Emanuela Di Pasqua, Corriere.it 2/5/2012, 2 maggio 2012
Il padre della teoria della relatività e Premio Nobel per la fisica nel 1921 sarebbe stato un marito autoritario, anaffettivo e piuttosto incline al tradimento
Il padre della teoria della relatività e Premio Nobel per la fisica nel 1921 sarebbe stato un marito autoritario, anaffettivo e piuttosto incline al tradimento. A sottolineare queste inaspettate caratteristiche del genio di Ulm è un libro intitolato "Albert Einstein: His Life and Universe" scritto da Walter Isaacson. ALBERT E MILEVA - Albert Einstein e Mileva Maric si incontrarono nel 1898 mentre frequentavano entrambi il Politecnico Federale Svizzero (lei era l’unica donna ammessa) e sui banchi di studio nacque la loro storia d’amore. Nel 1902 ebbero una figlia, Lieserl, che morì presumibilmente di scarlattina l’anno successivo. Il parto compromise definitivamente gli studi di Mileva che decise di sacrificare le proprie ambizioni scientifiche in favore della famiglia e della carriera accademica di Albert. Nel 1903 la coppia decise di regolarizzare la propria unione con un matrimonio civile. In seguito ebbero due figli maschi, Hans Albert ed Eduard. UN MATRIMONIO IN CRISI - Fu attorno al 1914 che la coppia entrò in crisi ed è proprio a questo punto, secondo Walter Isaacson, che il padre della fisica moderna stilò una serie di regole alla quale la moglie doveva rigidamente attenersi. La ragione che mosse i due coniugi a mantenere in piedi un matrimonio finito fu la solita adottata anche da coppie assai meno famose: il bene dei figli. NESSUNA INTIMITA’ - Albert Einstein His Life and Universe è basato su inedite corrispondenze personali del grande scienziato e racconta di una persona che in quegli anni era insoddisfatta della propria vita privata tanto quanto di quella professionale. Con un pragmatismo sconcertante Einstein dettò le sue condizioni alla moglie, specificando punto per punto che cosa pretendeva da lei. Mileva Maric doveva garantire al marito abiti e biancheria puliti e ordinati e preparare tre pranzi al giorno che dovevano venire serviti nello studio personale del coniuge. Inoltre doveva provvedere alla pulizia dello studio e della stanza da letto di Albert, ma non doveva assolutamente avvicinarsi alla scrivania del marito. Oltre alle indicazioni pratiche vi erano anche ordini relativi alla vita sociale e privata. La signora Einstein doveva rinunciare a qualunque relazione personale con il marito, a meno che la sua presenza non fosse espressamente richiesta per ragioni sociali. Non poteva sedersi accanto al partner e tanto meno uscire o viaggiare con lui. Infine Mileva Maric doveva rigorosamente attenersi a ferree regole che prevedevano che tra i due non vi fosse alcuna intimità e che da parte sua non provenissero critiche nei confronti del coniuge. Tra le altre norme imposte vi era anche una sorta di codice di obbedienza, secondo il quale la moglie doveva tacere o abbandonare immediatamente lo studio o la camera dal letto quando le veniva richiesto. Infine la donna doveva evitare di sminuire in alcun modo Albert Einstein in presenza dei figli. TRADIMENTI E DIVORZIO - La lunga e misogina lista servì comunque a ben poco, infatti pochi mesi dopo Mileva Maric lasciò il marito a Berlino e se ne andò con i due figli. Cinque anni dopo il loro divorzio fu ufficializzato. Precedentemente però la condotta matrimoniale di Albert Einstein non fu esente da pecche e lo scienziato fu coinvolto in numerose relazioni extraconiugali, arrivando persino ad avere una relazione con sua cugina Elsa, che in seguito diventerà la sua seconda moglie. E per comprendere meglio la sfera affettiva dello scienziato tedesco basta leggere una lettera che il giovane Albert scrisse alla madre, descrivendo, come racconta Isaacson, "le gioie della scienza come un rifugio dalle dolorose emozioni personali".