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 2012  maggio 03 Giovedì calendario

Era il più grande stadio dell’antica Roma. Disteso nella vallata tra l’Aventino e il Palatino, lungo 621 metri e largo 118, poteva ospitare sulle gradinate circa trecentomila spettatori

Era il più grande stadio dell’antica Roma. Disteso nella vallata tra l’Aventino e il Palatino, lungo 621 metri e largo 118, poteva ospitare sulle gradinate circa trecentomila spettatori. Nell’arena si svolgevano corse di cavalli e quadrighe, oppure battaglie navali con veri e propri eserciti di gladiatori e prigionieri di guerra, quando era inondata dalle acque del Tevere. Scena ideale per spettacoli kolossal. Oggi resta un pratone erboso, con scarpate laterali a ricordo delle antiche gradinate. Ma lo spazio è ancora usato, come duemila anni fa, per eventi di massa: concerti e manifestazioni, giubilei e parate militari. La prima costruzione (di legno) risalirebbe a Tarquinio Prisco (VI secolo a.C.), che la volle nel luogo del ratto delle Sabine. Giulio Cesare costruì i sedili in muratura e vi organizzò una finta battaglia. Augusto vi innalzò l’obelisco di Ramsete II (che ora si trova in piazza del Popolo); Costanzo II, figlio di Costantino, vi pose l’obelisco di Thutmosis III (oggi in piazza San Giovanni in Laterano). Totila, re dei Goti, vi fece svolgere le ultime gare nel 549. Con il Medioevo divenne territorio di fortificazioni. Nel 1645 vi era installato il cimitero israelitico; nel 1852 il gazometro. Nell’Ottocento fu zona di esecuzioni capitali. L’ultima, documentata da una fotografia sbiadita, fu quella dei garibaldini Giuseppe Monti e Gaetano Tognetti, ghigliottinati qui nel 1868. Dopo la Breccia di Porta Pia arrivarono i capannoni dei mercati generali. Agli inizi del Novecento l’area era in gran parte agricola, con un rialzamento di otto metri rispetto alla quota romana. Gli scavi archeologici per riportare alla luce lo stadio iniziarono nel 1911 e proseguirono fino agli anni Trenta, quando il Fascismo decise di usare il Circo Massimo, insieme agli altri resti archeologici importanti della città, come vetrina del regime. Fra il 1937 e il 1939 fu la volta delle grandi mostre propagandistiche: dalle Colonie estive all’Assistenza all’infanzia, dal Tessile nazionale al Minerale italiano. Nel 1938 Hitler e Vittorio Emanuele III, in automobile, vi passano in rassegna le truppe schierate nell’arena. Nel 1939, nella sala della televisione del Villaggio balneare costruito dentro il Circo, viene presentata al pubblico la prima trasmissione sperimentale tv, lanciata dalla sede Eiar di Monte Mario: canzoni e numeri comici eseguiti da Macario, Aldo Fabrizi, Nunzio Filogamo e Nanda Primavera. Nel 1959 dovevano svolgersi al Circo Massimo le riprese della corsa delle bighe del film Ben-Hur, ma alla fine la Soprintendenza negò il permesso e Charlton Eston si esibì al Circo Massenzio sull’Appia Antica. Scena che Niccolò Ammaniti riprende nel suo libro di racconti «Il momento è delicato» (Einaudi Stile Libero Big), ambientando un episodio pulp al Circo Massimo, dove al posto delle quadrighe ci sono quattro orchi-motociclisti che incatenano a una Harley-Davidson Wide Glide dell’83 un attor comico, reo di aver tenuto bordone a una mascalzonata del chirurgo plastico Paolo Bocchi. Durante le Olimpadi del 1960, il Circo diventa palcoscenico di rievocazioni storiche con migliaia di figuranti che si sfidano nel Gioco del Ponte di Pisa, nel Palio dei Balestrieri, nella Giostra della Quintana di Ascoli Piceno e Foligno. Negli ultimi quarant’anni è protagonista degli eventi più disparati: dai festeggiamenti per lo scudetto della Roma con spogliarello di Sabrina Ferilli e concerto di Venditti (un milione di spettatori), alla veglia per la beatificazione di Giovanni Paolo II; dal maxischermo per i Mondiali del 2006 all’installazione artistica di Giancarlo Neri che illuminò la notte bianca del 2007 con diecimila globi colorati; dalla festa delle Forze armate al concerto di Lady Gaga per il Gaypride; dalla manifestazione oceanica della Cgil nel 2002 a difesa dell’articolo 18, alle proteste dei tassisti contro le liberalizzazioni. Gli organizzatori della Formula Uno all’Eur volevano allestirvi un campo innevato per gare di sci di fondo. Il progetto fallì. Ma i romani, durante la nevicata dello scorso febbraio, si sono comunque lanciati con gli sci giù dalle scarpate laterali. Lauretta Colonnelli lcolonnelli@corriere.it