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 2012  aprile 30 Lunedì calendario

L’INDONESIA TORNA SOTTO I RIFLETTORI

Trascurata per troppi anni, l’Indonesia comincia a riapparire nello schermo radar delle imprese italiane interessate ad aggiudicarsi, in tempi di recessione, una buona fetta dei progetti previsti dal grande piano di sviluppo del Paese. Una torta di 468,5 miliardi di dollari e, solo per il 2012, progetti da realizzare per 3,18 miliardi di dollari per la costruzione, tra l’altro, di 14 aeroporti e 4mila chilometri di strade e con prospettive interessanti nel settore dell’energia (gas e carbone) e della difesa (aziende del gruppo Finmeccanica).
Le prospettive
Uscita con successo dalla crisi del 2009, l’economia di Jakarta cresce a ritmi superiori al 6% l’anno e, per merito delle prudenti politiche fiscali e monetarie, registra un’inflazione mantenuta sotto controllo al 3,7 per cento. In altre parole uno dei Paesi Asean più promettenti con un mercato di 245 milioni di consumatori che intende diversificare Paesi e aziende fornitrici aprendosi agli investimenti esteri.
La presenza italiana
Dopo oltre venti anni di assenza, l’Italia torna dunque a sondare le potenzialità offerte da questo mercato. Lo fa con una missione, pochi giorni fa, del ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, alla guida di una delegazione di imprenditori tra cui Eni (con il presidente Giuseppe Recchi), Coeclerici, Tenaris, Cei di Torino, Danieli, Piaggio.
Il ministro dell’Industria indonesiano, Mohamad S. Hidayat e quello del commercio, Gita Wirjawan, manifestano al responsabile della Farnesina la massima disponibilità a favorire accordi e investimenti di imprese italiane. Solo nel settore del commercio, secondo Wirjawan, ci sono tutte le premesse perché l’attuale interscambio italo-indonesiano passi dagli attuali 4,5 miliardi di dollari a 25 miliardi di dollari pari all’1% del Pil combinato dei due Paesi conseguendo lo stesso traguardo già realizzato da Jakarta con la Cina.
I progetti
Ampie opportunità si stanno aprendo anche nel settore degli investimenti dove l’Italia nel 2010 aveva solo 18 progetti per 23,4 milioni di dollari. Una situazione che sta progressivamente migliorando come testimonia la firma, la settimana scorsa, a Jakarta della joint venture da 120 milioni di dollari tra Pirelli (60%) e Astra Otoparts, azienda indonesiana leader nella produzione di componenti automotive, (40%) per la costruzione di un nuovo stabilimento di pneumatici da moto. Ma in futuro c’è spazio per il settore areonautico (elicotteri e tecnologie del controllo aereo) e dell’energia. Oltre al carbone di cui il Paese dispone in gran quantità è sulla produzione di gas che si concentra l’attenzione dell’Eni.
Saipem di recente ha effettuato un investimento di 400 milioni di dollari per la realizzazione di una "fabrication yard" per la produzione di strutture destinate alle piattaforme petrolifere su un’area di 130 ettari a Karimun nelle isole Riau, il più grande investimento all’estero di Saipem. L’Indonesia, secondo il presidente del l’Eni Recchi, sta diventando un vero hub energetico per il fabbisogno dell’intera regione e l’Italia con le sue aziende intende presidiare questa area in continua crescita economica.