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 2012  aprile 30 Lunedì calendario

«Io, Umberto e il caso Belsito Adesso vi racconto tutto» - E così eccolo,finalmente,il«su­perattico » di Gemonio

«Io, Umberto e il caso Belsito Adesso vi racconto tutto» - E così eccolo,finalmente,il«su­perattico » di Gemonio. Fanno sì e no 50 metri quadri, cucinino sog­giorno camera da letto bagno. L’ar­redamento se non è Ikea ci somi­glia. Domando:questo è l’apparta­mento che mostra ai giornalisti per depistarli sui suoi averi? Rosi Mauro sorride: «E vedesse le due mansardine gemelle in Costa Sme­ralda che lusso, sarei proprio feli­ce di mostrargliele ».Si siede e stap­pa l’acqua, ché il frigo non è molto vissuto, ci sono solo quella e il li­moncello. Rosi Mauro, la terrona che ha rovinato la Lega. «L’hanno scopertonel 2012 che sono terrona.Ma non è che nell’87 fossi nordica, sa? Chi ora dice così, è solo perché non vuol ricordare che cosa ho fatto per la Lega in 20 anni». E che cosa ha fatto in 20 anni? «Migliaia di chilometri e di comi­zi. Ci sono le foto, eppure sembra che io abbia incominciato solo da quando Bossi è stato male nel 2004». Diciamo che dal 2004 la sua at­tività si è intensificata, insie­me al suo potere «A intensificarsi sono state le cri­si economiche: Umberto mi chie­se di portare avanti di più le temati­che del lavoro, in quanto segreta­rio del SinPa». Parlavo del Cerchio magico, non dei comizi. «Avessi avuto i poteri magici che mi attribuiscono, forse non ci troveremmo in questa situazio­ne ». Magari avrebbe fatto scompa­rire Roberto Maroni «Ecco, Maroni. Anche lui im­provvisamente si è accorto che so­no terrona, e vuole un capo del SinPa “davvero padano”.Che schi­fo. Scusi, schifo è la parola che ripe­to di più in questi giorni. Non ne trovo altre». Fanno un po’ schifo anche tut­t­e le vicende legate ai soldi pub­blici usati per fini privati, però. «Io dei conti privati non so nul­la. Ma se si riferisce al SinPa, ebbe­ne sì: la Lega lo finanziava, persino la Lega lombarda lo ha finanziato. A volte con più e a volte con meno soldi. Come tutte le altre associa­zioni padane. E allora?». Renata Galanti, responsabile dell’associazionismo,dice che ci sono contabilità separate. «Certo, e ognuna con Statuto au­tonomo. Ma le donazioni sono pre­­viste dalla legge, le fanno tutti i par­titi ». La Lega finanziava anche la scuola Bosina di Manuela Mar­rone, la moglie di Bossi «E se fosse? Le associazioni, così come la Radio, fanno parte di un progetto politico. E non sono rega­lie sottobanco, ma donazioni pre­viste dalla legge, ripeto. Al SinPa eravamo nell’ordine di 60mila, 100mila euro, mica milioni. Che c’è di male? Secondo lei come si possono finanziare le iniziative, e come si rimborsano le spese dei collaboratori?». Lei ha assunto sua nipote. «Mia nipote ha 34 anni. Lavora con me da quando ne aveva 18. E con ciò? Lo sapete voi giornalisti ce così rovinate le persone? Anche Pier». Moscagiuro, il suo caposcorta «È stato scritto che era assunto alla vicepresidenza del Senato, e invece lui è un agente di polizia presso l’ispettorato del Senato. Quando non sarà più il mio capo­scorta, dopo questo fango, che co­sa farà? Vede, è questo che mi fa schifo. Le mezze verità trasforma­te in trame oscure, e usate ad arte per costruire una realtà ambigua, e falsa». E qual è la verità vera? «La verità sono oltre 2mila euro al mese moltiplicati per 10 anni, per esempio». Cioè? «Da quando ero consigliere re­gionale, come tutti gli eletti leghi­sti, ho versato la mia quota al parti­to. Quindi intanto chiariamo che nei soldi della Lega ci sono anche i nostri. E poi la verità è che io per an­ni non ho preso nemmeno lo sti­pendio dal Sinpa. Di più: ho vinto un paio di cause, una da 30 e da 50 milioni di lire, che ho speso per il SinPa». Beh, adesso che è stata espulsa avrà almeno un vantaggio eco­nomico «Scherza? Io continuo a versare la quota» Perché mai? «Sono stata eletta con loro. Io non sono una traditrice». Del resto lei i soldi li ha,ci s’è pu­re comprata i diamanti «Ho investito i miei soldi dove ho ritenuto opportuno. Ho scelto anche i diamanti perché l’euro non era conveniente. Come tanti altri». Su consiglio di Belsito. «Con Belsito erano solo valuta­zioni: a cena se ne parlava spesso. Era prima di Natale, si era appena insediato il governo Monti, e chi aveva qualche soldo in banca ini­ziò a domandarsi che farne, per non farseli mangiare tutti». Se si fosse dimessa dalla vice­presidenza del Senato come le aveva chiesto Bossi, sarebbe ancora tesserata. «Sarebbe stata un’ammissione di colpevolezza, e io non ho fatto nulla di male. Mi hanno detto: così potrai difenderti meglio. Ma da che cosa? Da due che parlano ma­le di me al telefono? Davvero può bastare questo a far cadere chi rico­pre ruoli istituzionali? Sembra di esser tornati a Tangentopoli.O c’è qualcosa a mia insaputa, oppu­re... ». Dicono tutti così, «a mia insa­puta ». .. «Ma si rende conto che non c’è nulla, nulla di illecito che io abbia fatto? Mia madre diceva: male non fare, paura non avere. Io vado dritta per la mia strada». Bossi cercò di convincerla? «Mi disse: ti daranno della pol­tronara. Io ho risposto: fosse vero, a pochi mesi dalla fine della legisla­tura avrei cambiato casacca. Inve­ce no». Rosi il capro espiatorio. «Ho capito che non si sarebbero fermati, anche se avessi lasciato la vicepresidenza, già al Maroni day, quando Bobo disse: alla guida del SinPa vogliamo un padano vero». Perché la odiano tanto? A Ber­gamo sventolavano il cappio «Non lo so. Io vedo meschine­ria, invidia, cattiveria». Loro dicono di aver visto lei che cercava di ghigliottinare tutti i nemici, di far quadrato, pardon, cerchio attorno al Ca­po per non farlo avvicinare a nessuno... «Ma se non ho mai avuto nem­meno il diritto di voto in consiglio federale! Io non ero nell’ammini­strazione, non avevo ruoli dirigen­ziali, non avevo nessun potere di decidere!». Era commissario in Liguria e in Emilia, e ha usato metodi dit­tatoriali «Non ero commissario, ma lega­to, e cioè a sostegno delle segrete­rie nazionali. Quanto ai metodi, confesso che ho un brutto caratte­re e modi spicci. Dico sempre quel­lo che penso. E a chi mi veniva a chiedere di portare istanze a Um­berto, dicevo: alzate il vostro culo e andateci voi a farvi mandare a quel paese». Perché a quel paese? «Guardi che dopo la malattia è ri­masto l’Umberto di prima: non ha mai ascoltato nessuno, né si lascia manovrare,questo lo sanno tutti». Lei sta riscrivendo la storia. «Sono loro che l’hanno riscritta, e non capisco perché. C’è qualco­sa che mi sfugge». Anche i traffici di Belsito le so­no sfuggiti? «Con Belsito ho discusso spes­so, lo trovavo poco preciso, disper­sivo. Ma resto incredula. Del resto, ripeto: non avevo ruoli dirigenzia­li. Chi li aveva, forse avrebbe potu­to accorgersene e agire. Comun­que, guardi. Sulla ’ndrangheta al­zo le mani: sono allibita. Ma la car­tella Family mi fa ridere: secondo lei un parlamentare ha bisogno di fare truffe per pagarsi le spese me­diche? Ma per favore». Bossi però per questa vicenda ha chiesto scusa a Bergamo. «Ho provato rabbia e fastidio, non dimenticherò mai quella sce­na: Umberto che si commuove e chiede scusa,quell’altro che saltel­la con la ramazza. Sono gli altri che dovrebbero chiedere scusa a Um­berto ». Ora ci dirà che è stata tutta una manovra di Maroni per pren­dersi la Lega. «Sono troppo diretta per fare die­trologie. Non so più nulla. Ma aspetto che le cose vere vengano distinte da quelle false». Le tangenti di Finmeccanica sono vere? «Non lo so, non faccio processi, io». Lei l’hanno processata in Aula al Senato «Eh, va beh, me lo aspettavo. Il tempo è galantuomo». Belsito spiava anche lei. «Sono stupita. Non aveva biso­gno di spiarmi: io non ho mai na­scosto nulla». Con Bossi però siete sempre amici. «Certo». Sono rispuntate le foto delle vo­stre vacanze: 1994, Ponte di Le­gno, in piscina c’èla mano del­l’Umberto sulle sue terga. «Le vidi dal parrucchiere: “Od­dio, quello è il mio fondoschie­na!”, ah ah. Mi stava spingendo per un tuffo, tutto qui. Con noi c’erano anche mio marito e Renzo e Roberto piccoli. Le tirano fuori ora per poter dire che io non face­vo politica. Ma sapesse quanto gos­sip potrei fare io sugli altri». Magari farà un libro anche lei, come l’autista Morando. «Licenziarlo con la motivazione che pare abbiano scritto, e cioè che rispondeva a me e a Manuela, è assurdo oltre che falso: qualun­que sindacato lo farebbe riassume­re. Ma per me è stato una delusio­ne: era il figlio del mio assicurato­re, lo mandai io in Lega, perché il padre da mesi mi chiedeva aiuto per lui». E ora lui minaccia vendette. «Come Marmello: se aveva so­spetti, doveva andare dai dirigen­ti ». Ha contattato Belsito, dice, ma non ha ottenuto udienza «Ho detto dirigenti. Oppure in Procura. Certo non in tv». È vero che a Roma dopo le sedu­te al Senato vi riunivate a casa sua la sera,nell’appartamento che ha in uso come vicepresi­dente? «La vita in Parlamento è un colle­gio: l’aula,la cena,tutto sempre as­sieme. Qualche sera si saliva da me a bere un caffè». Adesso invece l’hanno isola­ta? «Alcuni vengono ancora:c’è chi è rimasto coerente». Molti amici l’hanno tradita «Il coraggio non si compra al su­permercato ». Federico Bricolo le ha voltato le spalle. «Sono stata madrina di sua fi­glia. Mi dispiace che ci sia gente che non mi guarda più in faccia. Io non ho cambiato casacca, loro for­se sì...». Bossi non è venuto alla sua Ba­telada «Era in Veneto. Non credo si ver­gogni di farsi vedere con me, se è questo che intende. Il Sinpa sarà piccolo e guidato da una terrona, ma se oggi le altre sigle sindacali parlano di contrattazione territo­riale, è anche merito nostro. E poi Bossi proprio oggi mi ha mandato a dire che ho fatto bene a fare lo stesso la Batelada, perché “quan­do soffia il vento, bisogna tenere”. Questo farò: barra dritta». La Lega in questi 20 anni ha scritto una pagina importante della politica italiana. Adesso siete agli stracci. Dove avete sbagliato? «Io non me ne capacito. Credo sia un insieme di fattori. Non ulti­mo il cambiamento di alcune per­sone. Chissà, forse ha ragione Um­berto, forse Roma contamina. Io vedo molti atteggiamenti, interni ed esterni, che sembrano riportar­ci al ’92». Questa vicenda l’ha uccisa poli­ticamente? «Chi lo sa». Dicono che lei stia preparando il grande rientro in Lega. «Allora sono loro i veggenti! Guardi. Da questa vicenda ho im­parato due cose. A essere meno ge­nerosa. E a fare le cose un passo al­la volta. È stato tutto così veloce e assurdo che ancora sono nella fa­se in cui tutto mi sembra un incu­bo: come siamo arrivati qui? Que­sta non è una battaglia politica, è uno sterminio». Farà qualche querela? «Come le dicevo: passo dopo passo, vedremo. Per il momento sono contenta di essere espulsa, al­meno questa guerra la posso osser­vare da fuori». Bossi deve ritirarsi dal congres­so federale? «La Lega l’ha fatta lui, non deve farsi da parte. Vuole un bicchiere di limoncello?».