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 2012  aprile 28 Sabato calendario

Riuscirà Hollande a battere il sosia di Louis De Funès – Se Nicolas Sarkozy perde, com’è facile, le elezioni al secondo turno, e anche la Francia passa nel fronte antitedesco, come ai tempi della Résistance, quanto dura il Caro Leader (anzi Der Lieb Führer) in Italia? * * * «Una teoria del complotto è la paura d’un complotto inesistente

Riuscirà Hollande a battere il sosia di Louis De Funès – Se Nicolas Sarkozy perde, com’è facile, le elezioni al secondo turno, e anche la Francia passa nel fronte antitedesco, come ai tempi della Résistance, quanto dura il Caro Leader (anzi Der Lieb Führer) in Italia? * * * «Una teoria del complotto è la paura d’un complotto inesistente. Il complotto è un atto, la teoria del complotto una percezione. Mentre il primo è un termine antico, il secondo risale solo a qualche decennio fa. I due termini possono sovrapporsi. La Rivoluzione russa fu un complotto autentico portato avanti da Lenin e da altri; ma fu anche l’argomento di teorie del complotto che includevano chiunque, dagl’Illuminati di Baviera del XVIII secolo ai socialisti tedeschi contemporanei ai Savi Anziani di Sion» (Daniel Pipes, Il lato oscuro della storia. L’ossessione del grande complotto, Lindau 2005). * * * Se il marito di Carlà riesce a scapolarla, ma è difficile che la fortuna gli sorrida, e se dovesse sorridergli, c’è il rischio che gli sorrida come lui e Angela Merkel hanno sorriso alla Buonanima, può darsi che la Fortezza Europa tiri avanti ancora un po’ (sempre che il voto tedesco non abbatta, tra qualche mese, anche la cancelliera tedesca). In questo caso l’esecutivo bocconiano che governa l’Italia conclude la legislatura e i partiti della «strana maggioranza» continuano a baciare le dotte pantofole ministeriali fino all’ultimo giorno. Ma se l’asse francotedesco, che già oggi vacilla, si spezzasse all’improvviso, che cosa ci capiterebbe se non quel che ha previsto, dall’aldilà, o meglio dal Vahalla dei campioni del burlesque, il fantasma senza pace di Silvio Berlusconi, cioè le elezioni in autunno? E che le vincerebbe, se non la sinistra, sempre come ha previsto lo spettro che s’aggira per Arcore? * * * Per vincerle, però, sempre nel caso che François Hollande sconfigga il sosia di Louis De Funès che ha dichiarato guerra a Muhammar Gheddafi e gli ha fatto fare la fine del topo, la sinistra dovrà cambiare cavallo: abbandonare Nonno Mario e abbracciare il verbo antitedesco della gauche. Nessuna via di mezzo, e nessun compromnesso storico stavolta: la sinistra dovrà sollevare la bandiera della CGIL, dell’Art. 18 e del welfare senza se e senza ma, rimangiandosi cinque mesi di riformismo, se non addirittura (come si diceva ai bei tempi) di socialfascismo. Ma gli elettori che i sondaggi accreditano al grillismo e all’antipolitica se la berranno? E siamo sicuri che vogliano davvero una gauche de noantri al potere? * * * Una cosa è certa, però. In caso d’elezioni, postberlusconiana finchè si vuole ma pur sempre scarsamente dotata di fermi propositi, e ormai più in burletta (e in bolletta) che in burlesque, la destra resterà col cerino in mano. Perché il giorno in cui il Caro Leader dovesse precipitare nel discredito, investito e poi trascinato dall’effetto farfalla delle elezioni francesi, e subito dopo anche di quelle tedesche, il Popolo delle libertà, e la Buonanima personalmente, continueranno a invidiare la posizione di fan club privilegiato dell’esecutivo tecnico a Pier Ferdinando Casini, e pur di provare lo stesso brivido seguiranno il Caro Leader e i suoi tifosi ovunque siano diretti, se occorre anche all’inferno. * * * «E poi avvenne quello che nessuno s’aspettava: la perestroika di Mikhail Gorbaciov dimostrò che il diavolo rosso non solo non era eterno come tutti l’avevano dipinto, ma si era invece rivelato, per la completa soddisfazione morale di ciascuno, un povero diavolo. Che sublime, che storico momento di conoscenza di sé e degli altri! Fu come se il mondo si svegliasse da un brutto sogno» (Gregor von Rezzori, Sulle mie tracce, Guanda 2008). Quel giorno, se mai dovesse venire, a sinistra del partito democratico, ma sostanzialmente «a sinistra» della ragion pratica e del senso comune, sarà tutto un «l’avevo detto io». Nessuno, naturalmente, né Nichi Vendola né Susanna Camusso, ha mai detto niente di utile, o di istruttivo, nemmeno per sbaglio, tanto meno «prima». È solo che la storia, o per lo meno le nostre immaginifiche cronache nazionali, talvolta dà ragione ai pazzi, come capita anche agl’infermieri del neurodeliri, quelli che non perdono subito la pazienza e allora sotto con le docce fredde, la torazina a dosi da cavallo, le camicie di forza. * * * «Veniva indicato con scrupolosa esattezza ogni grado, e se ne ostentava la dignità con una quantità di frivole e solenni cerimonie. A beneficio della vanità e dell’adulazione, la purezza della lingua latina fu degradata coll’adozione d’una quantità d’epiteti, che Cicerone avrebbe appena compreso e Augusto respinto con sdegno. I più alti dignitari dell’impero venivano salutati, anche dal sovrano, coi bugiardi titoli di Sincerità, Gravità, Eccellenza, Eminenza, sublime e ammirabile Grandezza, illustre e magnifica Altezza» (Edward Gibbon, Storia della decadenza e caduta dell’impero romano, vol. I, Einaudi 1967).