Glauco Benigni per Dagospia (1-4puntata), 3 maggio 2012
DAGOSPIA PRESENTA “APOCALYPSE MURDOCH” DI GLAUCO BENIGNI - OGNI SETTIMANA DUE MILIARDI DI PERSONE LEGGONO UNO DEI SUOI GIORNALI, VEDONO UNA DELLE SUE TV, LEGGONO UN LIBRO PUBBLICATO DA UNA SUA CASA EDITRICE, VEDONO UN FILM PRODOTTO DALLE SUE MAJORS, CONSULTANO UNO DEI SUOI PORTALI WEB - MA CHI È DAVVERO RUPERT MURDOCH? DOVE NASCE E ALL’OMBRA DI CHI? CHI L’HA FINANZIATO? PERCHÈ È DIVENTATO “LO SQUALO” DEI MEDIA?
"APOCALYPSE MURDOCH" DI GLAUCO BENIGNI - PRIMA PUNTATA
Chi è Rupert Murdoch ? Dove nasce, come cresce, all’ombra di Chi ? Chi l’ha finanziato? Perchè è diventato il Napoleone dei Media ? Come ha influito sulla politica mondiale : tra Washington e Pechino, tra Londra, Sidney e Nuova Delhi ? Per rispondere a queste domande cominciamo da oggi la pubblicazione di un libro scritto da Glauco Benigni : "Apocalypse Murdoch - Storia e leggenda del Padrone di Sky" (Editore Cooper - Castelvecchi)
I mass media si distinguono dai media per alcune fondamentali diversità, che individuano i primi quali macrostrutture imprenditoriali e commerciali e i secondi quali strutture esili, spesso avventuristiche, aventi obiettivi più poetici che industriali-commeciali, in ogni caso con target di riferimento «non di massa».
Certo, non esiste una frontiera numerica, individuata e con un valore condiviso, che separi da una parte i media e dall’altra parte i mass media, però né un piccolo quotidiano di provincia né tantomeno il maggior quotidiano di Budapest saranno mai il «New York Times», così come un’agenzia specializzata, per quanto autorevole, sarà mai la Reuters e un canale Tv greco via satellite sarà mai la Cnn o Mtv. Ciò non esclude comunque che un buon film d’autore o un romanzo di successo, in progress, non possano diventare un medium di massa. Ma in tali casi entriamo nella sfera del casuale e dell’imprevisto, del non progettabile industrialmente.
I mass media hanno caratteristiche diverse dai media. Tra queste caratteristiche c’è da dire che i mass media operano nella prospettiva di ottenere effetti misurabili sui propri telespettatori e sui propri lettori. A tal fine organizzano l’offerta di messaggi e contenuti audiovisivi in modo altamente consapevole nei confronti di un pubblico, che li frequenta, invece, in modo spesso inconsapevole.
Ma, sempre a tal fine, i mass media (e questo è un tratto saliente che li differenzia dagli altri media) organizzano studi e ricerche sul proprio pubblico e misurano (o comunque tentano di farlo) le variazioni indotte nelle masse esposte ai loro messaggi. Ciò viene effettuato a conferma dei loro intenti (che genericamente non sono quello di informare, divertire, educare in modo neutrale e imparziale), ma rispondono alle strategie dei loro proprietari e gestori, i quali sono sempre al servizio di due fondamentali gruppi d’interesse: i politici e i mercanti.
Rupert Murdoch è al servizio di questi gruppi, ed essi lavorano incessantemente affinché egli possa svolgere al meglio il suo incarico. Questo ci narrano i suoi biografi non autorizzati e i molti giornalisti che, specialmente nel mondo anglosassone, sono costretti a occuparsi di lui praticamente ogni giorno. La sua immagine dominante, in sessanta anni di carriera, è stata costruita con poche fotografie, spesso «sparate» sulle copertine dei grandi rotocalchi di tutto il mondo, e con rarissime apparizioni in Tv.
E non si sa mai se quella rivista è sua, se quella Tv è sua, se sta per comprarle, se le ha appena vendute, se l’editore ha chiesto al direttore di dare la copertina a Murdoch e di fare un servizio per imbonirlo, per sostenerlo o per attaccarlo.
Neil Chenoweth, uno dei suoi biografi, lo ha definito «virtual Murdoch»: e infatti lui è unreal, non fa parte del mondo comune, è un unicum. «Le Monde» lo definisce «insaziabile». Molti aggettivi sono stati usati per conferire significati addizionali alla sua immagine pubblica di ex-colono di origini protestanti, ben educato, che veste solo abiti confezionati su misura probabilmente a Mayfair, che si muove nelle maggiori piazze d’affari e colleziona successi tra Londra, New York, Hong Kong e Sydney.
Rupert MurdochRupert Murdoch
Tra i tanti appellativi quello di «bucaniere» è forse il più adeguato: nel secolo XVI Richard Hawkins, Francis Drake, Martin Frobisher, i più famosi corsari inglesi dell’epoca, erano gli avventurosi protagonisti di un’attività in cui si fondevano commercio, esplorazione, guerriglia marittima e lotta politica. I Fratelli della Costa prima e le diverse Compagnie delle Indie poi, svolgevano un’attività, sapientamente guidata dalla Regina d’Inghilterra e dai suoi Ministri: un’attivita che favoriva - semplicemente ‘favoriva’ - lo sviluppo della ricchezza commerciale e della marineria inglese.
Un’attività che Murdoch potrebbe chiamare merger and acquisition. Murdoch infatti assalta, non galeoni, ma veicoli di comunicazione, mass media in difficoltà finanziarie o gestionali che "navigano" nel grande mare della comunicazione e società che trasportano content (‘contenuti’): titoli, testi, foto, immagini in movimento, musica. Si appropria dei loro beni, del content trasportato e lo riusa, lo rivende a suo piacimento in altri mercati, dopo averlo fatto "sbarcare" in altri porti. Murdoch è senza dubbio definibile «bucaniere». In lui vivono e si manifestano echi e comportamenti della filibusteria.
Rupert MurdochRupert Murdoch
La Regina lo farà mai sir come fece con Drake? Chissà. Ma egli probabilmente è già più di un sir. Esiste una corte «virtuale» nel pianeta fatta di banchieri, uomini d’affari e politici. Non c’è Re Artù, ma ci sono un certo numero di cavalieri dell’Apocalisse. Murdoch è decisamente uno di loro.
Lo hanno definito «bulimico», vale a dire insaziabile in quanto malato. Ma Murdoch è malato? Chi potrebbe dirlo? Solo il modo in cui, prima o poi, uscirà dalla scena fornirà elementi di riflessione per gli storici. Murdoch è «onnipresente»: circa due miliardi di persone ogni settimana legge uno dei suoi giornali, vede una delle sue Tv, legge un libro pubblicato da una sua casa editrice, vede un film prodotto dalle sue case cinematografiche, consulta uno dei portali web controllati dalla sua News Corporation.
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Di questi , un miliardo costituisce la parte più abbiente del pianeta, la parte in grado di pagare l’informazione e l’intrattenimento. Questo pubblico ha un atteggiamento critico nei suoi confronti? Non lo sappiamo, ma riteniamo che la maggioranza non si ponga il problema e lo autorizzi così a essere presente nella vita di ciascuno. L’audience planetaria e la sua inattiva reattività sono uno dei punti di forza di Murdoch.
Per i mass media, suoi e degli altri, Murdoch è the giant (il gigante), è l’imperatore, è the man who wants to control the news (l’uomo che vuole controllare le notizie). Quest’ultima definizione, se corrisponde alla verità, inquieta più delle altre perché Murdoch vuole controllare la cronaca, la rappresentazione degli avvenimenti, nel tentativo di sostituirla alla Storia, alle intepretazioni che se ne potrebbero dare alla luce della democrazia e dei valori più alti.
“APOCALYPSE MURDOCH” DI GLAUCO BENIGNI, 2° PUNTATA - CHI HA FINANZIATO LO SQUALO? - L’INCHIESTA “OPERATION WEETING” E L’ARRESTO DELL’EX DIRETTORE DEL “NEWS OF THE WORLD” REBEKAH BROOKS - NON SOLO MURDOCH “STA SEMPRE CON I VINCITORI”, MA LE SUE TV E I SUOI GIORNALI “COSTRUISCONO I VINCITORI” - DAI CONSERVATORI AI LABURISTI E VICEVERSA - IL MONOPOLIO NEL NOSTRO PAESE CON “SKY ITALIA” E IL CALCIO PRESO IN OSTAGGIO…
"APOCALYPSE MURDOCH" DI GLAUCO BENIGNI - SECONDA PUNTATA
Chi è Rupert Murdoch ? Dove nasce, come cresce, all’ombra di Chi ? Chi l’ha finanziato? Perchè è diventato il Napoleone dei Media ? Come ha influito sulla politica mondiale : tra Washington e Pechino, tra Londra, Sidney e Nuova Delhi ? Per rispondere a queste domande cominciamo da oggi la pubblicazione di un libro scritto da Glauco Benigni : "Apocalypse Murdoch - Storia e leggenda del Padrone di Sky" (Editore Cooper - Castelvecchi)
Qualche anno fa «The Guardian» scriveva sul proprio sito (www.media.guardian.co.uk): «Il canale news di Mur¬doch non è mai stato esattamente neutrale. Ma le rivelazioni secondo le quali segretamente il suo proprietario avrebbe agito quale consulente del Presidente Bush jr (nella politica della guerra preventiva, ndA) sono scandalose».
Forse potremmo arrivare a sapere quante volte si incontravano Bush jr e Murdoch, forse potremmo avere anche un ordine del giorno ufficiale, ma quello che si dicevano veramente non lo sapremo mai, dobbiamo accontentarci dei comunicati stampa (ma possiamo accontentarci dei comunicati stampa?). Nonostante tutti i dubbi, che riteniamo leciti e che ci sembrano uno degli ultimi esercizi di giornalismo, Murdoch continua a sorprendere e a sedurre per la sua abilità: continua a meravigliarci come uno Tsunami, come un vulcano dall’eruzione imprevedibile.
Fino a quando si muoveva sulla scena australiana le sue risorse finanziarie erano verificabili, ma già a Londra la sua facoltà straordinaria di ottenere linee di credito dalle banche diventa prodigiosa e inspiegabile, se non alla luce di un disegno che va al di là dei sogni imprenditoriali.
Chi ha finanziato Rupert Murdoch? In parte la compravendita di mass media, ma non sempre. In alcune occasioni nelle sue mani sono confluite quantità enormi di denaro, grazie alle quali ha acquisito il controllo di potenti roccaforti editoriali, che certo non volevano essere espugnate e che hanno offerto il massimo della resistenza possibile. Quasi sempre invano.
Murdoch è nel grande flusso di denaro virtuale che, prima del crollo dei mercati azionarii (Wall Street e Nasdaq in particolare), alimentava le gesta della international business community. I suoi direttori finanziari «rollavano», come molti altri, le masse di credito disponibili, riuscivano a generare liquidità speculando su titoli gonfiati e muovendo semplicemente le linee di credito a disposizione.
Murdoch ha evidentemente molti segreti: l’uomo non commette personalmente delitti, ci mancherebbe, ma i suoi Direttori infrangono spesso le norme il 13 marzo 2012, sei persone sono state arrestate nell’ambito dell’inchiesta "Operation Weeting" sulle intercettazioni telefoniche del News of the World con l’accusa di aver "intralciato il corso della giustizia". Tra i sei arrestati vi è anche Rebekah Brooks, l’ex direttore del News of the World - ha riferito Scotland Yard. I 6 sono stati fermati all’alba a Londra e in altre città dell’Inghilterra, meridionale. Dallo scorso anno, la polizia che indaga sulle intercettazioni telefoniche effettuate illegalmente per il tabloid inglese di proprietà di Rupert Murdoch, chiuso nel luglio 2011, ha effettuato decine di arresti.
E’ la prima volta che un Governo procede in modo così duro contro l’Impero Murdoch.
Ciò nonostante: in Occidente in particolare, e nel mondo in generale, esistono forze transnazionali e lobby di liberisti integralisti che continuano ad affidare la loro immagine pubblica, l’organizzazione del consenso, dei consumi e degli stili di vita ad alcuni conglomerati mediatici (media conglomerates), all’interno dei quali si rinvengono televisioni, case di produzione e distribuzione cinematografiche, giornali, case editrici e portali web che giornalmente confezionano e diffondono messaggi sempre favorevoli ai loro finanziatori (spesso occulti).
JAMES MURDOCHJAMES MURDOCH
Tra tutti, il gruppo più determinato, aggressivo e organizzato, che da qualche decennio ha assunto e ha svolto questo incarico brillantemente, è senza dubbio la News Corporation di Rupert Murdoch. Ormai è luogo comune che non solo Murdoch «sta sempre con i vincitori», ma che le sue Tv e i suoi giornali «costruiscono i vincitori».
Cominciò in Australia, appoggiando, nel 1972, il candidato laburista Gough Whitlam, per poi passare a sostenere, nel 1975, il conservatore Malcolm Fraser. Sbarcò nella City londinese dove, abbastanza inspiegabilmente, acquistò «The Times» e «The Sun», sbaragliò l’agguerrito sindacato dei tipografi, poi si manifestò in politica con il sostegno all’asse Reagan-Thatcher. Continuò con i Bush, non disdegnando però, in tempi più recenti, l’appoggio a Blair, dal quale poi andò a incassare una vistosa politica di privatizzazioni. «Murdoch usa la politica come un taxi», ha scritto l’«Espresso». E’ vero.
Murdoch è il numero uno dei tycoon dei media. Il suo impero si estende in ogni continente e dei suoi antichi concorrenti ormai non c’è più traccia: Robert Maxwell è morto, Ted Turner è stato «sciolto» nella grande vicenda Aol-Time Warner, Vivendi alla fine ha dovuto cedere ciò che interessava alla News Corp. al prezzo voluto dal magnate australiano. Persino la General Motors, dopo anni di ritrosie, gli ha dovuto lasciare il controllo di DirectTv, la maggiore Tv via satellite statunitense.
Oggi Murdoch, con la sua Sky Italia, è anche il monopolista della pay Tv sul nostro territorio. Come si sia giunti a questo - che appare assurdo per una democrazia occidentale - è da ricercare nelle intricate responsabilità di molti soggetti: politici «contro» che non hanno agito per tempo, politici «pro» che lo hanno fortemente agevolato, Antitrust europee e Authorities italiane che hanno chiuso un occhio, club di calcio che hanno trasformato lo sport in business e, come accennato, un’audience acritica, ancora troppo inconsapevole del proprio ruolo strategico nell’economia e nella politica nazionale.
Il decoder unico, collegato alla linea telefonica, rischia di essere l’oggetto protagonista del futuro controllo sui consumi Tv di milioni di famiglie. Il calcio appare ormai preso in ostaggio, e con esso quasi tutti i suoi tifosi da salotto. Il cinema italiano è collassato a causa dell’invasione di film americani, inglesi, australiani, indiani, cinesi, che giungono direttamente nelle case al costo della sottoscrizione mensile. C’è da piangere all’idea che Sky Nes, mutuata da Fox News Television, il canale tuttonews che ha battuto la Cnn e che nelle ultime guerre in Iraq e Afghanistan ha funzionato da ufficio stampa planetario per il Pentagono e i suoi generali, sia diventato per gli italiani una fonte di informazione privilegiata.
A pensar male si fa peccato ma, visti i conflitti e le convergenze di interessi, si potrebbe adombrare un’abile regia complessiva che un manipolo di iperrealisti tecnocrati abbia realizzando per giungere alla fotografia di uno scenario da far digerire al legislatore e alle opposizioni passate, attuali e future. Come del resto è sempre stato in Italia nelle faccende televisive. Tale scenario però è, secondo noi, molto inquietante: a Mediaset, nelle passate stagioni è andata la stragrande percentuale degli investimenti pubblicitari.
A Sky Italia la gran parte degli introiti da pay Tv che ammontano a diversi miliardi di euro all’anno e che costituiscono una fuga di capitali all’estero senza precedenti. E alla Rai, dopo le molte anestesie che precedono l’operazione di privatizzazione, resterà forse il canone per fare una modesta Tv di servizio pubblico, e per affrontare i propri impegni finanziari che la vedono apripista di Stato alla televisione digitale terrestre, con la quale potrebbero guadagnare tutti tranne la Rai stessa. Il tutto sta avvenendo e avverrà, inoltre, con rilevanti perdite dal punto di vista dell’occupazione stabile e garantita.
2- Continua“APOCALYPSE MURDOCH” DI GLAUCO BENIGNI, 3° PUNTATA - IL CLAN DEI MURDOCH ATTRAVERSA 4 GENERAZIONI: DALLA MADRE CENTENARIA ALLA NIPOTINA - RUPERT È IL DOMINUS: OLTRE AL CAPITALE DA 8,3 MLD $, DEVE GESTIRE 3 MOGLI SANGUISUGHE E 6 FIGLI, MANAGER AMBIZIOSI E AZIONISTI PRETENZIOSI - IL NONNO P.J.: PASTORE PRESBITERIANO, INESGNÒ AL NIPOTE “L’ETICA CALVINISTA”: NON OPERE DI BENE MA GRANDI IMPRESE PER GUADAGNARSI UN POSTO IN PARADISO…
La dinastia di Rupert Murdoch si compone di una dozzina di persone la cui età varia dai 103 anni della Grande Madre ( avete letto bene ! è nata l’8 febbraio del 1909); ai pochi anni di vita della sesta figlia e della nipotina. Loro sono il clan di Rupert Murdoch: il gruppo di esseri umani al quale lo Squalo è legato indissolubilmente: da promesse fatte sull’altare o dallo stesso sangue.
Sebbene Murdoch non gradisca questa interpretazione, si ritiene che il nonno e il padre, le due persone scomparse, siano quelli che hanno lasciato l’impronta più significativa, grazie a quel trasferimento di cromosomi, di valori e di relazioni sociali «forti» che ha ispirato la sua vita politica e il suo stile in affari. Gli altri, invece, i suoi affetti di sempre, sono le tre mogli e i sei figli, di cui quattro femmine e due maschi, e una sorella, che però è sempre rimasta in un cono d’ombra. Un bel clan, non c’è che dire, un altro segno della superba vitalità che ha da sempre connotato Rupert.
Giunto a 81 anni, con un cancro alla prostata diagnosticato già nel 2000, Rupert Murdoch riesce ancora a gestire il clan con la sua proverbiale abilità, e non è sempre facile accontentare le richieste delle due ex-mogli, inserire in un ruolo adeguato i figli adulti, preorganizzare la spartizione della cassaforte di famiglia ( la societa’ australiana Cruden Investment), e progettare la successione, tenendo conto anche di alcuni suoi fedelissimi top-manager (i quali garantiscono con la loro presenza gli azionisti in caso di «impreviste emergenze» che potrebbero riguardare Rupert).
L’impresa rischia di essere tra le più difficili mai compiute da Murdoch. Secondo «Fortune», nel 2012 il patrimonio personale di Murdoch ammonta a 8,3 miliardi di dollari. I suoi biografi confermano: «La successione Murdoch rappresenta il maggiore trasferimento di ricchezze e potere globale del XX secolo e dell’inizio del XXI». Per esigenze di chiarezza, senza la quale le vicende narrate risulterebbero talvolta un incomprensibile groviglio, è bene presentare i personaggi del clan nei loro diversi ruoli.
Pastore presbiteriano. Arriva in Australia alla fine del secolo XIX e diviene responsabile della comunità di Camberwell (Melbourne). È un uomo importante per la dinastia Murdoch. Probabimente è lui che insegna al figlio e al nipote «l’etica calvinista» secondo la quale il successo in Terra conferma la predestinazione al Paradiso: non opere di bene e tolleranza nei confronti dei poveri e dei diseredati della Terra, ma grandi imprese ... solo Grandi Imprese.
Rifiuta di seguire la tradizione familiare per diventare giornalista. Debutta al «Melbourne Age», nel 1912 diventa corrispondente politico del «Sun» di Sydney. Nel 1915 viene inviato a Londra come managing editor del «Sun» e del «Melbourne Herald». Nel corso della Prima Guerra Mondiale ricopre ruoli molto delicati, ( questo episodio sembra essere molto importante !) tra cui la controversa consegna di una lettera al Primo Ministro britannico (alla quale seguì una sua lettera al Primo Ministro australiano), riguardante il massacro di Gallipoli. Diviene nella maturità una sorta di magnate della stampa regionale nell’area di Melbourne e accumula una considerevole ricchezza. Secondo ciò che scrive W. Shawcross nel suo Rupert Murdoch - Ringmaster of the Information Circus (Londra, 1992) per capire le origini della moderna dinastia dei Murdoch bisogna :
[...] riportare le menti al tempo dell’espansione [angloamericana, nda] nel decennio 1890. Un periodo dominato negli Usa da John D. Rockefeller e in Inghilterra da un altro colosso, Cecil Rhodes [...] uno che sembrava avere il tocco di Re Mida. Nell’intento di consolidare i valori della cultura angloamericana nel mondo, Rhodes fondò negli anni 1919-1921 il Royal Institute of International Affairs nel Regno Unito e il Council on Foreign Relations in America.
Questi due «laboratori di pensiero», largamente orientati al liberismo internazionalista, hanno dominato e coordinato la politica estera inglese e americana sin dagli anni Trenta, quale che fosse il partito politico al potere. Gli uomini dei media sono stati uno dei primi strumenti per influenzare i politici, gli elettori e i consumatori. Lord Northcliffe (1865-1922) fu uno dei più strenui sostenitori di Cecil Rhodes e il suo «Daily Mail», fondato nel 1896, fu il primo giornale veramente di massa: sciovinista, imperialista e antigermanico. Dal 1908 in poi Northcliffe, che ereditò in seguito un pò della notorietà di Cecil Rhodes, fu proprietario anche del «Times»: la voce non ufficiale del Foreign Office.
A questo punto W. Shawcross fa notare che:
Rupert Murdoch è in questa stessa posizione oggi in Inghilterra cioè possiede il «Sun» e il «Times». E continua, adombrando una continuità preorganizzata in certi ambienti e circoli di potere. [...] Forse la maggiore influenza nella sua vita è stato suo padre, Keith Murdoch [...] che incontrò Lord Northcliffe a Londra durante la Prima Guerra Mondiale, dopo aver scritto una severa denuncia a proposito della Campagna dell’Armata Australiana e Neozelandese a Gallipoli, del 1915, contro i turchi.
Campagna osteggiata anche da Northcliffe. I due uomini divennero grandi amici. Murdoch considerava Northcliffe il suo mentore [e gli scriveva, nda]: «Tu hai esercitato la maggiore influenza su di me e sei stato per me la più grande forza [...] Grazie al tuo esempio mi sono costantemente riconosciuto in te e nello stile che mi hai trasfuso». Lord Northcliffe continuò a indirizzare e sostenere Keith Murdoch anche dopo il suo rientro in Australia, dove il suo allievo presto divenne noto come «Lord Southcliffe».
Non ci sembra una forzatura ritenere che alla luce di quanto scritto da W. Shawcross, i principi di «liberismo internazionalista» espressi da Rhodes e Northcliffe, e poi trasmessi a Murdoch padre, sono stati brillantemente esaltati e realizzati da Murdoch figlio, il quale per dirla con le parole di Terry Boardman: «non potrà mai avere (come fu per la Rhodesia) una nazione che porti il suo nome, ma il suo approccio globale è senza dubbio maggiore di quello dello stesso Rhodes».
Fra l’altro, forse proprio in memoria del padre, Rupert Murdoch nel 1978 realizzò il suo primo e unico film come coproduttore, insieme a Robert Stigwood, che si intitolava Gallipoli e narrava le gesta dei soldati australiani trucidati in quel massacro. «Mio padre», ha sempre sostenuto Rupert Murdoch, «ha avuto un enorme influsso su di me. Non è stato solo un uomo che ho amato, è stato un esempio [per la mia carriera, nda] poiché mi ha sempre chiaramente dimostrato che i media sono qualcosa di diverso da una semplice industria e prevedono grandi obblighi morali».
Keith Murdoch muore nel 1952, a 67 anni per un attacco cardiaco. “APOCALYPSE MURDOCH” DI GLAUCO BENIGNI, 4° PUNTATA - SQUALO SUL LAVORO, PESCE LESSO IN CASA: LA MAMMA HA CRESCIUTO RUPERT A SUON DI CEFFONI, DUE MATRIMONI FINITI ALLE SPALLE E FIGLI CHE PRIMA SEGUONO LE SUE ORME E POI LO SFANCULANO - LE COLPE DEI PADRI RICADONO SUI FIGLI: ANCHE L’ULTIMO DELFINO, JAMES, HA FINITO COL RASSEGNARE LE DIMISSIONI TRAVOLTO DAGLI SCANDALI…
LA MADRE: ELIZABETH GREEN (1909)
Secondo Max Harris, uno degli editorialisti di «The Australian», la madre di Murdoch, piena di energia e costantemente impegnata, è la vera ispiratrice del dinamismo imprenditoriale di suo figlio. Lo ha sempre spronato a fare e, da piccolo, non gli ha risparmiato qualche ceffone (ma siamo pur sempre negli anni Trenta...).
LA SORELLA
Coerede, alla morte del padre, delle proprietà di famiglia, ha esercitato un indiretto controllo sull’equilibrio del potere nella Cruden Investment fino al 1992, anno in cui Rupert Murdoch rilevò la sua quota per 500 milioni di dollari.
LA PRIMA MOGLIE: PATRICIA BROOKER
Rupert la sposa nel 1956, a 25 anni. Insieme hanno una figlia nel 1959, Prudence. Divorziano nel 1960 e, da quel momento, la prima signora Murdoch esce di scena.
LA PRIMA FIGLIA: PRUDENCE (N. 1959)
È rimasta sempre vicina al padre, ma a differenza degli altri figli non si occupa di media. È sposata con Mr. McLeod.
LA SECONDA MOGLIE: ANNA TROY
La incontra nel 1966 nella redazione di uno dei suoi giornali, il «Sydney Daily Mirror», dove lei fa uno stage come reporter. Si sposano nel 1967 e restano insieme per trentuno anni fino al 1998, quando divorziano. Dalla loro unione nascono tre bambini: Elisabeth, Lachlan e James. Rupert e Anna sono sempre stati una coppia unita, mai coinvolta in scandali e pettegolezzi. Anna ha partecipato attivamente agli affari del marito, ricoprendo incarichi importanti.
Il 22 luglio del 1998 però chiede il divorzio e affida a Daniel Jaffe, un importante avvocato di Beverly Hills, il compito di presentare la domanda al Tribunale Superiore di Los Angeles. Secondo la legge californiana può ottenere la metà di tutto (ma nemmeno lei sa a quanto ammonta quella metà). L’8 giugno 1999 i coniugi Murdoch divorziano ufficialmente. Fino a questa data la questione della successione era molto chiara: Anna avrebbe assunto il comando in caso di decesso del marito, mentre i tre figli avrebbero diretto ognuno un settore: Lachlan la stampa, Elisabeth la televisione, James l’area new media. Da oggi non sarà più così.
LA SECONDA FIGLIA: ELISABETH (N. 1968)
Bionda, attraente, molto simile alla madre Anna, inizia come produttrice in Australia. Si sposa nell’ottobre 1993 con un economista, Elkin Pianim, dal quale divorzierà intorno al 2001, anno in cui mette al mondo una figlia, Charlotte, avuta con Matthew Freud, pronipote di Sigmund e famoso Pr londinese. Prima senior executive a Sky Tv, poi managing director di Sky Network, rassegna le dimissioni nel maggio 2000 uscendo dalla competizione per la successione in importanti ruoli operativi.
Freud, futuro genero del tycoon australiano, nel luglio del 2001 rilascia interviste di fuoco a «Vanity Fair», un giornale di pettegolezzi ad alto livello: «Murdoch è vecchio stile [...]- dice- con i figli sbaglia». Allude al fatto che Murdoch non ha criticato il titolo di un giornale in cui si definiva Lachlan «l’uomo più sexy d’Australia», mentre era intervenuto per un articolo che definiva Matthew e Elisabeth «i più grandi frequentatori di party di Londra», e perciò accusava il genero di ridicolizzare l’immagine di sua figlia. Elisabeth dal canto suo difende Matthew e afferma che è il suo uomo ideale. Dal 2001 si dedica ad una società tutta sua, la Shine, poi la vende nel 2011 alla Corporation di papà.
IL TERZO FIGLIO: LACHLAN (N. 1971)
Era considerato considerato «il Delfino». Nel 1998, a 26 anni, è Presidente e CEO della News Ltd., la capofila delle attività editoriali in Australia. In questo ruolo viene presentato all’importante Convention di Sun Valley e interviene insieme ai grandi del Gruppo Murdoch: suo padre, Peter Chernin (il numero due) e David De Voe (direttore delle operazioni finanziarie).
Nominato nell’ottobre 2000, Deputy CEO della News Corp., diventa il numero tre del Gruppo Murdoch. Nella sua carriera c’e’ una macchia nera: il collasso finanziario della One.Tel., una compagnia telefonica australiana - della quale Lachlan aveva assunto la Direzione - che tentò di partecipare all’asta delle licenze UMTS in Inghilterra, riportando gravissime perdite.
A 30 anni, nel 2001, guadagnava comunque 2,5 milioni di dollari australiani all’anno. A seguito delle sue dimissioni dalla News Corp. l’ipotesi, accarezzata dal papà, di lasciargli il timone viene congelata . Il giovanotto, da quel momento rivolge i propri interessi esclusivamente alla Terra degli Avi : fonda e dirige la Illyria Pty Ltd con la quale nel 2008 tenta, con un certo successo, la scalata a diversi gruppi editoriali, radiofonici e televisivi in Australia, tra cui Ten Network Holdings di cui diventa Chairman (non executive) nel 2012.
IL QUARTO FIGLIO: JAMES (N. 1972)
Il più giovane dei rampolli Murdoch suscita molte perplessità, sia tra gli analisti sia tra i giornalisti e recentemente anche tra i magistrati inglesi. Nato in Inghilterra dalla seconda moglie di Rupert, Anna, è diventato cittadino americano e si è laureato ad Harvard in Visual Arts. Giornalista dell’«Harvard Lampoon», un irriverente giornale di satira, trascorre molto tempo al seguito dei Grateful Dead e poi fonda la Rawkus, un’etichetta discografica che alla fine viene venduta al padre. In seguito è stato a capo della iGuide, una società di new media, e si è occupato di videogiochi, con la Kesmai. Nel 1999 è nominato capo della News Corp.’s New Media World Wide. Nel 2000 diventa co-presidente di Star Tv e prende in mano le operazioni da Hong Kong per lanciare la società nell’era digitale. Non otterrà successo.
RUPERT MURDOCHRUPERT MURDOCH
Nel 2003 James diventa inaspettatamente CEO di BSkyB. La stampa accusa il padre di "nepotismo" ma ... tant’è. Dopo le dimissioni del fratello da News Corp., James "deve" assumere il ruolo di Delfino. Nel 2007 infatti fa un altro salto, lascia BSkyB e diventa Chairman (non executive) della News Corp, un ruolo che era occupato dal padre, con il quale assume responsabilità immense in Europa, Asia e Medio Oriente.
La stessa Sky Italia è nelle sue mani. Già che c’è, nel 2009, diventa anche uno dei direttori della farmaceutica GlaxoSmithKline e nello stesso anno attacca pubblicamente la BBC e l’Autorità regolatrice dei media inglesi. Dal 7 luglio 2011 è coinvolto, insieme a Rebecca Brooks, nello scandalo del News of the World delle intercettazioni telefoniche e viene convocato a dare spiegazioni, insieme al padre, di fronte alla Commissione Cultura, Media e Sport della Camera dei Comuni .
Rupert MurdochRupert Murdoch
A novembre 2011 è costretto alle dimissioni dal ruolo di Chairman del Gruppo (NGN) che controlla Sun, News of the World, Times e Sunday Times. Viene implicato anche in un altro scandalo che riguarda il Wall Street Journal Europe . Recentemente si è dimesso da ogni carica relativa ai giornali in UK e anche dalla Glaxo. Povero Murdoch, anche questo Delfino non gli sta funzionando tanto bene.