici. Con la loro finanza e la loro bocconità hanno messo in ginocchio il mondo. Non producono nulla, ma vessano chi lavora. Odio i bocconiani e dico sempre: «Se uno fa una cattiva azione, ha due possibilità: o due anni a San Vittore, o due anni alla Bocconi». Oliviero Toscani, Moriremo eleganti. Aliberti editore. Bossi: «Comincio a nutrire una certa preoccupazione per i movimenti che vengono dal basso». Il Male. La Lega delle origini era un’accozzaglia di tipi umani: da Giancarlo Pagliarini in giacca e cravatta al militante animalesco. Era una Lega spartana. Se spendevi troppo in campagna elettorale venivi guardata con sospetto. Irene Pivetti. Sette. Non credo che Bossi rubasse. Non è più disonesto degli altri. È l’entourage che lo ha fregato. Quel tesoriere, poi, aveva capito tutto. Investiva in Tanzania perché sapeva che l’Italia sta fallendo. Lo vorrei io un tesoriere così! Beppe Grillo, Discorso a Palazzolo sull’Oglio. Brescia. «Draghi ha dichiarato che la situazione è gravissima». «Dalla fase due, siamo passati a quella terminale». Il Male. Stare in mezzo ai poveri è tutt’altra cosa che occuparsi da lontano delle loro sofferenze. Fortunatamente, insieme a lui c’era Remigio che lavorava di braccia e di gomiti, gridando e minacciando: «Andè via, putei, corpo de bio! Andè via, done. Vardè, che ciamo le guardie!». Sebastiano Vassalli, L’Italiano. Einaudi. «Hai detto qualcosa?», chiese l’oste. Il Canizza lo guardò. L’ora del Campari era passata. «Dammi un cognac», ordinò. «E fammelo doppio», aggiunse subito dopo. Andrea Vitali, Galeotto fu il collier. Garzanti. Attraverso una nebbiolina si vede avanzare, all’alba, e confondersi, sciogliersi rapidamente, una folla freddolosa e frettolosa: cappottini troppo piccoli, mani rosse, nasi paonazzi, borse d’avvocato, tram elettrici, cattivo umore, professionisti usciti dai vapori del bagno, sporte della spesa, cascherini di fornaio in bicicletta, servette affacendate, carrettini, garzoni di macelleria col càmice insanguinato, gambe di dattilografe; tutto questo viene avanti rapidamente, si mescola e si scioglie, in mezzo a un suono continuo di campanelle, campanelli, campane, trombette, ruote, dan-dan e grida di venditori ambulanti. Nel pomeriggio il corpo si è assestato. Quel che è fatto è fatto e tutto si rimanda al domani. Achille Campanile, Cantilena all’angolo della strada. Bur. A vent’anni, la donna non ha gli occhi nelle sue tasche. A 40 anni lei ha gli occhi nelle vostre tasche. A 60, lei ha le tasche sotto gli occhi. Eugène Beaumont. Jèrome Duhamel, Le XXème siècle. Le Livre du Poche. C’è chi dice sì per coraggio, chi per paura. Roberto Gervaso. Il Messaggero. Che scandalo ne abbiamo oggi? Vignetta di Giovanni Guareschi 1960.