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 2012  aprile 29 Domenica calendario

Vip in fuga da noia e insulti Twitter è (a)social network - L’ultima della serie è Mara Ve­nier

Vip in fuga da noia e insulti Twitter è (a)social network - L’ultima della serie è Mara Ve­nier. Lo ha annunciato a Un gior­no da pecora su Radiodue: lascio Twitter. Detto fatto: «Spiacente, questa pagina non esiste» è il laco­nico avviso che trovano i suoi fol­lower. Una decina di giorni fa era stato Rudy Zerbi a chiudere il bec­co del suo uccellin­o azzurro e a la­sciare orfani i suoi 222mila segua­ci. L’ex presidente della Sony nonché giudice di Amici 11 se n’è andato dopo che qualcuno aveva lanciato l’hashtag #odiorudyzer­bi . Il suo abbandono ha seguito di poco quello di Michelle Hun­ziker che vuol essere coerente con la disciplina che impone alla figlia adolescente: solo un’ora al giorno di Facebook per evitare che la realtà virtuale si sostitui­sca a quella vera. Non tutti i cinguettii fanno pri­mavera. Anzi, qualcuno fa cancel­la­re gli account o cambiare le pas­sword. Noia, eccesso di visibilità, stanchezza, gaffe commesse, ma soprattutto insulti ricevuti e scar­sa sicurezza delle comunicazio­ni: i motivi che spingono star del­lo showbiz e vip assortiti a lascia­re il social network più trendy so­no infiniti. Dopo l’euforia inizia­l­e e la corsa al nuovo gadget tecno­logico, c’è chi sostiene che si stia esaurendo la spinta propulsiva e sia iniziata la fase del riflusso che ha già colpito altre piattaforme di grido. Nei giorni scorsi Jovanotti, re italiano di Twitter, ha messo in guardia il suo quasi milione di fol­­lower: «A volte partono messaggi “falsi”,tipo pubblicità,spam o ro­ba del genere, firmati con il mio account, non so come possa suc­cedere, ora mi informo». Un paio d’ore dopo ha annunciato: «De­vo cambiare password...». In qualche caso è proprio il tito­lare del profilo a farsi autogol. Qualche mese fa fece il giro dei media la topica presa da Ashton Kutcher, l’ex compagno di Demi Moore.L’attore californiano ave­va postato un tweet contrario alla cacciata del capo allenatore del­le­squadre di football dell’univer­sità della Pennsylvania, senza sa­pere che aveva coperto gli abusi sessuali del suo vice, accusato di pedofilia. Ovviamente fu som­merso da un’ondata d’indigna­zione a 140 caratteri. La faccenda fece un certo rumore perché Ku­tcher aveva costruito la sua im­magine proprio a ritmo di tweet, scommettendo pubblicamente con la Cnn che sarebbe diventato il primo utente con un milione di followers. Scommessa vinta. Ma dopo quell’infortunio, l’attore che sarà Steve Jobs al cinema, ha assunto un manager per gestire il suo account (10 milioni e mezzo di seguaci). Nella piccola provincia italia­na, a motivare l’addio di Fiorello ai suoi 600mila follower non era stato un tweet incauto.Dopo l’ap­pello per la liberazione di Rossel­la Urru, la volontaria rapita in Al­geria, lo showman ha chiuso il suo microblog e si è trasferito su Youtube, dove ogni tanto posta l’edicola con gli amici del bar sot­to casa. Tanto ci pensa Bibi Bal­landi a rilanciarla su Twitter. La voglia di privacy si contra con gli effetti collaterali del divi­smo. Un’altra causa del fuggi fug­gi delle star sono i cosiddetti troll , gli utenti arrabbiati che si scate­nano contro un bersaglio prescel­to con tweet offensivi o creando profili dedicati alla contestazio­ne più spietata. Massimo Boldi ha resistito senza abbandonare i suoi 130mila follower a un tor­mentone contro i cinepanettoni che aveva partorito l’hashtag #BoldiCapra e ha imperversato un’intera giornata. Sono proprio i grandi numeri a provocare pro­blemi. Tra centinaia di migliaia di seguaci è facile trovare qualcu­no di poco equilibrato, che pre­tende risposte, attenzioni o di ese­re ritwettato. E che, magari, in ca­so di mancata soddisfazione mi­naccia o inizia a far circolare mali­gnità sul proprio ex idolo. Così, per fuggire allo stalking informa­tico, divi e star smettono di cin­guettare.